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Commercio moderno, nel secondo semestre sprint di aperture

Nel 2023 le inaugurazioni previste sono 2.900 con il recupero dell’abbigliamento mentre rallenta leggermente la ristorazione. Stabili all’1% le cessazioni

di Enrico Netti

4' di lettura

Nel secondo semestre sono 1.650 le nuove aperture attese per le insegne del commercio moderno, il raddoppio rispetto le 820 inaugurazioni del 2019. Nel corso dell’intero 2023 si parla invece di 2.900 aperture, indiretta conferma del clima di fiducia delle insegne. Il trend di chiusura di punti vendita si conferma debole anche nel II semestre 2023, con un numero di chiusure previste che si attesta a circa l’1%: la riduzione dei ricavi indicata come causa principale da 6 retailer su 10. È quanto emerge dal consuntivo dei piani di sviluppo realizzato dal Centro studi Confimprese, in collaborazione con Global Strategy, sulla base dei propri associati. Si evidenzia così un trend positivo nonostante il momento poco felice alla luce del difficile trend dei consumi a cui si aggiungono le crisi internazionali. La contro mossa del retail è allargare la rete distributiva seguendo un modello di business che le trasformi da vertical retailer a phygital marketplace per ospitare marchi esterni adatti a soddisfare i diversi stili di vita del consumatore. «Nonostante il successo dell'online e sia pure nelle difficoltà che il Paese sta attraversando, il retail da segnali di positività - commenta Mario Resca, presidente Confimprese cui fanno capo oltre 450 brand commerciali, 90mila punti vendita e 800mila addetti, durante il Retail Summit –. Le nostre insegne hanno reso più vivi i centri città e i centri commerciali aprendo una media di circa mille negozi dal 2019 al 2022. Il 2021 è stato un anno di razionalizzazione per il retail, messo in ginocchio dalla pandemia e dalle chiusure prolungate degli esercizi commerciali, mentre il 2022 si è aperto con una maggiore consapevolezza sulla strategia da seguire per il rafforzamento della rete distributiva. Eventuali rallentamenti nei piani di sviluppo si vedranno nel 2024».

Chiusure stabili

Resta sostanzialmente stabile all’1% il trend delle chiusure. Le cause rimangono legate alla riduzione dei ricavi per 6 aziende su 10, mentre il 40% ha in programma interventi di razionalizzazione della rete distributiva. L’esiguo numero si distribuisce equamente tra centri commerciali, outlet, retail park e vie dello shopping nelle grandi città e negozi di prossimità nelle città di provincia. Le chiusure risultano principalmente dettate dalla riduzione dei ricavi e dai processi di razionalizzazione della rete. Le chiusure dettate dall’eccessiva onerosità della location invece calano di circa il 20% rispetto a quanto registrato nel I semestre 2023. Sullo sfondo permane la criticità nel fare incontrare domanda e offerta di personale. Alle aziende associate a Confimprese mancano 3mila persone tra personale di vendita, magazzino, cassieri, cuochi, addetti di sala, alla griglia e camerieri. Le difficoltà maggiori per la ricerca di manodopera si riscontrano al Nord. Più ricettivo il Sud, che al momento rappresenta un serbatoio da cui attingere risorse. L’essere sempre più luoghi di aggregazione rende i centri commerciali il posto dove le catene vogliono essere presenti anche con contrastare l’e-commerce. Così 8 retailer su 10 scelgono i centri commerciali, outlet e retail park con una predominanza di retailer di abbigliamento-accessori pari al 91% e della ristorazione (80%). Le vie dello shopping e i negozi di prossimità sono il canale privilegiato per l'80% degli operatori di “altro retail” come casa-arredo, ottica, entertainment, benessere e cura persona, elettronica. La percentuale scende al 60% per la ristorazione e al 45% per abbigliamento-accessori.

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Le insegne più attive

RIspetto al recente passato ora sono le catene più attive nelle nuove aperture sono quelle dell’abbigliamento seguite da quelle della ristorazione. Sul gradino più alto del podio c’è Teddy Group (Terranova, Rinascimento, Calliope) che entro la fine dell’anno aprirà 43 nuovi punti vendita di cui 24 in franchising e 19 diretti. Segue Inticom (Yamamay, Carpisa) con 20 nuovi esercizi commerciali prevalentemente in franchising (14) e Compar con 16 aperture di cui 6 diretti e 10 in franchising. Se segnalano anche le 9 aperture di Stroili e le 6 di Primadonna. Nella ristorazione dopo lo sprint visto nella prima parte dell’anno ora rallenta la corsa. L’azienda che apre il maggior numero di ristoranti di proprietà, ben 16 è Porcavacca, casual food toscano specializzato nella cucina a base di carni selezionate. Segue 101 Caffè con 15 solo in franchising. Anche Penta Group continua nelle aperture di punti vendita a marchio La Yogurteria e ne prevede 11 entro la fine dell'anno. Numeri più contenuti per Befed, attivo nel galletto cotto alla brace, che apre 4 pub e per Capatoast, catena di toasterie, che prevede 3 nuovi punti vendita. Nell’altro retail (arredo casa, ottica, entertainment, elettronica, telefonia, salute & benessere) il gruppo spagnolo Thc con l’insegna La casa de las Carcasas, specializzato nella vendita di accessori per telefonia, apre 20 nuovi negozi di proprietà diretta. Jean Louis David apre 9 saloni di bellezza di cui 7 in franchising, mentre, Equivalenza, etailer spagnolo specializzato nelle profumerie, conta su 7 negozi al pari di Wind Tre. Seguono L'Erbolario con 6, Morellato e Nashi Argan con 5 punti vendita.

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