Commercio, bandi e botteghe a un euro per la rinascita
A Mestre una app diventa una sorta di vetrina digitale per caricare sconti ed eventi
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Perché chiudono i piccoli negozi? Nelle pagine dei giornali locali si raccontano ormai quotidianamente le storie di attività con alle spalle anni di attività. Nel Bellunese, dove già più di un paese è rimasto senza neanche una bottega, lo scontrino elettronico è stato indicato come il principale sospettato per la chiusura del negozio di alimentari di Vincenzo e Laura: dal 1949 era un punto di riferimento per la comunità del longaronese, e i titolari hanno raccontato che nei giorni della tragedia del Vajont i militari salivano al forno Sacchet per comprare il pane. Il piccolo punto vendita si trovava a Podenzoi, frazione di 200 anime prima nel comune di Castellavazzo, poi fuso con Longarone, e dal 2 gennaio non ha più alzato la serranda.
A Belluno un’altra chiusura “storica”; quella di Baggetto, il commerciante edicolante Ervinio Baggio, 76 anni di cui 65 dietro al bancone senza un giorno di malattia. Secondo i numeri della Camera di Commercio di Treviso Belluno, quello dei negozi di montagna è uno stillicidio: al 30 settembre 2019 erano attive 1.819 sedi d’impresa, in calo di 74 unità in un anno, in un anno ha chiuso una attività ogni cinque giorni.
Non c’è solo la necessità di dotarsi di un registratore di cassa in grado di emettere lo scontrino elettronico: serve una linea internet, anche in zone in cui anche i telefoni cellulari faticano ad avere campo.
«Il tour de force per aggiornarsi e adeguare i propri registratori di cassa ha comportato – ha detto Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza - una spesa media che va dai 300 ai 700 euro a negozio. Abbiamo fatto di tutto per scongiurare e attenuare l’impatto di questa ennesima incombenza per le imprese del settore, riuscendo a ottenere rinvii e moratorie sulle sanzioni, oltre ad un credito d’imposta del 50% sulle relative spese sostenute, ma sta di fatto che il problema di fondo resta: lo Stato fa pagare ancora una volta alle imprese gli oneri organizzativi ed economici di una digitalizzazione che va a tutto vantaggio solo del Fisco».
Le ricerche di una soluzione seguono strade diverse: a Mestre, in ottobre, ha debuttato il progetto Shopping District (finanziato dal Comune), con l’obiettivo di rivitalizzare il tessuto commerciale cittadino puntando sulla collaborazione tra Amministrazione comunale, associazioni di categoria, Camera di commercio e imprese commerciali. C’è anche una app realizzata da Infocamere (Fai Centro!): è una sorta di vetrina digitale di prodotti e servizi per i cittadini, cui si aggiungono informazioni su promozioni, parcheggi ed eventi. I negozi sono geolocalizzati e hanno la possibilità di caricare i propri volantini e le proprie informazioni, di lanciare sconti e coupon, di descrivere la propria offerta commerciale, il tutto a portata di smartphone e in più lingue.
Nel Pordenonese, l’Ascom ha proposto di portare a un euro - o comunque a un prezzo simbolico - l’acquisto di una proprietà immobiliare sfitta per favorire commercio e residenzialità nelle valli. E a Cordenons l’amministrazione comunale ha preparato un bando da 20mila euro per interventi di migliorie nei negozi; insieme alla riduzione del 7% della Tari, si spera in un effetto incentivante per l’intero settore.
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