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Compagnie aeree in salute anche nel 2019. Iata stima utili per 35,5 miliardi di dollari

dal nostro inviato Gianni Dragoni

(AFP)

5' di lettura

Il trasporto aereo mondiale continua a godere di ottima salute e a macinare profitti. La Iata, associazione mondiale dei vettori, stima per l'anno prossimo utili netti globali di 35,5 miliardi di dollari per le compagnie di tutto il mondo. Un importo superiore del 10% ai 32,3 miliardi di utili netti attesi per quest'anno, una stima aggiornata che ha ridotto quella di 33,8 miliardi annunciata il 4 giugno scorso.

Dieci anni consecutivi di profitti
Le previsioni sono state annunciate a Ginevra dal direttore generale della Iata, Alexandre de Juniac, insieme al capo economista, Brian Pearce. «Ci si aspetta che il 2019 sarà il decimo anno consecutivo di profitti e il quinto consecutivo nel quale le compagnie daranno un ritorno sul capitale superiore al suo costo, creando valore per gli investitori», ha detto Pearce. Il record di profitti è stato raggiunto nel 2017, con 37,7 miliardi di dollari. La stima è riferita a tutte le compagnie mondiali, incluse le low cost, che in buona parte non fanno parte dell'associazione (come Ryanair e easyJet, anche se de Juniac ha detto che con queste compagnie ci sono contatti e che sarebbero «più che benvenute»).

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Il caso Alitalia
I dati sono globali e ci sono alcune eccezioni. Poche compagnie sono in perdita, in particolare Alitalia, per la quale in via ufficiosa si stima una perdita tra i 350 e i 380 milioni di euro. Ma la fotografia complessiva dei profitti rende ancora meno comprensibili i continui risultati negativi della compagnia italiana. A livello di grandi regioni, tutte le aree mondiali guadagnao (soprattutto NordAmerica, Asia-Pacifico ed Europa), l'unica in rosso è l'Africa. Sugli aiuti pubblici ad Alitalia versati dallo Stato de Juniac non ha fatto commenti, si è limitato a dire che «la materia riguarda i rapporti tra Alitalia e l'Unione europea, ci sono alcune questioni pendenti tra Alitalia e il governo italiano e la Ue». A una domanda del Sole 24 Ore sul progetto allo studio delle Ferrovie dello Stato per il salvataggio di Alitalia de Juniac ha risposto: «Se dovessero fare l'operazione la linea aerea continuerebbe a far parte della nostra associazione. Ovviamente non ne farebbe parte la società azionista».

Aumento dei passeggeri robusto
«Abbiamo un cauto ottimismo per il 2019», ha detto de Juniac. «Con un margine di guadagno netto del 4%, il primo punto da enfatizzare è che questo è un risultato simile al 2018. Data la depressione nei mercati, questa potrà sembrare una sorpresa ad alcuni. La domanda è forte. E abbiamo assistito a una forte riduzione del prezzo del carburante». La stima di risultati positivi è basata su una robusta domanda. I passeggeri globali dovrebbero aumentare del 5,8% a 4,59 miliardi, dai 4,34 miliardi di quest'anno. I passeggeri per km dovrebbero aumentare del 6%, un po' meno della crescita del 6,5% di quest'anno. Per le merci è attesa una crescita del 3,7%, rispetto al 4,1% quest'anno.

Cala il prezzo del petrolio
«Nel 2018 c'è stata una riduzione dei profitti per l'aumento dei costi. Ma l'improvvisa riduzione del prezzo del petrolio fa prevedere una crescita degli utili l'anno prossimo, mentre nonostante alcune incertezze nei mercati non prevediamo una recessione, il Pil mondiale dovrebbe crescere del 3,1%», ha detto Pearce. I ricavi globali delle compagnie quest'anno dovrebbero salire a 821 miliardi di dollari (+8,7% sul 2017) e la previsione per il 2019 è che aumentino del 7,7% a 885 miliardi. Il costo del carburante quest'anno è stimato in crescita da 149 a 180 miliardi, nel 2019 dovrebbe salire a 200 miliardi. Il prezzo medio del petrolio quest'anno è stimato pari a 73 dollari al barile, rispetto ai 54,9 dollari del 2017. Per il 2019 è prevista una riduzione a 65 dollari al barile.

Gli utili più alti in NordAmerica
I risultati attesi variano secondo le aree geografiche. Le compagnie che stanno meglio sono quelle americane. Per il NordAmerica è stimato un utile netto di 14,7 miliardi di dollari quest'anno (18,7 miliardi nel 2017) e di 16,6 miliardi nel 2019. In Europa è stimato un utile netto di 7,5 miliardi quest'anno (8,2 miliardi nel 2017) e di 7,4 miliardi nel 2019. In Asia-Pacifico quest'anno è previsto un utile di 9,6 miliardi (9,9 miliardi nel 2017) e nel 2019 di 10,4 miliardi. Nel Medio Oriente è stimato un utile di 0,6 miliardi quest'anno (0,7 miliardi nel 2017) e 0,8 miliardi nel 2019. In America Latina è stimato un utile di 0,4 miliardi quest'anno (0,5 miliardi nel 2017) e 0,7 miliardi nel 2019. Resta in rosso l'Africa, con una stima di 0,4 miliardi di perdite nette quest'anno, in peggioramento di 100 milioni sul 2017, e con una previsione di perdita di 0,3 miliardi nel 2019.
Malgardo i risultati positivi i vertici della Iata avvertono che il margine di profitto rimane sottile. «L'utile previsto per il 2019 è di 7,75 dollari in media per ogni passeggero, rispetto ai 7,45 dollari di quest'anno. Una nuova tassa di un dollaro, un aumento dei diritti o una variazione del prezzo del petrolio può mangiarsi questo margine», ha detto de Juniac. Il direttore generale della Iata ha aggiunto che «ci sono minacce alla libertà del volo. Una è Brexit, l'altra sono le guerre commerciali. Stiamo cercando soluzioni. Non sappiamo come si concluderà la vicenda Brexit, ma sappiamo che l'industria ha bisogno di maggiore chiarezza». Secondo la Iata se non ci sarà alcun accordo tra Ue e Gran Bretagna ci sarebbero conseguenze negative sul traffico aereo, possibili aumenti delel code per i controlli di sicurezza alle frontiere e rallentamenti nel trasporto merci. «Un qualche accordo ci vuole», ha commentato de Juniac.

Aumentano i ritardi
Un altro problema è la limitazione di capacità delle infrastrutture. Gli aeroporti non sono sufficienti a tenere il passo con l'aumento impetuoso della domanda. «Abbiamo un disperato bisogno di maggiore capacità», ha detto de Juniac. E ci sono i cronici problemi nella gestione dello spazio aereo. «L'estate 2018 in Europa - ha aggiunto il d.g. della Iata - è stata un caos di proporzioni epiche. I minuti di ritardo si sono gonfiati a 14 milioni alla fine di ottobre, il 53% in più del 2017: 14 milioni di minuti corrispondono a 26 anni», ha detto de Juniac. I problemi non sono limitati all'Europa. «C'è congestione nel Golfo persico. I ritardi in Cina stanno aumentando con la domanda che supera la crescita di capacità. E vediamo problemi simili in tutto il mondo».

Cresce l'occupazione
«La buona notizia è che le compagnie aeree assumono personale. Vediamo un aumento della forza lavoro del 2,2% nel 2019 a 2,9 milioni di lavoratori. E questo dopo una crescita del 3,1% e del 3,3% nel 2017».

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