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Come evitare i malintesi interculturali in azienda

Numerose incomprensioni nei team di lavoro si potrebbero evitare sviluppando una maggiore capacità di funzionare efficacemente in differenti contesti nazionali, etnici, aziendali, generazionali, di genere ed altri

di Eva Campi *

4' di lettura

Sono trascorsi quattro anni da quando Silvia Toniolo e io abbiamo scritto un libro dal titolo “Cittadini del Mondo si Diventa – Una Scelta di Vita di Oggi, Domani e Sempre”. Da allora, l'interesse sui temi dell'interculturalità è andato via via crescendo, fino ad arrivare ad oggi in cui l'intelligenza culturale viene ormai considerata una delle competenze fondamentali per muoversi nel mercato del lavoro, non soltanto per gli aspiranti leader in ambito internazionale, ma a tutti livelli organizzativi.

Ciò accade perché i malintesi interculturali sono, ahimè, all'ordine del giorno: incomprensioni che in molti casi si potrebbero evitare, sviluppando una maggiore capacità di funzionare efficacemente in contesti interculturali, che comprendono differenti contesti nazionali, etnici, aziendali, generazionali, di genere ed altri.

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Ma cosa sono i malintesi interculturali? Per cominciare, è normale per tutti noi “portare” inconsciamente sul posto di lavoro i nostri comportamenti, aspettative e stili di comunicazione culturali. I malintesi che ne derivano sono conflitti interpersonali dovuti a differenze percepite o reali tra i diversi tratti culturali che si muovono nello stesso contesto.

Il background culturale di una persona è influenzato da molti fattori demografici diversi, come l’etnia, il sesso, la lingua, la religione, la posizione geografica, l’orientamento sessuale, l’età, l’istruzione e lo status socioeconomico. È chiaro che il campo d’azione è molto ampio e questo comporta un’alta probabilità che due culture diverse si scontrino a un certo punto e diano luogo a incomprensioni.

Il conflitto può nascere da una cattiva comunicazione, sia verbale che non verbale (ad esempio, il linguaggio del corpo, i silenzi), generando emozioni negative da entrambe le parti, come fastidio, imbarazzo, offesa, incertezza e persino rabbia. La possibilità che si verifichino incomprensioni culturali è in costante aumento a causa di due fattori che vi contribuiscono: la crescente diversità sul posto di lavoro, poiché la società si diversifica sempre di più a causa di migrazioni e dell’aumento dei nuclei familiari multiculturali. In secondo luogo, la ricerca proattiva di team eterogenei da parte delle organizzazioni, perché offrono molti vantaggi, tra i quali un maggiore potenziale di innovazione e idee nuove.

Al giorno d’oggi, è comune che i team siano composti da persone con background e culture diverse, che devono cooperare e lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. L’espansione delle possibilità globali delle organizzazioni, favorita dagli sviluppi della tecnologia digitale che rende relativamente facile (e auspicabile) comunicare in remoto con clienti, fornitori e altri soci d’affari in Paesi dell’altra parte del mondo, ha dato un'accelerata ulteriore ad una tendenza già in corso da decenni.

Vediamo le quattro cause più comuni di “cultural misunderstanding”:

1. Etnocentrismo. Definito come “l’atteggiamento di superiorità del proprio gruppo, etnia o nazionalità rispetto agli altri”. In questo caso, l’idea è che le persone guardino le altre culture attraverso la “lente” della propria, cioè giudicandole in base agli standard e alle norme della propria cultura. Così facendo, è fin troppo facile fraintendere le azioni e i comportamenti degli altri, il che porta inevitabilmente al conflitto.

2. Diverse definizioni di giusto e sbagliato. Un’altra causa frequente di incomprensioni interculturali riguarda il fatto che ciò che viene considerato giusto o sbagliato varia da una cultura all’altra. Senza una conoscenza pratica degli usi e costumi altrui, possiamo ricorrere a false supposizioni su colleghi e clienti diversi. Concetti ed aree ad alto rischio di escalation conflittuale sono: il feedback, cosa si dice, come lo si dice e quando; il lavoro di squadra, aspettative tra autonomia e dipendenza da altri variano molto a seconda delle generazioni, non solo dalla cultura di riferimento; il codice di abbigliamento, il trade-off tra formalità e informalità.

3. Differenze di comunicazione. Le diverse culture comunicano in modi molto diversi. Ciò include differenze nei modelli di discorso, nel galateo e nella comunicazione verbale e non verbale. Di conseguenza, queste divergenze possono generare confusione, incidenti e controversie.

4. Culture aziendali “escludenti”. Ovvero, culture che esprimono i tratti dominanti della maggioranza e/o della comunità che detiene il potere decisorio e che adottano comportamenti escludenti. Ad esempio, comunicare in modo mono-linguistico, anche se la popolazione risulta eterogenea da un punto di vista delle lingue parlate.

Come possiamo, quindi, prevenire le incomprensioni interculturali? Alla base di tutto, c'è una educazione più attenta su questi temi e una maggiore conoscenza degli altri e consapevolezza sui propri bias, attraverso:

Una formazione continua sulla diversità. Non soltanto una tantum, ma un lavoro costante e a più riprese. La prima e la seconda “mano di vernice” come a me piace definirla! Cioè, la necessità di ripassare anche i basic per più volte senza fermarsi ai primi commenti del tipo “ma abbiamo già fatto questa roba qui!”.

• Informarsi sui diversi background delle persone che lavorano nell'organizzazione. Solo attraverso la consapevolezza e la comprensione degli specifici background culturali è possibile adottare misure per prevenire i conflitti che ne derivano.

• Celebrare le differenze culturali. Piuttosto che considerare le differenze culturali esclusivamente come cause di incomprensioni e attriti, esse dovrebbero essere celebrate sul posto di lavoro e viste come opportunità di crescita e di apprendimento di nuovi modi di affrontare le varie situazioni. Ad esempio, onorare le date significative per tutte le religioni sul posto di lavoro è un ottimo modo per educare i dipendenti alle altre culture e accogliere anche i lavoratori di diverso credo religioso e spirituale.

In generale, una strategia ecosistemica per prevenire i malintesi interculturali consiste nell’istruirsi sulle diverse culture, mettere in pratica queste idee e continuare a imparare attraverso l’esperienza con colleghi, clienti e collaboratori diversi. Anche se ci sono molte potenziali insidie da evitare in caso di conflitti interculturali, la maggior parte delle persone apprezza lo sforzo genuino di chi si unisce con rispetto alle abitudini, ai comportamenti e alla lingua di chi condivide un pezzo di vita insieme a loro. Insomma, di chi decide di essere cittadino del mondo fino in fondo.

*Partner di Newton Spa


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