fmi: da italia rischio contagio

Commissione Ue: Italia a rischio procedura per deficit eccessivo, previsto al 2,9% nel 2019

dal nostro corrispondente Beda Romano

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4' di lettura

BRUXELLES – La Commissione europea ha pubblicato stamani previsioni economiche che prevedono un forte aumento del disavanzo pubblico italiano sia nel 2019 che nel 2020. Le nuove stime danno sostanza al giudizio negativo di Bruxelles sulla Finanziaria per l'anno prossimo, oggetto da settimane di un braccio di ferro con Roma. In una conferenza stampa, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha esortato ancora una volta il paese a rispettare le regole di bilancio.

La Commissione europea prevede che il deficit aumenti gradualmente, dall’1,9% nel 2018, al 2,9% nel 2019, al 3,1% del Pil nel 2020 (1,8, 2,4 e 2,1% le stime del governo Conte). L’anno prossimo «la spesa pubblica è destinata ad aumentare significativamente sulla scia dell’introduzione di un salario minimo (il cosiddetto reddito di cittadinanza, ndr), maggiore flessibilità nel pensionamento anticipato, e un incremento degli investimenti», si legge nella documentazione pubblicata stamani. Intanto il Fmi ribadisce le proprie stime sull'Italia. Nel Regional Economic Outlook per l'Europa, prevede una crescita dell'1,2% per il 2018, dell'1,0% per il 2019 e dello 0,9% per il 2020. Nel 2017 l'Italia era cresciuta dell'1,5 per cento. «I rendimenti dei bond in Italia sono saliti ai massimi da quattro anni a causa delle difficoltà a formare un governo e delle incertezze politiche. Finora il contagio ad altri mercati è stato contenuto ma c'è una considerevole incertezza e il contagio da futuri stress potrebbe essere notevole soprattutto per le economie con fondamentali macroeconomici più deboli e limitati cuscinetti di bilancio».

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Anche sul fronte economico, la Commissione europea appare assai più pessimista del governo Conte. In buona sostanza, Bruxelles non crede che il rilancio della spesa pubblica possa realmente aiutare una congiuntura in frenata, che in Italia è spesso trattenuta da grandi corporazioni e piccoli monopoli. La crescita è prevista all’1,2% nel 2019 e all’1,3% nel 2020 – rispetto alle stime del ministero dell'Economia che punta rispettivamente all’1,5 e all’1,6 per cento.
Nel suo atteso rapporto di oggi, 8 novembre, lo stesso esecutivo comunitario sottolinea che le sue stime di crescita sono soggette a «elevata incertezza» e a «intensi rischi al ribasso». Tra le altre cose Bruxelles avverte che «un aumento prolungato dei rendimenti sovrani peggiorerebbe le condizioni di finanziamento delle banche, riducendo ulteriormente l’offerta di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe indurre un calo degli investimenti privati».

Sempre la Commissione europea spiega che «le misure previste potrebbero avere un impatto minore sulla crescita». E aggiunge: «L’incertezza sulle politiche di governo potrebbe pesare sulla fiducia e sulla domanda interna. Inoltre, lo smantellamento di riforme strutturali non è un buon presagio né per l’occupazione né per la crescita potenziale». Il giudizio della Finanziaria non potrebbe essere più negativo, dopo che Bruxelles ha deciso di respingere clamorosamente la bozza presentata dal governo Conte.
Da settimane ormai il paese rischia una procedura per debito eccessivo, tenuto conto che il bilancio del 2019 è in violazione del Patto di Stabilità e rimette drammaticamente in discussione il risanamento graduale delle finanze pubbliche (Bruxelles prevede un debito stabile intorno al 131% del Pil nel 2018-2020). Il governo Conte è chiamato a presentare cambiamenti alla Finanziaria entro il 13 novembre, in vista delle opinioni di bilancio che la Commissione dovrebbe presentare il 21 novembre.

Ha detto in una conferenza stampa qui a Bruxelles il commissario Moscovici: «Bisogna rispettare le regole, la Commissione deve applicarle e non può fare altrimenti che agire nel quadro delle regole. Spero in una soluzione comune, voglio un dialogo con l’Italia». Che ha aggiunto: «Sono stato sempre a favore della flessibilità quando un Paese ha per esempio conosciuto catastrofi naturali, ma esistono regole e dobbiamo farle rispettare».
Dai dati di oggi emerge che l'Italia non sta neppure rispettando gli impegni presi per il 2018. Per questo motivo, probabilmente, l’uomo politico ha voluto ribadire: «La parola compromesso parlando del rapporto con Roma non mi piace (…) Possiamo avvicinare le nostre posizioni, ma rispettando le regole. Non è possibile che un governo scelga qua e là alcune regole a discapito di altre (…) Spero in un riavvicinamento, in una soluzione. Ma non è possibile tagliare la pera in due».Peraltro, sempre Bruxelles si aspetta un ulteriore aumento del disavanzo nel 2020, al 3,1% del Pil.
Come già detto, i dati comunitari stonano non poco con quelli del governo Conte. Nei fatti, rebus sic standibus, l’esecutivo italiano rischia di incorrere in una seconda procedura comunitaria, questa volta per deficit eccessivo, se il disavanzo pubblico dovesse veramente aumentare oltre la soglia del 3,0% del Pil, come prevede la Commissione nel suo rapporto di questa mattina.
Da un punto di vista politico, la batteria di dati pubblicata oggi rafforza la mano dell'esecutivo comunitario nel suo braccio di ferro con Roma, tanto più che il deficit strutturale, al netto del ciclo economico, è previsto quasi raddoppiare tra il 2018 e il 2019, dall’1,8 al 3,0% del Pil. Si deve presumere che gli stessi partner europei guarderanno con nuova preoccupazione all’andamento delle finanze pubbliche in un paese con un debito elevatissimo, ritenuto un evidente pericolo per la stabilità della zona euro.

Le previsioni sul saldo di bilancio
In percentuale del Pil
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