Professionisti

Commercialisti verso la ripartenza: già adeguato uno studio su due

Distanze e tecnologie per la Fase 2, ma resta il nodo liquidità: fatturato in calo per il 40%, mentre uno su tre ha già attivato la cassa integrazione

di Valeria Uva

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2' di lettura

Un commercialista su due si è già attivato per rivedere l’organizzazione dello studio, cambiando la disposizione degli spazi e adottando altre misure per garantire la sicurezza dei collaboratori e l’accesso in studio. Nonostante le preoccupazioni per la mancanza di liquidità, i professionisti della consulenza economica sono già al lavoro per la ripartenza, anzi, di fatto, praticamente nessuno si è fermato.
Queste sono le prime indicazioni che arrivano da un sondaggio realizzato da Aidc (associazione italiana dottori commercialisti ) di Milano su un campione di oltre 8.500 colleghi.
Quello che emerge , appunto, è che praticamente tutti (il 98% del campione) hanno continuato a lavorare nonostante l’emergenza Covid. Solo il 2% degli studi professionali è rimasto chiuso, mentre l’85% si è organizzato con lo smart working, non senza qualche difficoltà, tra cui l’accesso da remoto ad archivio e strumenti operativi.

La ripartenza

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I commercialisti si sono già mossi per la fase 2: il 46% degli intervistati si sta attivando per dotare gli studi di tutte le misure di protezione e sicurezza per il futuro accesso agli uffici e il 18% ha previsto o effettuato cambi dei layout degli spazi per facilitare il rispetto delle distanze tra i collaboratori. Non solo: nonostante le difficoltà economiche uno su tre ha in mente di effettuare investimenti per rafforzare la digitalizzazione dello studio.

Il nodo liquidità
Ma anche se la categoria ha risposto bene all’emergenza a preoccupare è l’immediato futuro: «I commercialisti hanno saputo organizzarsi rapidamente dal punto di vista operativo – commenta il presidente di Aidc Milano, Edoardo Ginevra - , anche ricorrendo in larga misura alla tecnologia per il lavoro a distanza, ma, è innegabile, vivono un momento di grandissima preoccupazione per il calo degli incassi riscontrato già in questo primo mese e per gli effetti, indotti dalla crisi dei loro clienti, attesi sul conto economico e sul cash flow dello studio nel medio periodo». E le interviste lo confermano: per il 46% la preoccupazione per il fatturato sia nel breve che nel medio periodo è alta, addirittura “molto alta” per un altro 23 per cento. Ma non c’è bisogno di guardare molto lontano per allarmarsi: già ora un terzo del campione ha visto ridursi gli incassi nell’ultimo mese di oltre il 40%, entrando automaticamente nella fascia interessata dai provvedimenti del Governo (dal bonus 600 euro ai microprestiti, basati in tutto o in parte su una diminuzione del fatturato di oltre il 33%) . Misure verso le quali Ginevra si mantiene critico: «I provvedimenti del Governo a supporto di una professione, quale la nostra, che anche in periodi di emergenza ricopre un ruolo decisivo nei gangli nodali del sistema Paese, sin qui sono stati del tutto insufficienti».

E a conferma della situazione già difficile attraversata c’è anche il ricorso agli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione è già una realtà per i dipendenti del 29% degli studi interpellati, mentre un altro 16% ci sta pensando.

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