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Collezionismo. Gli italiani dopo il Covid comprano online e sono ottimisti

di Maria Adelaide Marchesoni e Marilena Pirrelli

3' di lettura

Cosa racconta l’istantanea sul collezionismo italiano post Covid nella seconda indagine realizzata da Intesa Sanpaolo Private Banking, in collaborazione con la Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e la Direzione Studi e Ricerche del gruppo bancario e Artissima, pubblicata da Skira?

Arteconomy è in grado di illustrare in anteprima i risultati: prima di tutto l’età media del campione dei collezionisti d’arte italiani è prossima ai 55 anni, la parità di genere è ancora lontana (59% maschi), il livello d’istruzione è elevato, sovente sono manager, imprenditori o liberi professionisti. La predilezione alla riservatezza accomuna i più agée, mentre le nuove generazioni sono più propense a raccontare e mostrare le loro passioni collezionistiche. Le ragioni?

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Per i più giovani prevale il desiderio del riconoscimento sociale: l’arte è uno strumento per promuovere il proprio operato anche attraverso investimenti in strutture espositive per favorire la fruizione pubblica. Un cambiamento epocale che ha dato avvio alla costruzione di musei privati. La survey, curata da Guido Guerzoni, Flaminia Iacobucci e Irene Rotellini, ha posto 35 quesiti online a 4.741 collezionisti italiani presenti nel database Vip di Artissima, tra il 25 ottobre e il 23 novembre 2021, al quale hanno risposto 256 collezionisti (redemption del 5,4%). «Nell’ultima edizione è cambiata la metodologia – spiega Guerzoni –, grazie alla possibilità di condurre anche un’analisi desk sui dati anonimizzati del dataset di Artissima, ricavando indicazioni preziose sui profili demografici e sulle tipologie di collezioni: emerge la crescita del “collezionismo di coppia” e la nutrita presenza di main collectors donne (32%), la prevalenza di collezioni è al Nord con una polarizzazione metropolitana – Milano registra il 23% del totale, Torino il 16% e Roma il 9% – e la presenza diffusa è in altri 529 comuni di residenza».

IL COLLEZIONISMO ITALIANO COM'È CAMBIATO CON IL COVID
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I risultati

La maggioranza del campione (oltre il 70%) colleziona da almeno 5 anni e in maniera sistematica; si tratta di collezionisti con un’esperienza longeva. Solo una piccola parte acquista occasionalmente, non reputandosi un collezionista (6%) o con discontinuità (8%). I media più ricorrenti sono i dipinti (21%), le fotografie (17%), le sculture (16,3%) e i disegni o altre opere su carta (16%). L’arte rappresenta la principale passione del collezionismo italiano, anche se non sono esclusi altri collectable come libri (6%), oggetti di design (5%), gioielli e orologi (4%), auto e moto d’epoca (2%) e vini (1%). La schiacciante maggioranza dei collezionisti (88%) compra in media ogni anno meno di 10 nuove opere, pochi (17%) gli Nft e nella maggioranza dei casi (85%) con un budget inferiore ai 100.000 euro. Resta saldamente nelle loro mani la gestione della collezione, spesso nelle loro case. La maggioranza possiede collezioni eclettiche e il numero medio delle opere è 118, distribuite equamente in quattro fasce: meno di 20 (29% dei casi), tra 20 e 49 (27%), tra 50 e 99 (16%) e oltre 100 (24%). Il 36% colleziona arte moderna e contemporanea focalizzandosi su tendenze e temi artistici, tra cui spicca l’Arte concettuale, l’Astrattismo e l’Arte Povera, nonché i filoni di arte politica, di arte al femminile o degli emergenti. Nel contemporaneo e post war (76%) predominano nettamente opere di Fontana, Boetti, Christo, Accardi, Burri, Kounellis, Schifano, Rotella e, a livello internazionale, di Vo, Haring, Kiefer e Horn. Perché si colleziona? La maggioranza indica scelte emotive e personali (64%), la volontà di supportare il sistema produttivo e gli artisti (13%) o la prosecuzione di una tradizione familiare (5%). Non mancano motivazioni di natura economica e finanziaria (per il 40%), come strategie d’investimento (5%) o di diversificazione del portafoglio (5%).

Covid e post Covid

La pandemia come ha cambiato le loro abitudini? Ha aumentato il loro interesse verso l’arte e gli acquisti online. «Se guardiamo ai comportamenti pre e post Covid – spiega Guerzoni – da una parte sono cresciuti vigorosamente i canali di acquisto digitali (aste, viewing rooms di gallerie e fiere) e il grado di internazionalizzazione dei gusti determinato dallo sbarco online di tutti i player mondiali (con la possibilità di conoscere opere, scene nazionali e artisti, prima raggiungibili solo fisicamente), dall’altra è sensibilmente diminuita l’età media dei nuovi collezionisti dell’arte in forza della nuova “informalità” delle piattaforme digitali, con strategie di acquisizione più chiare e aspettative economiche». «Il contemporaneo ha moltiplicato le piattaforme ibride – conferma Ilaria Bonacossa, già direttrice di Artissima –, la sua finanziarizzazione e la fluidità delle figure professionali». Nei prossimi tre anni la maggioranza dei collezionisti (67%) è ottimista sulle aspettative del mercato globale dell’arte, solo il 5% è pessimista. Ma lo scorso novembre ancora non c’era la guerra.

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