Colpo di reni in rosso ad Abu Dhabi: Leclerc agguanta il secondo posto in gara, nel mondiale piloti e in quello costruttori
Ultimo appuntamento del campionato di F1: Verstappen domina il Gp e chiude al meglio il secondo titolo iridato consecutivo
di Alex D'Agosta
6' di lettura
Tante volte la Ferrari all’ultima prova di stagione è stata sfortunata. Felipe Massa perse il mondiale dopo aver tagliato il traguardo da vincitore, ma il sogno durò meno di un minuto: in quella occasione se ne avvantaggiò Hamilton. Nel 2010 Alonso, per errori strategici, proprio ad Abu Dhabi lasciò invece una concreta chance al giovane Vettel, che vinse il suo primo mondiale in Red Bull.
Per Leclerc la prova più determinante
Oggi il mondiale piloti e costruttori erano già assegnati entrambi a favore di Verstappen, per la seconda volta, e a Red Bull. Ma in ballo c’erano ancora il secondo posto fra i piloti e fra i costruttori. Dopo una buona qualifica di Perez e una partenza scattante, la Ferrari ha lottato e sudato per tutta la gara. Ma alla fine Leclerc ha fatto la sua prova più determinante dell'anno senza sbavature, così come il team non ha sbagliato strategia. E così, un bel secondo, davanti di un soffio a Perez, è bastato per chiudere la partita e scrivere nel suo palmarès il nome dietro a Verstappen per quest’anno nella ranking piloti. Inoltre, per Charles è anche l’esito migliore a fine anno.
Un anno discutibile
Un risultato più che positivo che indubbiamente non cancella un anno molto discusso e discutibile per le occasioni perse e per errori a volte anche clamorosi. Ma, a fronte di un 2022 dominato dalla scuderia di Milton Keynes molto di più rispetto all'anno precedente, si può riconoscere che meglio di così non si poteva sperare, almeno guardando la classica e senza tenere conto dei punti “lasciati per strada”.
Una gara frizzante
La manifestazione conclusiva per fortuna è stata non noiosa, anche se la pista, per le sue caratteristiche congenite, avrebbe potuto mandare in scena una “corsa dei cavalli” poco gradita allo spettacolo. E non era certo impossibile aspettarsi delle safety car in momenti tutt'altro che opportuni come accaduto nel 2021. Qualcuno ha tremato, infatti, vedendo Schumacher e Latifi “girati” per un contatto causato dal tedesco: un evento piccolo che avrebbe però potuto mandare all'aria le strategie di tanti.
Invece, la gara è stata in buona parte frizzante e piacevole da vedere, eccetto che per il leader: è “scappato” davvero subito e non ha - giustamente - quasi mai avuto l’onore della regia. Non c’era solo la lotta per il secondo posto iridato, ma anche l’orgoglio di tanti piloti che lasciano la Formula 1: fra gli “appiedati” e i “pensionati” risultano nomi eccellenti come Vettel.
Hamilton, prima annata dal 2008 a quota zero vittorie
Nei primi cinque giri la lotta si è fatta subito serrata con Sainz e Hamilton: fra i due un sorpasso apparentemente irregolare in partenza da parte dello spagnolo, che aveva costretto il rivale a un pericoloso taglio fuori pista, non senza un “saltino” su un cordolo alto. Aver restituito subito la posizione ha permesso poi immediatamente di chiudere il caso per la federazione e, al quinto giro, Hamilton lo ha ripassato con forza e senza costrizioni via radio. Purtroppo però si è evidenziato un problema sulla monoposto della stella a tre punte che ha iniziato a scendere in classifica senza mai rimontare significativamente. La sfortuna, poi, gli ha bussato una seconda volta, con un guasto al cambio a meno di tre giri dal termine. Per il sette volte campione del mondo si chiude così la prima annata di Formula 1 dal 2008 a quota zero vittorie.
La corsa di Leclerc e la calcolatrice al muretto
A un quarto di gran premio circa, si aprono i primi conteggi che mettono ansia sulle strategie da seguire. Al giro 18, la somma dei tempi fra Leclerc ed Hamilton e Perez era nell'ordine dei 21 secondi, in quel momento ancora più o meno sufficienti per consentire di mettere il muso davanti a Perez nel momento in cui il ferrarista avesse dovuto uscire a cambiare le gomme. Il team Red Bull oggi sembrava puntare sui cambi anticipati che, nell'immediato, ovviamente pagavano sui tempi. Dopo il primo stop di Perez, a ben vedere, dove era sceso solo di due posizioni, giro dopo giro recuperava quasi un secondo per volta. La febbre al muretto stava crescendo. Leclerc viene richiamato al giro 21 con un gap che era già precipitato a meno di 15 secondì. Un giro dopo il rientro, però, il monegasco si trovava a inseguire lo spagnolo a cinque secondi. Da qui sono seguiti 35 giri di pura ansia. L’obiettivo del team era infatti quello di mettere la monoposto davanti e, calcolatrice alla mano, restare davanti appunto in entrambe le classifiche. Ma serviva crederci.
Decisiva la scelta delle gomme
Nel frattempo, chi aveva tenuto troppo a lungo le gomme medie dalla partenza stava dando preoccupazioni. Vettel ad esempio al giro 25 si lamentava via radio di «essere stato un piccione da impalinare»: d'altro canto la finestra di cambio gomme per le medie era stata dichiarata fra i 14 e i 20 giri. Nel suo caso l'hanno probabilmente tenuto dentro troppo nel primo stint, ma alla fine ad alcuni dei piloti più esperti è andata meglio rispetto ad alcuni colleghi che le hanno “bruciate” in molti meno chilometri. La differenza, quindi, l'avrebbero fatta le hard, che sono state il segreto di Leclerc.
L’errore Red Bull
Quasi allo scoccare di metà gara, mentre Alonso si è dovuto ritirare per guasto mentre gravitava in zona punti, al giro 29 di 58 Leclerc segna il miglior cronometrico e riaccende l'interesse per la gara, riducendo nel frattempo il ritardo da Perez che, solo una manciata di tornate dopo, viene richiamato dai box per la seconda sostituzione. E qui, per una volta, c'è stato l'errore fatale di valutazione del team campione del mondo. Infatti, se il pilota carioca capace di vincere a Monaco abbassa il miglior tempo di questo gran premio, e riesce a chiudere sempre di più il gap, giro per firo fino a quasi alla fine, il suo muso davanti al ferrarista però non lo metterà mai.
Per Perez miglior risultato in carriera
Nonostante quindi oltre una dozzina di giri in più a carico delle coperture della rossa, la débâcle meccanica di Hamilton, Perez incontra sulla sua rimonta qualche imprevisto: per qualche giro, fra il 45 e il 46, il pilota Mercedes gli fa perdere un po' di tempo con sorpassi e controsorpassi, quasi per “vendicarsi” delle scortesie subito nel 2021. E c'è stato un po' di rallentamento nel doppiaggio di Gasly e Albon, fra di loro in lotta per posizioni peraltro fuori dalla zona punti. Al traguardo, il ritardo è stato solo poco superiore a un secondo. Senza darlo troppo a vedere, Perez è arrabbiato nero e rimugina sul mancato sorpasso di domenica scorsa: avrebbe cambiato tutto. Non gli resta però che festeggiare il miglior risultato in carriera, che passa così dal quarto al terzo posto assoluto.
I coingedi di Schumacher e Latifi
C'è chi sta peggio. Tanti, forse troppi congedi dal paddock. Bruttissimo quello di Nick Schumacher, che si è fatto notare solo per un contatto, del quale è responsabile, con Latifi. I due fra l’altro si sono girati e, per fortuna, non hanno fatto intervenire la safety car. Dopo aver corso solo due stagioni, mai un podio, esce di scena con zero punti nel 2021 e dodici nel 2022, con tre gare non terminate e tanti, troppi danni alla sua monoposto, colpevoli di aver messo in seria difficoltà la Haas. Di Latifi, invece, nessuno sentirà la mancanza. Dopo tre stagioni attive, solo 7 punti lo scorso anno e 2 questo: meno di così era davvero difficile pensarlo.
L’uscita di Vettel (e Ricciardo)
I congedi con “lacrimoni” invece riguardano due big di questo mondo. Daniel Ricciardo, in Formula 1 dal 2011, ha entrambi i genitori italiani e per due anni è arrivato al terzo posto al volante della Red Bull. Ma nel 2022 non aveva ingranato granché e non si era mai visto neanche sul podio. Sebastian Vettel, invece, meriterebbe uno spazio a parte, perché la sua maturazione fisica e professionale l'hanno reso uno dei personaggi che più mancheranno al pubblico e agli addetti ai lavori. Al di là dei quattro mondiali e dei tanti record che si è conteso con pochi giganti di questo sport, verrà ricordato per essere diventato un “bravo ragazzo”, come Kimi Räikkönen, Jenson Button e pochi altri. Quasi insomma un “pilota della porta accanto” che, appena abbassata la visiera, riusciva a mostrarsi come uno dei più veloci e vincenti di tutti i tempi.
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