Come in azienda proviamo a prevedere il futuro e a farci ispirare dall'intuito
Nell'antichità non si muoveva un passo senza consultare gli indovini. Oggi non ci affidiamo più alle stelle ma è rimasto il desiderio di prevedere il futuro
di Lucio Furlani *
3' di lettura
Nell'antichità non si muoveva nemmeno un passo senza consultare il parere degli indovini, che affermavano di poter interpretare il volere degli Dei attraverso estasi, voli d'uccelli ed eventi atmosferici; e per passo, intendiamo davvero ogni passaggio più o meno importante della vita familiare e sociale, dai matrimoni alle guerre.
Si cercava così di dare certezza e corpo a qualcosa che da sempre (e - forse) per sempre resterà sempre vagamente nebuloso: il futuro, il domani, ciò che ancora non abbiamo vissuto.
Prevedere, oggi
Oggi, certo, non ci affidiamo più agli stormi o alle stelle per prendere decisioni importanti, ma è rimasto - nell'uomo - il desiderio e il bisogno, urgente e molteplice, di prevedere il futuro. Prevederlo cambia la qualità della vita e quella dei progetti: così eviteremo una passeggiata in montagna con un meteo pessimo, come non compreremo azioni di un settore merceologico destinato a fallire in breve tempo.
Ma non tutte le previsioni sono ugualmente affidabili: un conto è utilizzare dati certi, tangibili e oggettivi, un altro è saper guardare oltre, là dove le certezze non esistono, esiste solo l'intuito.
Il dono e l'esercizio dell'intuito
“L'intuito è qualcosa di molto potente, secondo me addirittura più dell'intelletto”: le parole di Steve Jobs, tra gli imprenditori più geniali del nostro tempo, ci offrono lo spunto per una riflessione su un talento innato che accomuna molti degli imprenditori e dei visionari coraggiosi che hanno lasciato un'impronta nel mondo. Intuire ciò che viene dopo, ciò che potrà essere, significa potenziare in anticipo gli elementi deboli, sanare i dubbi, proteggersi dai contraccolpi; significa posare le pietre di progetti innovativi su fondamenta solide, in grado di resistere alle tempeste e ai terremoti.
Vision e Visionari
Non esiste, quindi, un settore specifico in cui esercitare l'intuito e la previsione: esistono i visionari, i professionisti che - a prescindere dal loro contesto - si fidano del proprio intuito e con coraggio e competenza creano progetti unici, arditi.
L'elemento che cambia non è l'ambizione, ma la vision: prevedere significa non solo vedere prima, significa fare volutamente un passo indietro per vedere le cose nel loro complesso, nel loro contesto, tutte insieme con un unico colpo d'occhio. È qui che si innesta la creatività: soluzioni inusuali per ottenere risultati straordinari.
Design visionari
Chi si occupa di design sa che essere visionario, almeno un po', è parte del mestiere. Bisogna immaginare e prevedere il comportamento delle persone, l'utilizzo degli oggetti e le abitudini che da quell'utilizzo potranno scaturire. E questo vale per gli oggetti d'arredo, per gli utensili, per l'architettura delle case, per gli incontri tra persone.
Chi si occupa di design di eventi, e cioè di pianificare e sviluppare spazi e tempi di incontro proficuo e di condivisione di idee, sa che prevedere il futuro è essenziale. E per futuro intendo i bisogni delle persone.
Prevedere i bisogni: il segreto degli eventi di successo
Il segreto sta qui, ma non solo per gli eventi, per tutti i business o i progetti che riguardino le persone e non le macchine: riuscire ad anticipare i bisogni, a prevedere i problemi perché non si verifichino. Significa - per me, che faccio eventi - consigliare ai miei clienti di operare scelte non immediate, anche apparentemente illogiche, che però nascono da un'esperienza e soprattutto da un intuito che ci permetteranno di non fare errori e di ottenere risultati straordinari. Perché se c'è una cosa che questo tempo ci sta insegnando, è che sbagliando si impara, ma prevedendo si sogna.
*Partner e Creative Director Newton Spa
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