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Como, 34 arresti per turbativa d’asta bancarotta e false fatturazioni

Tra gli arrestati anche noti professionisti del capoluogo lariano

di Stefano Elli

3' di lettura

Un giro milionario di fatture false, cooperative fasulle, turbativa d’asta e bancarotte fraudolente, ha portato oggi a Como all’arresto di 34 persone in una operazione interforze condotta dal comando provinciale lariano della Gdf, del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Como delle compagnie di Como e Olgiate comasco e della Squadra mobile di Milano. Nella maxi operazione sono finiti pure noti professionisti locali e uomini considerati vicini alla cosca calabrese della famiglia Piromalli. Tra i professionisti coinvolti spiccano i nomi di Bruno De Benedetto e Paolo Lanzara.

De Benedetto è accusato di turbativa d’asta, per la gara indetta dal Comune di Como per la gestione del ristorante di Villa Olmo (ma è sotto accusa pure per la vicenda del Lido di Villa Olmo e della gara per il lido Open di Villa Geno) e per la bancarotta del ristorante del centro Pane & Tulipani.

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Per quest’ultimo fallimento è finito ai domiciliari anche il commercialista Paolo Lanzara, uno dei membri del collegio sindacale di Acsm-Agam, la municipalizzata che riunisce l’erogazione di utilities nelle città di Monza, Como, Lecco, Sondrio e Varese. Nel corso dell’inchiesta sono anche emersi reati in materia tributaria e fallimentare le cui modalità e tecniche sarebbero state ideate da altri due professionisti: Massimiliano Ficarra (commercialista, titolare dello studio Ma.Gi.Sa, con sede a Gioia Tauro ) e Cesare Giovanni Pravisano (Già funzionario della ex Banca popolare Commercio ed Industria di Milano). Ficarra e Pravisano utilizzando le rispettive competenze , si legge nel comunicato stampa della procura di Como, avrebbero «ideato ed attuato un sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale, ininterrottamente replicato dal 2010, attraverso la sostituzione di società dolosamente e preordinatamente destinate al fallimento (consorzi e società cooperative di lavoro) con nuovi veicoli societari costituiti con la medesima finalità».

L’articolato sistema secondo le indagini avrebbe portato all’emisione di false fatture per oltre 24.500.000 euro emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti. E un piccolo esercito di “cartiere”, società mascherate da cooerative come “La libellula” con sede a Lentate sul Seveso, “La Lazzatese”, “La farfalla”, “La nuvola”, “Futura”, “Consorzio Fi.Ma), tutte con sede a Lazzate. “Il faro” con sede a Senago, “4S” con sede a Lomazzo, il Consorzio Marea con sede a Cermenate. E ancora la cooperativa “Arbo” (di Capiago Intimiano); la “Appianese”, “Il Sorriso”, il “Fiordaliso”, “Biancofiore”, “La Ginestra”, tutte di Cantù.

Nel comunicato firmato dal procuratore della Repubblica di Como si descrivono anche le modalità operative degli illeciti: le cooperative di lavoro venivano costituite «quali soggetti giuridici di comodo intestati a prestanome e di fatto gestite da consorzi, nonché utilizzate come meri contenitori di forza lavoro e soggetti fiscali su cui dirottare gli oneri tributari e previdenziali, mai assolti nel decennio di attività; i consorzi rappresentavano il soggetto passivo d'imposta, dotato di un DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva ) fiscalmente in regola; presentavano le prescritte dichiarazioni fiscali e avevano alle dipendenze solo personale con funzioni amministrative regolarmente assunti; per la realizzazione del sistema fraudolento era necessario che le cooperative emettessero fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei consorzi.

Nelle fatture venivano falsamente addebitati i costi del personale. Veniva così consentito l'abbattimento dell'ingente debito IVA scaturito dalla fatturazione delle prestazioni al consorzio, nonché un risparmio dei contributi previdenziali e assistenziali che il consorzio avrebbe dovuto sostenere nel caso avesse assunto i dipendenti delle varie cooperative».

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