GUIDA ALL'USO

Come si ricarica un’auto elettrica e ibrida plug-in

Fare il pieno di energia: passo dopo passo le procedure

di Nicola Desiderio

4' di lettura

Il rifornimento di auto ricaricabili (elettrica e ibrida plug-in) presso le colonnine pubbliche è facile, sicuramente più complicato a parole che nei fatti.

Questo tipo di auto è solitamente equipaggiato di due cavi: uno con spina Schuko, dotato di centralina di controllo incorporata per non sovraccaricare la rete domestica, ed uno con spine Mennekes per le prese CCS (Combined Charging System) a 7 pin. Quest'ultimo è quello che serve per la ricarica da una colonnina con corrente alternata e potenza che va da 3,4 a 22 kW. Nel caso la colonnina sia a pagamento, conviene prendere una presa per ogni mano e agganciare il cavo prima alla vettura in modo da ridurre i movimenti e non dover raccogliere successivamente l'altro capo del cavo. Alcune auto hanno lo sportellino nella zona posteriore, come quelle alimentate ad idrocarburi, altre anteriormente, poco dietro il passaruota o addirittura sul muso, nascosti nella calandra. I mezzi commerciali li hanno nella parte centrale, solo le Mercedes plug-in hanno il bocchettone di ricarica sul paraurti posteriore e cavi a spirale, più puliti da utilizzare perché non toccano terra. A questo proposito: meglio dotarsi di guanti, di detergenti oppure di salviette imbevute.

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Se invece si vuole effettuare una ricarica rapida, non ci sono problemi di pulizia perché le prese hanno maniglie apposite e si usano i cavi collegati direttamente alle colonnine. Quest'ultime ne hanno solitamente tre. Uno è in corrente alternata a bassa potenza, come le colonnine normali. Le altre due sono in corrente continua: una ha la spina CHAdeMo, standard giapponese utilizzato in pochi casi con potenza di 43 kW, l'altro ha almeno 50 kW e la spina CCS Combo, simile alla CCS, ma con 2 pin supplementari. Sulla maggiore parte delle vetture c'è una sola presa, la CCS Combo con la parte dei 2 pin supplementari protetta da un coperchio in gomma. In altre ci sono sia la CCS Combo sia la CHAdeMo.

La Taycan, unica auto ricaricabile al momento dalle colonnine a 350 kW e 800 Volt, ha due sportellini separati sui due lati della vettura, dei quali uno specifico per la ricarica ultrarapida a 270 kW. Le Tesla S ed X, che usano connettori specifici, si ricaricano sempre con i cavi delle colonnine, siano esse supercharger a ricarica rapida o destination charging da 22 kW. Le Model 3 per l'Europa hanno invece la presa CCS.

Per essere attivate, tutte le colonnine hanno un lettore magnetico e, per sbloccarle è necessaria la tessera di pagamento (alcune accettano anche la carta di credito) mentre alcuni operatori utilizzano anche una chiavetta, simile a quella per i distributori di bibite e merendine che si trovano nei luoghi pubblici. Ovviamente l'attivazione si può fare, ove possibile, anche tramite app, metodo che molti operatori si preparano ad adottare in modo esclusivo eliminando ogni supporto fisico e magnetico. Con l'app, si possono inoltre localizzare le colonnine libere e, in qualche caso, anche prenotarle. Una volta arrivati, l'app riconosce la posizione e permette di attivare il punto di ricarica. Se ci troviamo presso una colonnina semplice, lo sblocco sarà avvertibile con un “clack”: è il segnale che si può inserire la presa.

Una volta inserita, ci avvertirà un altro “clack”, auto e rete cominciano a dialogare e, se è tutto è in ordine, la app dà la possibilità di avviare l'erogazione dell'energia. Da questo momento in poi, le prese sono bloccate ed è impossibile scollegare i cavi. Solitamente, le vetture hanno led visibili esternamente e/o nei pressi dello sportellino che indicano lo stato del processo di ricarica. Spesso i dati sono visualizzati anche sulla strumentazione o inviati dalla vettura stessa al telefonino del proprietario, in vario modo: i kWh effettivamente caricati, il tempo dall'avvio e necessario per fare il pieno, in alcuni casi anche la potenza di ricarica, i chilometri percorribili e il ritmo di ricarica espresso in km per minuto. In base all'orario di partenza previsto, si possono programmare il tempo di rifornimento e la temperatura dell'abitacolo in modo da non utilizzare la batteria e non ridurre l'autonomia effettiva in marcia. Con l'app della colonnina invece ci sono solo i parametri e le funzioni legati all'energia erogata.

A ricarica terminata, per scollegare il cavo dalla colonnina bisogna agire sulla app dell'operatore o passando sul lettore il supporto magnetico (card o chiavetta). Anche in questo caso, si avvertirà un “clack” che ci avvertirà quando sfilare la spina dalla presa. Ci sono anche colonnine pubbliche gratuite, presso parcheggi, istituzioni, aziende, esercizi o centri commerciali. In questo caso, basta semplicemente collegare la vettura tramite il cavo con spine Mennekes e avviare la ricarica con l'apposito pulsante che si trova sulla colonnina. Il controllo a distanza è possibile solo con l'app di collegamento al veicolo.

Le Tesla, se ricaricate presso la loro rete proprietaria, vengono invece riconosciute automaticamente e possono godere di funzioni ancora più avanzate e personalizzate come la prenotazione, il calcolo esatto dei tempi dell'intero percorso, compresi quelli di ricarica, il preriscaldamento della batteria o l'adattamento delle caratteristiche della corrente erogata, in base all'efficienza e allo stato di salute della batteria stessa. Molte case si preparano a fare lo stesso, anche attraverso sistemi di connessione wireless tra la colonnina e il veicolo. In quel caso, non serviranno schede, chiavette o app, ma occorrerà solo collegare la vettura alla rete: penseranno loro a dialogare scambiandosi i dati utili sia per l'erogazione dell'energia, sia per il pagamento.

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