Componenti, meno offshore e più resilienza. Il player locale torna in campo
La pandemia e le scosse geopolitiche hanno lasciato il segno sul modello delle supply chain. Ma la sostenibilità non è ancora una scelta prioritaria
di Alberto Annicchiarico
I punti chiave
3' di lettura
La catena si accorcia. La pandemia e le scosse geopolitiche hanno lasciato il segno sul modello delle supply chain nel mondo dell’auto. Secondo un’indagine di Capgemini Research Institute, che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, gli acquisti da località offshore sono diminuiti del 22%, in termini di valore, negli ultimi due anni. Con l’Europa a fare da battistrada (-25%). «Ciò ha contribuito a migliorare la resilienza, come dimostra la maggiore fiducia del mercato e la riduzione degli ordini arretrati. Ci aspettiamo che questa tendenza acceleri, spinta dalle politiche normative e governative, in particolare quelle relative alla crescente adozione di veicoli elettrici (Bev) e semiconduttori», commenta Eraldo Federici, Manufacturing, Aerospace & Life Sciences Director di Capgemini in Italia.
La spinta verso il nearshoring
La creazione di nuove catene di approvvigionamento per i Bev porterà a un aumento del ricollocamento. «Riteniamo che la regolamentazione, il miglioramento della trasparenza e l’aumento dell’affidabilità siano i principali fattori che spingono verso il nearshoring e ci aspettiamo che, a livello globale, vi sarà una diminuzione di forniture da località offshore pari al 19% nei prossimi due anni». Un esempio: il 70% degli intervistati sostiene che la maggior parte dei componenti per semiconduttori proviene da Cina, Taiwan, Giappone e Corea, ma solo la metà delle case considera affidabile l’attuale fornitura.
Sostenibilità frenata, ma la logistica green è il futuro
Dall’indagine Capgemini emerge però che la sostenibilità è la cenerentola, quando si parla di processo decisionale. Solo il 37% dei dirigenti intervistati dichiara di ritenerla una priorità. «Uno dei motivi di questa tendenza - secondo Federici - va ricercato in primis in una carenza di fornitori di materiali riciclati, nonché dei materiali stessi. Oltre ai fattori tecnici, le aziende dell’automotive hanno dovuto affrontare volatilità e tensioni geopolitiche. Poi è arrivato il timore di una recessione. Tuttavia, nel lungo periodo non si potrà fare a meno di una logistica green».
Una supply chain intelligente e matura
In realtà una catena di approvvigionamento sicura, sostenibile, resiliente e data-driven potrebbe diventare il maggior vantaggio competitivo, anche pensando al secolo cinese. Ma al momento scarseggia la fiducia tra produttori e fornitori: solo il 53% degli intervistati dispone di una supply chain intelligente e matura. «Si crea un ecosistema che ostacola condivisione di informazioni e trasparenza - osserva Federici - come dichiarato dal 71% degli intervistati. Le conseguenze possono essere ritardi di produzione, aumento di costi e tempi di consegna, perdite finanziarie e danni alla reputazione».
Le strategie per la sicurezza sui microchip
Riguardo ai componenti e alle materie prime è inevitabile fare il punto sui rischi per chip e sensori (che passeranno dal 7% del valore dell’auto nel 2021 al 15,5% nel 2025, +121%) e litio. «Gran parte degli intervistati - spiega Federici - ritiene che sarebbero in grado di evitare il 60% della perdita di fatturato del 2022 se gli stessi scenari si ripetessero oggi. Molto dipenderà dagli investimenti in semiconduttori e dallo sviluppo del software in house. La carenza di semiconduttori è stata uno dei due principali eventi destabilizzanti del 2022 secondo i partecipanti al nostro report. Insieme alla maggiore adozione di sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas) e di guida autonoma, nonché al passaggio a ’veicoli definiti dal software’, la domanda aumenterà ulteriormente».
«Le due principali strategie che i produttori stanno adottando per raggiungere la sicurezza sono: investire nella costruzione di semiconduttori e portare lo sviluppo del software all’interno dell’azienda. Regolamenti come l’European Chips Act21 (Eca) e il Chips and Science Act degli Stati Uniti mirano a incoraggiare la produzione localizzata di semiconduttori per migliorare la resilienza della catena di fornitura per motivi di sicurezza nazionale».
L’approvvigionamento di minerali, una grande sfida
Quanto al litio la produzione dovrà aumentare da 345mila tonnellate nel 2020 a 2 milioni nel 2030. Le case, in media, si sono assicurate solo 3 anni di materie prime per le batterie». Per creare nuove fonti di materie prime «è necessaria una notevole quantità di investimenti, ma secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) le nuove fonti comporteranno sfide di sostenibilità. Trovare il modo di soddisfare la domanda di minerali in modo sostenibile sarà essenziale per la resilienza della catena di approvvigionamento a lungo termine». Dunque, sarà decisivo puntare su riuso, riciclo e catene di fornitura circolari. Anche per non esporsi «alla volatilità dei prezzi dei materiali».
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