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Colpo di scena: il Milan a Napoli fa il Diavolo a quattro

Un Diavolo a quattro che travolge il Napoli, improvvisamente fiacco, improvvisamente fragile  anche a centrocampo, come se l’assenza del suo bomber, Osimhen, l’avesse privato dei suoi super poteri

di Dario Ceccarelli

(ANSA)

6' di lettura

Che il calcio sia un mistero buffo e sorprendente, anche quando tutto sembra già deciso e ampiamente archiviato, lo conferma questo roboante quattro a zero che arriva dallo stadio Diego Armando Maradona. Ma il poker vincente  non arriva dagli azzurri di Spalletti, ormai padroni del campionato. No, questa  primaverile  valanga di gol arriva dal Milan, un Milan che sembra rinato dalle ceneri del suo scudetto e che stordisce il Napoli proprio davanti al suo pubblico ammutolito per una mattanza assolutamente imprevista e che arriva, a sparigliar le carte, dieci giorni prima della doppia sfida di Champions tra le due storiche rivali.

Un Diavolo a quattro che travolge il Napoli, improvvisamente fiacco, improvvisamente fragile  anche a centrocampo, come se l’assenza del suo bomber, Osimhen, l’avesse privato dei suoi super poteri che gli avevano permesso, finora, di incassare solo 16 reti e di guidare il campionato con un vantaggio a doppia cifra. Un Diavolo che non solo ha travolto  i padroni del campionato, ma che ha riportato al centro della scena quel Leao che sembrava ormai perso dietro i suoi personali fantasmi. Invece, come per magia, il portoghese è risorto realizzando una doppietta d'antologia che lo riporta ai livelli dell’ultimo scudetto. Non c’è solo Leao in questa notte in cui i partenopei vedono le streghe. In un colpo solo Pioli ritrova anche un incontenibile Brahim Diaz, autore del terzo gol e uno scintillante Saelemaekers che firma il poker con una serpentina brasiliana in mezzo a una stordita difesa napoletana.

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Straordinario il Milan, ben assestato con la difesa a quattro, o pessimo il Napoli? Difficile capire dove stia la verità.  E se questa sia stato solo un “incidente “di percorso della squadra di Spalletti oppure se i rossoneri, dopo tre partite in cui avevano realizzato solo un punto, siano ritornati quelli di un anno fa. Comunque, per il Napoli, alla sua terza sconfitta, è una caduta inaspettata. Uno shock  che fa male e alimenta scintille tra Spalletti e Maldini per qualche eccesso di esultanza  di Leao dopo il suo primo gol.  Cose che in partite così possono capitare ma che confermano quanto il Napoli abbia sofferto questa inaspettata goleada. Anche se Pioli ridimensiona la portata dell’exploit  rossonero («Noi dobbiamo solo pensare a conquistare un posto in Champions, per il resto non cambia niente…»), in realtà questo colpo di scena oltre a permettere al Milan di sorpassare l’Inter e conquistare il terzo posto dietro la Lazio, pone in una luce diversa la doppia sfida europea con i partenopei. Un Napoli ancora vincente avrebbe intimidito ulteriormente il Milan. Così tutto si rimescola, caricando di nuove  incertezze il prossimo confronto di Champions. In questa sorprendente serata venti punti di differenza proprio non si sono visti, anzi. Ma può anche darsi che il Napoli, ormai proiettato verso l’Europa, abbia preso sottogamba una sfida che in chiave  campionato  aggiungeva poco.

Inzaghi affonda con l'Inter

Mentre il Diavolo fa fuoco e fiamme, anche la Lazio , battendo il Monza (0-2), continua la sua galoppata verso l’Europa, in un campo non facile come quello del brianzoli. Ma più che la corsa della squadra di Sarri, ad accendere il dibattito è lo stato di salute della Grande Depressa, cioè l’Inter, alla sua terza sconfitta di fila (0-1 con la Fiorentina) in un torneo dove conta ben dieci cadute in 28 giornate. Una via Crucis per una squadra sulla carta da scudetto e ora tristemente  quarta  dietro anche a Lazio e a Milan. Una caduta libera che pone naturalmente Simone Inzaghi tra i principali responsabili di un collasso generale che, come tutte le disfatte, ha tante spiegazioni che però ben poco spiegano. Gli allenatori sono sempre colpevoli per definizione, ovvio, ma se un centravanti come Lukaku sbaglia dei gol che neanche il vecchio Calloni avrebbe fallito, le cose si complicano ancor di più. Resta il fatto che il troppo è troppo. E poiché mandar via tutti i calciatori (anche se lo meriterebbero) è molto costoso, il prima della lista, appeso al filo dei prossimi incroci pericolosi,  è naturalmente Inzaghi. Domani c’è già  la prima  sfida con la Juve a Torino per l’andata delle semifinali di Coppa Italia. Poi arriva il duplice impegno con il Benfica per i quarti di Champions. Un quadro da far paura che, a seconda dei risultati, obbligherà la società a prendere delle decisioni. Di solito l’Inter, come tutti i nevrotici, reagisce bene quando si trova davanti al precipizio. Però, a furia di sfidarla, anche la sorte può voltarti le spalle.

Chi ride è invece Max Allegri che, sempre alla sua maniera, cioè annoiando, continua la sua marcia di avvicinamento alla zona Champions. Battendo un modestissimo Verona (1-0) con un guizzo dell’iper attivo Kean, i bianconeri centrano la settima vittoria nelle ultime 8 partite collocandosi, al di là della penalizzazione, con un vantaggio virtuale di 4 punti sulla Lazio. Quando si vince, c’è poco da dire. Tanto di cappello. Però che barba, che noia, amici… Non per caso quando allo Stadium  in tribuna è apparso Alessandro Del Piero, per i tifosi è stato come se spuntasse il Messia. Una scarica di elettricità  pericolosa perché Del Piero (290 gol in 705 presenze) può perfino ricordare che il gioco del calcio è fatto anche per divertire, per distrarti un paio d’ore dai cattivi pensieri. Un’eresia per Allegri, che si ormai si diverte solo quando pensa al suo stipendio.

Pogacar, un marziano al Giro delle Fiandre  

A proposito di spettacolo e di meraviglie, tema indigesto ad Allegri, andiamo subito al Giro delle Fiandre vinto da Tadej Pogacar. Lo sloveno  ha preceduto  di una quindicina di secondi Mathieu Van Der Poel, l’olandese che  aveva conquistato la Milano-Sanremo. Un successo straordinario, sia per l’accelerata imperiale con cui Tadej ha preso il largo sul muro del Qwaremont, sia perché Pogacar è il primo sloveno della storia a conquistare il Fiandre.  Da notare che Van Der Poel, già due volte primo nella classica dei muri,  ha ceduto solo nel finale dopo l’ultimo attacco di un fenomeno che a soli 24 anni ha già un palmares da veterano. Dopo due Tour de France, due Giri di Lombardia e una Liegi, Pogacar riesce infatti a firmare una corsa che di solito è appannaggio dei cacciatori di classiche, degli  specialisti belgi e olandesi. Ma lo sloveno, ormai sulle orme del leggendario Eddy Merckx, ha dominato gli avversari come se pedalasse nel suo cortile. Con 56 successi già alle spalle, è il terzo corridore della storia che può dire d’aver vinto il Tour de France e il Fiandre al pari di Bobet  e Merckx, anch’essi due marziani. «Sono così contento che dopo questo vittoria, potrei anche ritirarmi...», ha detto Pogacar tra il serio e faceto. Naturalmente è una battuta:  per fortuna il ragazzo resterà sulla Terra ancora un bel po’. 

Provaci ancora, Sinner

Niente da fare. Dopo le  mille emozioni che ci ha dato in una notte in bianco  da anni ’60, Jannik Sinner  ha dovuto arrendersi a Daniil Medvedev, il tennista russo che, conquistando il quarto titolo dall’inizio della stagione, vince  per 7-5 e 6-3 il torneo  del Master 1000 di Miami. Forse era inevitabile perché Sinner aveva speso  quasi tutto nella magica partita con lo spagnolo Carlos Alcaraz, uno che in carriera di tornei ne ha vinti sette, per dire. Con il russo, che in queste finali è inesorabile come l’Agenzia delle Entrate, il nostro Jannik  si trovato quasi subito in riserva. Ma il ragazzo, ora numero 9 della top ten e quarto nella Race, presto si rifarà. Ormai non ha più le spalle strette. E la notte di Miami ce la ricorderemo per un bel pezzo.  

Marco Bezzecchi domina il MotoGp d’Argentina

Avanti un altro: ormai la MotoGp è  cosa nostra. Questa volta il protagonista è Marco Bezzecchi,  24 anni, dominatore assoluto in Argentina, secondo atto della stagione, andato in  scena su una pista bagnata, ma evidentemente fortunata visto che Bezzecchi, approfittando di una caduta di Francesco Bagnaia, conquista anche il primo posto in classifica. Sul podio anche Johann Zarco e Alex Marquez. Per Il riminese,  pilota del team Ducati VR46, la squadra di Valentino Rossi, è il primo successo in top class. Un successo che permette finalmente di rompere il ghiaccio al team  di Valentino

E la Ferrari? Cosa ha fatto il Cavallino Rosso al Gran Premio di Melbourne? nulla o quasi. Leclerc è uscito dopo poche curve per un testacoda, mentre Sainz dal quarto posto è stato retrocesso al quinto per una penalità. La vittoria  al solito Max Verstappen che precede un resuscitato Hamilton e un combattivo Alonso. Per Leclerc butta male: fuori in Bahrain, settimo in Arabia Saudita, di nuovo fuori in Australia. Una maledizione per il principino monegasco. Ci vorrebbe un Gran Premio a Lourdes, ma non è previsto.

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