il dibattito sulle specializzazioni

Commercialisti: Un equilibrio da cercare

di Giovanni Esposito (Napoli)

(Tetra Images / AGF)

2' di lettura

Pur ritenendo condivisibile l'opinione che la specializzazione possa essere la soluzione alla crisi della professione, nutrire dubbi che la strada indicata sia quella opportuna è fondato.

Il famigerato titolo di specialista sarebbe, alternativamente, riconosciuto a possessori di qualifica di professore o diploma universitario, a seguito di comprovata esperienza e tramite un percorso formativo. Partendo dal presupposto che, in assenza di eventuali esclusive, l'unica ratio rimane la garanzia, per il cliente, di affidarsi ad esperti, se la prima opzione appare sproporzionata, le altre due sembrano prive del requisito della ragionevole certezza.

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Se da una parte infatti, al fine di sentirsi qualificato a proporre l'accettazione o meno di una mediazione tributaria, il superamento di un concorso pubblico per professore associato francamente pare troppo; dall'altra, l'aver meramente esercitato attività nel settore è un parametro che suona poco come qualitativo e tanto quantitativo.

Ad ogni buon conto, in assenza di esperienza e competenza, ci sarebbe sempre la possibilità di divenire specialisti tramite un percorso formativo, affidato alle Saf (Scuole di alta formazione) costituite dagli ordini territoriali. Proprio l'ultima spiaggia dei corsi abilitanti è talmente densa di insidie da vanificare il nobile (ammesso che sia stato tale) fine che ci si era prefissi (leggasi competenza), salvo alimentare il mercato degli attestati a pagamento per professionisti in sofferenza già nel versare i contributi minimi previdenziali: invero in assenza di requisiti trasparenti sul reclutamento dei docenti, le prime esperienze testimoniano di colleghi privi della benché minima capacità didattica, di professori in economia aziendale che argomentano sul contezioso tributario e notai sulla contabilità degli enti locali. Al contempo, come se bastasse assistere (sonnecchiando) a qualche puntata di Quark per divenire archeologi, il riconoscimento del titolo di specializzazione verrebbe elargito con la mera presenza all'80% delle ore previste.

Ciò nonostante, ci sarebbe tanto da fare per gli interessi della categoria. Essere maggiormente parsimoniosi nella gestione della nostra Fondazione, nella quale, per contributi privi di validità e interesse scientifico, vengono riconosciuti corrispettivi superiori agli assegni di ricerca del Cnr. Ancora tanto ci sarebbe da fare su requisiti e risorse organizzative proporzionali alla complessità dell'incarico da svolgere, come timidamente tentato dal Dl 83/2015, abortito sul nascere. Diversamente si preferisce non vedere che incarichi lautamente retribuiti svolti in assenza anche di una segretaria a libro paga, è grave indizio di subappalto e sfruttamento di giovani e bisognosi colleghi.

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