perdere peso

Come è assurda la dieta di gennaio

di Gilberto Corbellini

«Fat Sue» di Lucian Freud

5' di lettura

Si vive una volta sola e non sempre bene, per cui è giusto essersela goduta anche un po', almeno a Natale e Capodanno. Mentre nei paesi anglosassoni è scattato il”Dry Janauary” e il “Veganuary”, ovvero il mese senza alcool e senza proteine animali in Italia ci si metterà a regime solo dopo l’Epifania. Si aggira intorno ai 5 miliardi di euro la cifra spesa per imbandire le tavolate di questi giorni di festa, con anolini in brodo, capponi, manzo, cotechini, capitone, vini rossi e spumanti d'ogni origine etc. Cifra ragguardevole, investita un po' a scapito del metabolismo e della salute, fingendo che nel mondo non vi siamo 800milioni di persone cronicamente sottonutrite, e sottovalutando le conseguenze di contribuire ai 2miliardi la cui salute è minacciata dal sovrappeso.

Grazie all'aiuto della (falsa) coscienza. Si conferma la famosa affermazione del filosofo tedesco dell'Ottocento esponente della sinistra hegeliana, Ludwig Feuerbach, che “l'uomo è ciò che mangia”.

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La frase gli fu ispirata dagli studi di fisiologia della nutrizione di Jacob Moleschott, e voleva dire che a seconda della dieta, quindi dei nutrienti che mettiamo in corpo, siamo più o meno in grado di svolgere delle attività in maniera efficiente. Incluso, si potrebbe dire oggi, usare l'intelligenza ed essere delle persone eticamente apprezzabili.
Si evince molto dei pregiudizi, degli atteggiamenti e delle chiusure mentali delle persone guardando alle diete che seguono. E all'ossessione che hanno per il cibo, al di là degli spadellamenti in onda h24 sui palinsesti televisivi e degli chef famosi, ridicolmente trasformati in maître a penser. Stante che la maggioranza delle persone non segue alcuna dieta, ovvero mangia come capita o quello che più soddisfa i centri del piacere nel cervello (che non è necessariamente un fatto salutare), sono un centinaio le diete praticate da gruppi numerosamente significativi nel mondo occidentale.

Si possono grosso modo suddividere in vegetariane (es. fruttarismo o veganismo), semivegetariane (es. pescetariane o pollotariane), ipocaloriche (es. digiuno intermittente), estremamente ipocaloriche(es. inedia), senza carboidrati (es. diete Atkins o Dukan), senza grassi, miracolose(es. a base di zuppa di cavolo o di succo di arancia), detossificanti (digiuno + succo di vegetali), religiose (es. buddhista, islamica, kosher), mediche (es. per diabetici, celiaci, per ipertesi, etc.), oltre a una serie di diete non classificabili ma che puntano al calo ponderale, tra cui alcalina, dei gruppi sanguigni, a km zero, macrobiotica, mediterranea, biologica, paleolitica, crudista, del cerotto (un cerotto viene fissato sulla lingua per rendere il nutrirsi doloroso e quindi perdere peso), etc.

A parte le diete mediche, quelle religiose e quelle legate al contesto etnico-geografico, che sono giustificate o strutturate da una lunga storia culturale che le ha rese sicure per la salute, tutte le altre diete sono forme di affiliazione ideologica (manifestazioni parareligiose di comportamenti alimentari) che in taluni casi sono decisamente rischiose per la salute, soprattutto dei bambini. Tra le diete singolari e al limite del tutto assurde che sono state praticate in passato o sono praticate oggi spiccano anche la dieta dell'astinenza sessuale, del sonno, delle sigarette, dell'aceto (la propose Lord Byron nel 1820), della palla di cotone, etc. Si tratta di diete estreme, che sono sintomi di problemi mentali più che di necessità di perdere peso.

Non meno assurde e pericolose sono due diete molto diffuse da alcuni anni, quella vegana e quella senza glutine. La dieta vegana è un'evoluzione del vegetarianismo, a cui sottrare i derivati del latte, e ha un'origine antica, benché il termine “vegano” sia stato inventato nel 1944 (si tratta delle prime e ultime tre lettere di “vegetariano”). E' un tema discusso da millenni il valore salutare e morale del vegetarianesimo e quindi anche del veganismo. Nei paesi occidentali una percentuale che sta tra l'1 e il 5% dice di seguire una dieta vegana (in Italia tra 0,6 e 2,8%), e almeno il doppio sono i vegetariani. Sotto il profilo etico una dieta vegana è rispettabile – ognuno è libero di coltivare le credenze che preferisce.

Meno rispettabili, in quanto falsi, sono gli argomenti a difesa della naturalità delle diete vegetariane: nessuna dieta umana, da quando è stata inventata l'agricoltura, è naturale e i nostri antenati, prima della transizione agricola, non erano (ci sono montagne di prove scientifiche) vegetariani. Aumentare la proporzione di vegetali nella dieta, e ridurre carne, derivati del latte e carboidrati ha molto senso biologicamente, dati gli stili di vita sedentari. Ma l'integralismo alimentare non fa bene né alla salute fisica né, forse, a quella mentale.

I vegetariani sviluppano deficit di vitamina B12(devono assumere integratori per evitare il problema, che si può manifestare anche attraverso deficit cognitivi soprattutto nei bambini) e i vegani sono a rischio di bassa densità minerale ossea. Le linee guida internazionali dicono che la dieta vegana è sicura durante la gravidanza, ma a condizione che si tengano sotto controllo gli apporti giornalieri di vitamine B12 e D. Questo significa che in quanto tale, non è sicura.

La dieta senza glutine è l'ultima moda. Ridicola e anche immorale. Nata quasi dal nulla, una decina di anni fa. Diversi fattori ne hanno favorito la diffusione, tra cui la scoperta di persone sensibili al glutine pur non essendo allergiche, cioè celiache, la balzana idea che una dieta senza glutine sia di aiuto per chi soffre di autismo e alcuni libri di medici sulla presunta tossicità di frumento e derivati. Si stima che in alcuni paesi occidentali circa il 20% delle persone consumino prodotti senza glutine. Più che una isteria collettiva.

È vero che il nostro metabolismo non si è evoluto per consumare in modi così consistenti i cereali. Ma l'agricoltura ha vinto e non si può più tornare alla natura. Mangiare senza glutine non ha senso, se non si soffre di celiachia. Il glutine presente nei cereali causa nelle persone celiache reazioni infiammatorie autoimmuni devastanti per il tessuto intestinale. Ma per chi non è celiaco, il glutine è un componente innocuo, anzi conferisce ai cibi proprietà organolettica apprezzabile. Consumare cibi senza glutine causa un aumento del loro costo (già superiore ai cibi normali) e quindi una spesa superiore per chi è allergico e ne ha davvero necessità, espone a una dieta che contiene più calorie a causa della preparazione di questi alimenti ed è carente di vitamine e minerali. Insomma, chi mangia senza glutine, forse direbbe Feurbach, non è una persona eticamente responsabile, né rispettosa di ben un 1% di malati celiaci, che il glutine lo vorrebbero consumare, ma per un avverso destino genetico non può.

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