Climate change, Nestlé punta a emissioni zero entro il 2050
Il gruppo elvetico ha annunciato il dimezzamento entro il 2030: investimento di 3,2 miliardi di franchi svizzeri nei prossimi 5 anni per raggiungere tali obiettivi
di Davide Madeddu
3' di lettura
Salute del suolo, energie rinnovabili, riciclo e compostaggio dei rifiuti. La Nestlé guarda alla sostenibilità e punta al traguardo emissioni zero entro il 2050. Il tutto attraverso un programma articolato che prevede il dimezzamento delle emissioni di gas serra entro il 2030. E con un investimento totale, per i prossimi cinque anni, di 3,2 miliardi di franchi svizzeri. Cifra che comprende anche 1,2 miliardi di franchi svizzeri per promuovere l’agricoltura rigenerativa. Negli ultimi dieci anni il gruppo, presente in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, ha ridotto del 45 per cento le emissioni di anidride carbonica.
Il tutto seguendo un percorso che si sviluppa su quelli che vengono definiti “assi strategici fondamentali” e riguardano “stabilimenti, produzione e trasporti, materie prime (cacao, caffè, latte), agricoltura rigenerativa.
I progetti Nestlé sull’energia
«I nostri progetti sulla salute del suolo, su aziende lattiero-casearie a basse emissioni e su cacao e caffè di provenienza sostenibile mostrano risultati promettenti - dice Marco Settembri, amministratore delegato di Nestlé per l’Europa, il Medio Oriente e il Nord Africa -. Siamo fiduciosi che queste collaborazioni con agricoltori e fornitori possano essere ulteriormente estese per raggiungere il nostro obiettivo climatico delle zero emissioni nette».
Una direzione seguita per l’abbattimento delle emissioni è quella dell'energia. «Tutti gli stabilimenti del gruppo Nestlé in Italia, insieme anche alla sede centrale di Assago, usano il 100% di energia elettrica acquistata da fonti rinnovabili e certificata Recs (Renewable Energy Certificate System) - chiariscono dal gruppo -. Entro il 2025 tutti gli 800 siti di Nestlé nel mondo utilizzeranno il 100% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. In 80 fabbriche su circa 130 in tutta l’area Emena (Europa, Medio-Oriente, Nord Africa, ndr), l’azienda si serve già del 100% di elettricità rinnovabile».
Trasporti e distribuzione
C’è poi l’aspetto legato alla sostenibilità del sistema di trasporto e distribuzione. In questo caso gli investimenti sono finalizzati a far evolvere il trasporto gommato verso modi alternativi.
Un esempio? «Il gruppo Sanpellegrino in Italia privilegia la logistica sostenibile con l’utilizzo dei trasporti su rotaia e su nave (34% nel 2019). Inoltre, proseguono anche i progetti che prevedono l’utilizzo di mezzi alimentati a Gnl (gas naturale liquefatto), il combustibile fossile più “green” e la terza fonte di energia a livello globale».
Agricoltura rigenerativa
Altro aspetto del gruppo che in Italia conta 4.700 dipendenti per 10 stabilimenti (oltre alla sede centrale di Assago) e un un fatturato totale di circa 1,6 miliardi di euro e i marchi Sanpellegrino, Purina, Nespresso, Nestlé Nutrition e Nestlé Health Science, Nestlé Professional e CPW, riguarda la catena dei rifiuti.
In questo caso il 90 per cento dei rifiuti prodotti negli stabilimenti, «grazie al piano zero waste for disposal, è destinato a riciclo riuso o compostaggio». Attenzione poi verso l’agricoltura “rigenerativa” e alla salute del suolo anche incoraggiando gli agricoltori a non usare pesticidi o impiegarne meno.
«Entro i prossimi cinque anni, l’azienda si procurerà il 20% dei suoi ingredienti chiave dall'agricoltura rigenerativa e arriverà al 50% entro il 2030». Sul fronte caffè e cacao l’impegno perché la produzione non sia legata alla deforestazione con l’obiettivo, entro il 2025 affinché «il 100% del cacao e del caffè utilizzati da Nestlé» siano di provenienza sostenibile: «Anche le referenze dolciarie prodotte presso lo stabilimento Perugina di San Sisto rispettano a pieno questi standard di sostenibilità».
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