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Collaboratori stressati e budget in discesa: così cambia l’employee experience

Uno studio condotto da Qualtrics (27 Paesi e 29mila lavoratori) evidenzia preoccupazioni che riflettono i punti deboli delle organizzazioni aziendali

di Gianni Rusconi

(REUTERS)

3' di lettura

Stabilità e sicurezza rappresenterebbero il “non plus ultra” quanto a desideri da realizzare nel corso del 2023, ma per i lavoratori italiani (e non solo italiani) lo scenario dei mesi a venire non presenta particolari motivi per sorridere. Processi aziendali che denunciano inefficienze, persistente difficoltà a bilanciare lavoro e vita privata, retribuzioni ritenute eque solo in un caso su due sono i punti critici che condizionano (in negativo) l’evoluzione dell’employee experience. Lo afferma un recente rapporto stilato da Qualtrics, colosso americano attivo nel campo delle soluzioni di experience management.

Lo studio, che ha raccolto le impressioni di circa 29mila addetti aziendali (circa mille in Italia) di 27 Paesi, ha evidenziato preoccupazioni che vanno oltre un contesto economico ricco di incertezze e riflettono i punti deboli di molte organizzazioni in materia di gestione e valorizzazione delle proprie risorse umane.

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La situazione è complessa, come spiegano gli autori del rapporto, perché le aziende devono affrontare fenomeni nuovi (come le “grandi dimissioni”) e a gestire i piani di rientro del personale in ufficio una volta superata l’emergenza del periodo pandemico (e con essa il ricorso massivo allo smart working) trovandosi al cospetto di una evidente contrapposizione: da una parte i lavoratori, alla ricerca di un maggiore supporto, e dall’altra le imprese, desiderose di ottimizzare i budget senza sacrificare la produttività.

Prendendo in esame le aspettative dei primi, la richiesta più importante indirizzata ai vertici e al management è quella di poter essere rassicurati sulla solidità del loro posto di lavoro e dell’azienda per cui sono a libro paga. Qualche dato per spiegare la tendenza in atto. Il 71% dei lavoratori che gode di un buon bilanciamento tra vita professionale e vita privata è disposto a dare all’azienda più di quanto richiesto, ma la percentuale scende al 18% nei casi in cui questo equilibrio non c'è; il 37% degli intervistati conferma di aver riportato segni di stress e iniziali sintomi di burnout dovuti principalmente alle inefficienze legate ai processi e alla dotazione di strumenti tecnologici a supporto della produttività.

“Le aspettative di chi lavora in azienda - ha sottolineato in una nota Andrea Montuschi, Employee Experience Strategist di Qualtrics - sono radicalmente cambiate e i progressi ottenuti non possono essere annullati. Il quadro economico cambia e spinge le persone a concentrarsi sui bisogni primari ed è per questo essenziale comunicare con loro in modo chiaro e aperto”.

Il management è quindi chiamato a uno sforzo che va nella direzione di aumentare il tasso di “retention” dei propri collaboratori attraverso una mirata opera di allineamento di valori fra gli stessi addetti e l’organizzazione nel suo complesso, che non a caso rappresenta uno dei principali deterrenti (insieme alla possibilità di imparare nuove skill o di sviluppare le competenze esistenti e all’opportunità di carriera) per evitare la fuga dei cervelli. Quando i lavoratori sentono di far parte di un'azienda di cui condividono i valori, si legge in proposito nel rapporto, nell'80% dei casi resteranno in azienda per almeno tre anni.

I leader dovranno fare i conti anche con una seconda non trascurabile variabile, e cioè la riduzione dei budget in un momento in cui la soddisfazione dei collaboratori sullo stipendio percepito è in discesa: solo il 49% dei lavoratori italiani ritiene di essere remunerato in modo equo, contro il 61% della media mondiale e il 55% della media Emea. Circa un terzo degli intervistati, inoltre, vede un chiaro collegamento tra il proprio stipendio e la propria performance lavorativa e non passa inosservato il dato secondo il quale i collaboratori soddisfatti della propria retribuzione hanno l’8% di probabilità in più di rimanere in azienda per almeno altri tre anni.

Molti professionisti italiani, rispetto a questo scenario, potrebbero essere quindi spinti a cercare nuove opportunità professionali che siano in grado di offrire loro una retribuzione più in linea con le aspettative.

“Lo stipendio - ha aggiunto in proposito Montuschi - è comprensibilmente al centro dell’attenzione dei lavoratori e le aziende dovrebbero quindi capire quali compromessi sono disposte ad accettare nell’ottica di aumentare il compenso per trattenere i talenti migliori, e dovrebbero anche effettuare analisi periodiche per essere certe che i loro collaboratori siano trattati in modo equo rispetto al mercato”.

Un altro punto focale, infine, è il bilanciamento fra lavoro e vita privata, ritenuto essenziale per la sostenibilità delle aziende e per mantenere elevate le performance. “Dopo mesi passati a occuparsi del benessere delle persone aggiungendo servizi a valore come il counselling - ha concluso il manager di Qualtrics - forse è arrivato il momento di lavorare per sottrazione, restituendo alle persone la loro risorsa più preziosa: il tempo”.

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