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Come cambiare lavoro seguendo «la strategia della giraffa»

Sono 5 le caratteristiche chiave che permettono di valutare in modo corretto la definizione di un proprio progetto professionale

di Cetti Galante *

(REUTERS)

3' di lettura

“Non c’è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento” diceva il filosofo greco Eraclito. I cambiamenti suscitano sempre timore, ma di fronte a tempi complessi come gli attuali occorre accettarli come parte integrante della nostra vita e, anzi, come opportunità per evolvere. Ci libereremo di tante ansie che spesso assorbono le nostre migliori energie, che sono invece da utilizzare per individuare nuove strade e soprattutto eviteremo di trovarci paralizzati dinnanzi a cesure profonde.

Gli ultimi due anni e mezzo ce lo hanno insegnato bene. Le dinamiche introdotte o accelerate dalla pandemia - come la digitalizzazione “forzata” - hanno di fatto rappresentato un’evoluzione per le persone in termini di responsabilità e focus sui risultati, nonostante le difficoltà. Ora anche le aziende devono evolvere dinnanzi alla ritrovata consapevolezza di molti su nuovi desideri, bisogni, progetti e scale di valori, pena anche il fenomeno delle dimissioni volontarie.

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Occorre potenziare l’ascolto dei bisogni reali delle persone; non si può semplicemente “tornare alla normalità” facendo finta che niente sia successo, perché tanti cambiamenti sono ormai permanenti, le persone che hanno lavorato in remoto sono cambiate e sono maturate grazie a un modo di lavorare che le ha rese più autonome. Ritornare in ufficio deve avere un senso diverso rispetto al pre-pandemia ed essere percepito come un valore aggiunto nell’ambito del lavoro ibrido, in un equilibrio nuovo, che ribadisce anche il set dei valori aziendali, con il quale le persone hanno bisogno di identificarsi.

Con oltre il 40% dei profili professionali ricercati dalle imprese che risultano introvabili è poi emersa d’un tratto l’importanza e la responsabilità dell’aggiornamento costante delle competenze per la propria employability interna o esterna all’organizzazione.Cosa può fare il singolo? Innanzitutto è importante ribadirci che anche dopo una battuta d’arresto - come quella della perdita del lavoro - le occasioni per trovare un nuovo equilibrio personale e lavorativo sono molte più di quante si pensi, anche scegliendo una strada professionale completamente diversa o che non si era considerata in precedenza.

Lo conferma l’attività quotidiana a fianco delle circa 2.500 persone che come INTOO seguiamo ogni anno nei percorsi di supporto alla ricollocazione professionale e consulenza di carriera. Ma attenzione; la prima cosa da fare, prima di cambiare o ritrovare lavoro, non è quella di cercarne immediatamente un altro, inviando CV in modo massivo. Bisogna invece farsi una serie di domande per orientarsi nella giusta direzione.

La ricentratura, come presa di coscienza delle proprie aspirazioni, dei propri punti di ricarica di energia fisica ed emotiva e delle proprie competenze, è la condizione indispensabile per essere efficaci. Solo dopo saremo in grado di presentarci al meglio delle nostre capacità e consapevoli del valore aggiunto che potremo portare. È cruciale per trovare un lavoro nel quale riconoscere uno scopo, allineandoci al senso ultimo e al purpose di quello che facciamo.

Come evidenzio anche nel libro “La strategia della giraffa. Cambiare orizzonte nel lavoro - e non solo” (Enrico Damiani Editore) ognuno di noi può raggiungere una migliore realizzazione di sé coltivando 5 skill fondamentali per l’occupabilità, ovvero l’autoconsapevolezza di cosa si è imparato, di cosa si può portare nel lavoro e di quale sia il proprio “sogno”, l’elasticità mentale per accogliere il cambiamento, la resilienza per assorbire energia dall’impatto e ritrovarsi in una condizione migliore, la proattività sulla propria formazione continua e l’orientamento al mercato per comprenderne i trend e confrontarsi continuamente, allargando la propria prospettiva.

Così si può arrivare a trovare il coraggio della ripartenza o del cambio di rotta restando sempre agili e aperti alle diverse possibilità, consapevoli che la discontinuità sarà la cifra del mercato con cui convivere e occorre trovarsi attrezzati, aprendosi anche a nuove strade. Nel caso, infatti, si voglia un diverso equilibrio vita-lavoro si possono valutare hobby e passioni per capire se possono essere trasformati in fonti di reddito, si può valutare di realizzare un progetto imprenditoriale, facendo un attento esame di realtà e mettendo la propria idea alla prova dei fatti, o diventare freelance facendo il punto sulla propria situazione previdenziale per non compromettere la futura pensione, senza dimenticare la crescita nella propria azienda cercando nuove responsabilità funzionali e non gerarchiche.

Definire bene il proprio progetto professionale, focalizzando ciò che si vuole fare ed è realizzabile continuando a formarsi e a imparare, è importante per tenersi sempre proattivi nel cambiamento. Il punto sta nell’affrontare la ripartenza con ritrovata consapevolezza, fiducia in sé stessi e un mindset sempre aperto appunto al nuovo; è ciò che fa la più grande differenza.

È anche il punto chiave del mio lavoro: capire, far emergere e dar struttura alle potenzialità del singolo. Più le persone sono attive, “accese”, più saranno contributive anche verso la società, oltre che dare sempre a sé stesse per prime una possibilità di nuovo futuro.

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