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Cloud war: Microsoft apre a Milano e sfida Google, Oracle e Aws. Le strategie italiane del Big tech

I 190 datacenter presenti in Italia a fine 2021 (con Aruba a fare la parte del leone) diventeranno 204 nel 2025 Inizia l'era del “confidential computing

di Gianni Rusconi

(Aryan - stock.adobe.com)

6' di lettura

Un ulteriore passo in avanti nell'ambito del piano “Ambizione Italia” per la trasformazione e la crescita del Paese attraverso il digitale: Microsoft ha scelto una location d'eccezione come la Triennale di Milano per ufficializzare l'imminente apertura della sua prima Cloud Region tricolore, mettendo nel mirino le aziende di ogni dimensione e settore con l'intento di favorire loro l'accesso ai servizi nella nuvola su base locale all'insegna di massima sicurezza, sovranità dei dati e un'infrastruttura tecnologica all'avanguardia. La strategia appare abbastanza chiara: contrastare la grande rivale Google e le altre Big Tech che hanno già scommesso parecchio sul cloud nella Penisola (Amazon Web Services e Oracle) e giocarsi il favore delle imprese pubbliche e private (anche di quelle piccole) mettendo l'accento su componenti quali sostenibilità ambientale, competenze e (con progetti in fase di iniziale sviluppo) intelligenza artificiale.

Inizia l'era del «confidential computing»

«L'Italia, a partire dalle prossime settimane, si aggiungerà dunque alle oltre 60 “region” Azure del colosso di Redmond attive in tutto il mondo (con oltre 200 data center e 175mila miglia di reti in fibra ottica dedicata) e diventerà una delle più ampie fra le 17 già annunciate e lanciate in Europa. A beneficiarne, come spiegano i manager di Microsoft, saranno sia imprese italiane in cerca di un partner tecnologico per migrare al cloud sia multinazionali che puntano ad accelerare il proprio processo di crescita in Italia. Un importante destinatario dell'offerta di servizi sarà la Pubblica Amministrazione attraverso il Polo Strategico Nazionale e la soluzione pensata per gli enti locali e centrali è nello specifico Cloud for Sovereignty, introdotta nel luglio dello scorso anno con il plus dichiarato di soddisfare gli standard di classificazione dati del governo nazionale.

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A far funzionare operativamente la nuova “region” contribuiranno inizialmente tre datacenter localizzati in Lombardia e il compito di queste server farm sarà quello di garantire i massimi livelli prestazionali in fatto di scalabilità, efficienza energetica (entro il 2025 tutti i datacenter nel mondo dovranno essere alimentati completamente da fonti rinnovabili) e tutela della privacy alle aziende che utilizzano Azure o Microsoft 365 e (a seguire) Dynamics 365 e Power Platform. Il battesimo della nuova “region” è quindi importante e lo hanno confermato senza indugi i manager della società nordamericana. Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Lead della filiale italiana ha parlato addirittura di svolta che apre al futuro del cloud e all'era del confidential computing, fermo restando che per servire le aziende impegnate nella corsa all'innovazione digitale le due componenti chiave della proposta cloud di Microsoft sono la prevenzione degli attacchi informatici e la gestione del dato in conformità alle leggi sulla sovranità dei dati stessi.

È andato anche oltre Ralph Haupter, Presidente di Microsoft Emea, che dal palco della Triennale ha “confessato” di aver chiesto a ChatGPT di scrivere un'introduzione per la presentazione dei nuovi data center e di overview sull'evoluzione del cloud come strumento abilitante la trasformazione digitale. «La nostra aspirazione – ha spiegato rivolgendosi alla platea di partner e clienti - è quella di creare un'infrastruttura tecnologica all'altezza della potenza di calcolo richiesta dalle intelligenze artificiali basate sui modelli di linguaggio di grande formato».

La “region” italiana va per l'appunto in questa direzione e in quella di aiutare aziende come Barilla, Zegna, Sperlari e Poste Italiane a massimizzare le capacità degli algoritmi di nuova generazione e delle applicazioni di quantum computing, rispetto a un approccio che sarà sempre più identificabile con il cloud come piattaforma per gestire e distribuire i dati e per mettere a disposizione dell'AI le risorse (e quindi i dati) per fare il proprio lavoro.

L’impatto sull'ecosistema Microsoft

La nuova region italiana fa parte come detto del piano Ambizione Italia e annovera sin d'ora 32 aziende tech nelle fila della Cloud Region Partner Alliance su tutto il territorio. La stima elaborata da Idc circa l'impatto potenziale dell'ecosistema di partner e clienti cloud di Microsoft sull'economia italiana nei prossimi quattro anni è decisamente importante ed è quantificato in 135 miliardi di dollari di nuovi ricavi, che fanno pendant con le oltre 237mila nuove occupazioni lavorative (all'interno e all'esterno dell'ecosistema) che dovrebbero crearsi entro il 2027. La cloud region, in questo scenario, peserà per il 17% del totale dei nuovi ricavi stimati, e quindi più o meno 23 miliardi, e va ad aggiungersi al valore aggiunto generato dagli attuali 14mila partner che lavorano al fianco dell'azienda in Italia.

Come ha sottolineato anche Vincenzo Esposito, da poco più di due mesi Amministratore Delegato di Microsoft Italia, stiamo parlando del “più grande investimento operato dalla società in Italia in 40 anni” e l'obiettivo non può che essere quello di consolidare ulteriormente il ruolo di partner strategico per l'innovazione e lo sviluppo di competenze digitali del Paese (negli ultimi tre anni sono oltre tre milioni gli italiani oggetto di iniziative di upskilling e reskilling da partner e organizzazioni non governative nell'ambito del progetto Ambizione Italia). La priorità, ha confermato il manager, “è portare sul cloud molte più imprese assicurando loro benefici in termini di maggiore produttività e maggiore risparmio energetico. Non è un punto di arrivo, ma di partenza perché continueremo ad investire, con ricadute importanti sull'intero ecosistema, e mi piace pensare al lancio della region italiana come il kick off per i prossimi 40 anni di Microsoft in Italia”.

Le nuvole degli altri: Google, Oracle e Amazon

Se Microsoft ha ufficializzato in grande stile il proprio ruolo nella corsa al cloud in Italia, in casa Google hanno brindato alla seconda Region Cloud avviata nel Belpaese (dopo quella di Milano) già lo scorso marzo, con l'apertura alle porte di Torino - in collaborazione con Tim e Intesa Sanpaolo - del suo 35esimo centro in Europa. Sul tavolo, la casa di Mountain View ha messo circa 900 milioni di euro spalmati in cinque anni (di cui una gran parte per la costruzione dei datacenter) con l'intento di generare 65mila posti di lavoro e un volano economico di 3,3 miliardi di euro. La ricetta per servire le imprese e la Pa non è molto differente rispetto a quella fatta propria da Microsoft e ne ricalca sostanzialmente il principio: il cloud è una tecnologia abilitante per lo sviluppo del processo di digitalizzazione e l'ulteriore diffusione dell'Internet of Things e delle soluzioni di intelligenza artificiale e risponde alle nuove esigenze legate alla sovranità dei dati, alla velocità delle operazioni e alla cybersecurity.

E non solo. La scommessa, per Google, è anche quella di attivare una vera e propria filiera di aziende in grado di offrire servizi, app e sistemi basati sul cloud, sfruttando la bassa latenza delle connessioni garantita dalla prossimità dei nodi e di maggiori point of presence territoriali.Anche Aws, il braccio armato di Amazon per il cloud ha fatto da tempo la voce grossa per l'innovazione del sistema Paese e giusto un anno fa annunciava investimenti fino a 2 miliardi di euro in Italia entro il 2029, con un impatto stimato della Region Cloud di Milano sul Pil nazionale di circa 3,7 miliardi (di cui beneficerà non solo la filiera tecnologica e delle telecomunicazioni ma anche quella dell'edilizia e dell'energia) e una base potenziale di oltre 1.100 nuovi posti di lavoro a tempo pieno all'anno.Fra le Big Tech si è mossa per tempo anche Oracle, annunciando a dicembre 2021 l'apertura a Milano della sua Cloud Region italiana, la 36esima delle 44 attivate complessivamente fino a fine 2022. Anche in questo caso i capisaldi della nuova facility sono la sostenibilità (il datacenter è alimentato al 100% con energia rinnovabile) e la necessità di rispondere ad esigenze legate alla sovranità dei dati dei clienti (in ottemperanza alle normative europee e nazionali sulla privacy) e alla generalizzata accelerazione della migrazione in cloud di sistemi e applicazioni da parte di grandi aziende ed enti pubblici (come ATM-Azienda Trasporti Milanese, Trenord, Banca Mediolanum, Unicoop, Cerved Group e Inail) per garantirsi risorse informatiche scalabili, flessibili e sicure per affrontare la sfida della trasformazione digitale.

Il compito della Region di Oracle? Lo stesso di quelle degli altri provider? Migrare e gestire nella nuvola tutti i carichi di lavoro aziendali, dai servizi IaaS (con Oracle Cloud Infrastructure) a quelli di tipo SaaS-Software as a Service (con le applicazioni Oracle Cloud), e fare da trade union per il passaggio dal mondo legacy e on premise a quello della nuvola sfruttando le capacità di un'infrastruttura di nuova generazione e una dorsale di rete dedicata. La sensazione degli addetti ai lavori è che l'impatto (sociale, occupazionale ed economico) che le nuove infrastrutture insediate da Microsoft & Co. sarà parecchio significativo per la competitività dell'Italia a livello internazionale e i numeri rilevati dall'Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano conferma questo orientamento: i 190 datacenter presenti in Italia a fine 2021 (con Aruba a fare la parte del leone) diventeranno 204 nel 2025 anche grazie al contributo di player come la cinese Alibaba.

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