Come l’economia europea è sommersa dai contanti
Ridurre l’uso del «cash» può davvero mettere alle strette evasione fiscale e criminalità? Oppure si rischiano di creare disagi per i cittadini onesti? Un’analisi del centro interuniversitario Transcrime non lascia troppi dubbi: il contante regna sovrano, e non è una bella notizia
a cura di Transcrime - Università Cattolica
7' di lettura
Ridurre l'uso del contante può davvero combattere evasione fiscale e criminalità? Oppure c'è il rischio che a subirne le conseguenze siano anche i cittadini onesti? Per provare a rispondere a queste domande è utile valutare diversi fattori. Primo: se e in quale misura il contante sia usato da evasori e criminali, in Italia e all'estero. Secondo: quanto sia invece utilizzato nelle transazioni legali. Terzo: quali paesi oltre all'Italia hanno già introdotto soglie sul contante e con quali conseguenze.
La premessa è che il contante, non essendo per sua natura tracciabile, è difficile da misurare. Ci si muove a vista (del portatore) e ogni analisi empirica può solamente basarsi su proxy indirette, indagini campionarie e casi studio.
Cash is still king
Nelle attività criminali, come dichiarato da Europol nel suo rapporto del 2015, «cash is still king». Il traffico di stupefacenti, tra le maggiori fonti di ricavi illeciti in Europa, è ancora un mercato ad alta intensità di contante. Così il traffico di migranti. Il trasporto di banconote di grosso taglio (200 euro o 500 euro - questi ultimi non più stampati dal gennaio 2019) è ancora il modo prediletto di trafficanti colombiani, turchi, cinesi, italiani per trasferire fuori dall'Europa i proventi criminali di stupefacenti, corruzione, scommesse, sfruttamento del lavoro e della prostituzione.
Uno studio su dati della polizia olandese ha dimostrato l'esistenza di gruppi specializzati nel trasporto di contanti conto terzi tramite l'uso di centinaia di corrieri. Servizi pagati a caro prezzo (10%-17% del valore trasportato) ma somme consistenti, circa 300 mila euro a corriere.
Anche nel riciclaggio di denaro il contante è ancora fondamentale.
I dati Europol mostrano che quasi il 40% delle segnalazioni sospette emesse in Europa dai soggetti obbligati (ad esempio banche, money transfer, avvocati e notai) riguarda l'uso anomalo di contante. Secondo l'ultimo rapporto annuale dell'Uif (Unità d'informazione finanziaria), in Italia ha a che fare con le operazioni in contante il 21% delle segnalazioni sospette (44% considerando anche le rimesse tramite money transfer). E i sequestri di contante da parte della Guardia di Finanza in violazione della circolazione transfrontaliera sono in crescita: 20 milioni di euro tra il gennaio 2018 e il giugno 2019.
Contante ed evasione fiscale
Un discorso a parte va fatto per l'evasione fiscale. Il contante è la benzina dell'evasione di piccolo taglio: il "nero" dei professionisti in Italia rappresenta, secondo l'Agenzia delle Entrate, la maggior parte dell'evasione - gran parte dei 190 miliardi di euro stimati di economia sommersa. Ma è un carburante anche per gli schemi più complessi, come le false fatturazioni. Imprese cartiere - spesso infiltrate dalle mafie come dimostrato da processi come Aemilia o Martingala - emettono servizi per fatture false verso imprese beneficiarie.
Si fanno pagare con bonifico e poi restituiscono ai clienti la stessa somma in contante (off-the-record) dopo aver trattenuto una commissione per il servizio. Si creano quindi dei fondi neri cash che emittenti e beneficiari possono usare per altri scopi illeciti (ad esempio pagare in nero i lavoratori, o corrompere qualche amministratore) oppure riciclare nell'economia legale.
Non è un caso che i paesi europei dove si usa più contante siano anche quelli con i più alti tassi di economia sommersa e corruzione, come mostrato da Transcrime - Università Cattolica nel suo rapporto MORE. È vero che correlazione non è sinonimo di causalità, ma il nesso è evidente. Anche in Italia, un recente studio dell'UIF a livello comunale ha dimostrato la correlazione tra uso anomalo del contante e indicatori di economia sommersa e criminalità organizzata.
Le abitudini di pagamento di italiani ed europei
Se il contante è re nelle abitudini di criminali ed evasori, quanto piace ai cittadini italiani ed europei? L'ultima survey della Banca centrale europea mostra che il contante rappresenta ancora il 79% dei pagamenti giornalieri degli europei (il 54% in valore). Ma soprattutto per i pagamenti di piccolo taglio. Solo il 10% delle transazioni cash analizzate riguarda infatti beni o servizi sopra i 100 euro. In Italia, ad esempio, la transazione media in contante è inferiore a 14 euro. Ciò significa che l'imposizione di una soglia a 1.000 o 2.000 euro riguarderebbe una frazione ridotta delle spese in banconote.
Ovviamente paesi diversi hanno abitudini e preferenze diverse. Usando una proxy - il cosiddetto cash-ratio, ossia la frazione dei pagamenti in contante sul totale delle transazioni - Europa dell'Est, Germania e Austria emergono come i paesi in cui si usa più contante (sopra l'80% del totale dei pagamenti). Il contante è ancora nel Dna dei tedeschi, che lo usano sia per spese di piccolo taglio che per quelle più consistenti: secondo l'associazione delle concessionarie tedesche, il 67% delle compravendite di auto in Germania è in contante (il che spiega l'opposizione dell'industria automobilistica all'introduzione di soglie massime). E in molti negozi e settori si possono ancora trovare i Barzahler-Rabatt, ossia gli sconti per chi paga in contante, mentre è molto più difficile trovare dei terminali Pos.
E in Italia? L'Italia si pone nella fascia alta della classifica, ma sotto Germania ed Europa dell'est. Però l'uso del contante varia enormemente tra nord e sud del paese, e tra aree urbane e piccoli comuni. Se in media a Milano sono in contante poco più del 60% dei pagamenti, in provincia di Crotone e Vibo Valentia superano il 90 per cento. E questo nonostante il tasso di terminali Pos pro capite sia il s econdo più alto in Europa. Contraddizione difficile da spiegare, se non pensando alla legge che obbliga gli esercenti a dotarsi di strumenti di pagamento elettronico ma che finora ha sorvolato su controlli e sanzioni per chi viola la normativa.
La situazione negli altri paesi
L'Italia è tra i 16 paesi europei che hanno introdotto soglie massime per gli acquisti in contante. Un numero in rapida ascesa (erano 4 nel 2008). I paesi europei che nel corso degli ultimi anni hanno ulteriormente diminuito la soglia massima sono sei. Soltanto l'Italia l'ha aumentata, nel 2016. Attualmente i limiti massimi vanno dai 500 euro della Grecia e della Slovenia ai 15.000 euro della Polonia.
Sono 12 invece i paesi europei che non hanno posto limiti all'uso del cash. Tra questi, la Germania, l'Austria, Malta, Cipro, ma anche il Regno Unito e la Svezia. Ma ci sono variazioni sul tema: in Italia, Spagna e Francia, le soglie per i non residenti sono molto più alte (10 o 15mila euro) che per i locali; in Danimarca, dove c'è un limite massimo, alcune categorie, tra le quali banche e professionisti, possono ricevere pagamenti cash, mentre in Belgio in alcuni settori (ad esempio quello immobiliare) il contante non si può proprio usare, nemmeno sotto soglia.
Esistono poi paesi, come l'Olanda, dove non vigono limiti ma gli esercenti sono obbligati a riportare transazioni in contante sopra certe soglie (ad esempio 25mila euro per le concessionarie). In realtà, la Direttiva antiriciclaggio prevede l'obbligo di due diligence sul cliente (ed eventuale segnalazione sospetta) da parte di tutti gli esercenti della Ue che vendono beni sopra i 10mila euro. Ma non è dato sapersi se e quanto questo obbligo sia rispettato.
Limiti al contante, rischi e insegnamenti
Questa analisi ci restituisce due insegnamenti. Primo: la presenza di soglie non è sufficiente per ridurre l'uso del contante in un paese. Nonostante l'assenza di limiti, in Svezia o in Inghilterra i cittadini continuano a preferire carte di credito e pagamenti mobile. Viceversa, in Grecia, che ha il limite più basso di tutta la Ue, le transazioni in contante rappresentano più dell'80% del totale. Le abitudini di pagamento dei cittadini dipendono da molti fattori: cultura (finanziaria), timori per la riduzione della privacy, livello di redditi percepiti in contante, siano essi legali o in nero, possibilità di accesso alle carte di credito, costi per i commercianti per dotarsi di Pos (e quindi livello delle commissioni bancarie).
La seconda considerazione è che l'eterogeneità nella regolamentazione del contante a livello europeo può generare fenomeni di displacement dei proventi illegali da quei paesi più restrittivi a quegli altri dove, causa assenza di limiti massimi e di controlli, è più semplice riciclare contante sporco. C'è un caso studio che lo racconta molto bene: un'organizzazione criminale raccoglieva cash da trafficanti di stupefacenti in tutta Europa, e, tramite corrieri, lo portava in un solo paese europeo. Qui, tramite una società schermo, veniva usato per acquistare auto di lusso di seconda mano e macchine industriali. E la stessa società esportava poi i veicoli nel medio oriente, sovrafatturando.
Dall'Iraq il denaro, ormai riciclato, veniva rispedito tramite money transfer ai trafficanti di droga da cui proveniva, previa sottrazione di una commissione per il servizio. In quale paese i criminali avevano deciso di installarsi? In Germania, in cui potevano acquistare macchine e veicoli in contanti senza alcun controllo. In conclusione, sicuramente l'introduzione di una soglia o l'abbassamento dei limiti all'uso del contante può contribuire a ridurre l'evasione di piccolo taglio, il riciclaggio di proventi di criminalità organizzata e frodi fiscali più complesse (come le false fatturazioni).
Per avere effetto sulle abitudini di pagamento, la misura dovrebbe essere accompagnata da altri interventi diretti a cambiare la cultura finanziaria dei cittadini, a garantire la tutela della loro privacy e soprattutto a ridurre le commissioni bancarie sull'uso delle carte. Inoltre sarebbe augurabile un intervento comunitario che armonizzi i limiti massimi in tutti i paesi. Questo per evitare che evasori e criminali italiani continuino ad avere vita facile oltre confine - in Germania, Austria, Svizzera, Malta e negli altri paesi dove il cash si può ancora spendere senza problemi.
Transcrime è il Centro interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Alma Mater Studiorum Università di Bologna e dell'Università degli Studi di Perugia. Il centro, diretto dal professor Ernesto Ugo Savona, ha sede a Milano e ha uno staff di più di 25 persone. Dal 1994 ha condotto più di 100 progetti di ricerca a livello nazionale ed internazionale.
Per approfondire:
● Viaggio a Goteborg, la città che ha dimenticato il contante
● Condoni e uso sregolato del contante, scelte dannose per lo Stato
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