Coima, lo smart working spinge a riqualificare uffici e quartieri
Meno scrivanie e più spazi comuni sono il lascito post-Covid. Ma gli uffici resteranno l’asset class più gettonata
di Paola Dezza
2' di lettura
Luoghi per scambi di idee e sempre meno di produzione. È questo il futuro degli uffici, a un anno dallo scoppio della pandemia da Covid-19 e di lavoro da remoto o smart working. Uno studio realizzato da Coima sottolinea come in futuro andremo in ufficio per metà settimana, per incontri proficui, mentre sarà a casa che sbrigheremo i lavori di routine che si possono eseguire da soli. E quindi sarà necessario meno spazio direzionale. Un tema importante se si pensa che l’asset class uffici è la più importante ancora oggi, nonostante la situazione che stiamo vivendo, nei portafogli dei grandi investitori.
Il team di Coima sottolinea come dai dati Eurostat emerga che l’attuale penetrazione del lavoro remoto in Italia sia del 5%, contro una media europea del 17% (con alcuni paesi del Nord Europa che raggiungono livelli superiori al 40%).
La percentuale di introduzione dello smart working impatterà sulla necessità di spazio. Così se una azienda opterà per una adozione bassa o media del lavoro remoto potrà rudirre gli spazi per ufficio del 5-10% , del 10-30% attraverso un’elevata adozione del lavoro remoto (assumendo che le scrivanie siano condivise tra i dipendenti).
Riducendo gli spazi per le scrivanie si amplierà invece lo spazio destinato alle aree comuni, che potrebbe aumentare rispetto all’attuale 40% circa fino al 50-60%. Perché le aree comuni saranno destinate a incontri e riunioni, ma anche aree relax. In alcuni uffici nel centro di Milano sono state adibite salette a lezioni di yoga o massaggi, terrazze come sale riunioni e così via.
Il cambiamento influirà anche sui quartieri. Da tempo Manfredi Catella, ad di Coima, suggerisce di ragionare in termini di riqualificazione ampie, di quartiere, e non di singolo edificio.
Coima ha così classificato i quartieri di una città secondo criteri che vanno dall’accessibilità ai trasporti pubblici, al livello dei servizi, alla disponibilità di spazi verdi e alla diversificazione delle destinazioni d’uso.
I quartieri qualificati, che rispondono alle caratteristiche, hanno attirato il 35-49% in più di assorbimento di spazi a uso ufficio rispetto agli altri quartieri indifferenziati sia a Milano che a Roma e hanno registrato una crescita dei canoni più elevata (9-14%).
Anche dopo la fine della pandemia il lavoro da remoto diventerà lo standard alle quali le aziende dovranno rifarsi nella ricerca degli spazi. Gli edifici direzionali subiranno pertanto un processo di evoluzione che si riverbererà su tutto il quartiere circostante.
«Nel medio termine, i quartieri qualificati continueranno a godere di un sano interesse da parte delle società che locano uffici, mentre i quartieri indifferenziati molto probabilmente dovranno affrontare maggiori difficoltà, con una parte del loro stock di uffici che rischia di rimanere abbandonato e in alcuni casi richiedendo anche sovvenzioni economiche per essere riconvertito in altri usi» recita il report.
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