Comunicazioni e processi, nuove sfide per le imprese
Negli ultimi anni, per soddisfare i bisogni informativi di un set più ampio ed eterogeneo di stakeholders, le autorità hanno sempre più richiesto alle imprese di fornire informazioni di natura non finanziaria (ad esempio informativa sui rischi ed ESG).
di Claudia Imperatore
3' di lettura
Negli ultimi anni, per soddisfare i bisogni informativi di un set più ampio ed eterogeneo di stakeholders, le autorità hanno sempre più richiesto alle imprese di fornire informazioni di natura non finanziaria (ad esempio informativa sui rischi ed ESG). Tuttavia, nella letteratura accademica non è ancora chiaro se obbligare le imprese ad incrementare il livello di disclosure sia la strategia ottimale per migliorare l’ambiente informativo delle imprese. Alcuni studiosi sostengono che la regolamentazione dell’informativa societaria non sia necessaria perché le imprese hanno interesse ad essere trasparenti per ridurre il costo del capitale ed agevolare l’accesso alle fonti esterne di finanziamento. Altri ritengono che una regolamentazione sia necessaria poiché le imprese sono riluttanti a fornire informazioni in virtù dei costi che sostengono per raccoglierle e processarle nonché per il rischio di rivelare dati sensibili alle imprese rivali. In aggiunta, in assenza di una regolamentazione, i manager potrebbero comunicare meno o diffondere informazioni di bassa qualità per limitare lo scrutinio esterno e massimizzare i loro interessi.
Studi recenti hanno mostrato come la questione sia più complessa per almeno due motivi. Prima di tutto, l’informativa di non carattere non-finanziario è ampia, copre diversi ambiti che spesso sono stati assoggettati a specifici obblighi normativi anche a livello di singolo settore. Non solo, l’informativa non-finanziaria non è l’unico tipo di comunicazione richiesta alle imprese. Si pensi ai bilanci e alle diverse relazioni sulla gestione dei rischi, della remunerazione e della corporate governance che le società si ritrovano a dover fornire con una frequenza anche infra-annuale. Pertanto, la decisione di se e quante informazioni non-finanziarie diffondere tiene conto delle informazioni che le imprese già forniscono per ottemperare ai vincoli normativi. In questo scenario, è stato dimostrato che rafforzare gli obblighi di disclosure sia la strategia ottimale fino ad un certo punto oltre il quale l’obbligo potrebbe portare le imprese ad essere meno propense a comunicare volontariamente altre informazioni.
Inoltre, la comunicazione non rappresenta il solo strumento che le imprese usano o sono obbligate ad utilizzare per ridurre le asimmetrie informative e, soprattutto, per monitorare l’operato dei manager. Ad esempio, i meccanismi di corporate governance hanno sempre svolto un ruolo fondamentale per tutelare gli interessi degli azionisti. Garantire una percentuale minima di consiglieri indipendenti, o nominare comitati all’interno del board in carico di monitorare questioni salienti come il compenso dei manager o i controlli interni sono solo alcuni esempi di pratiche richieste alle imprese per limitare la discrezionalità dei manager. Per molto tempo si è ritenuto che adottare un buon sistema di corporate governance migliori la trasparenza delle imprese. Alcuni studi hanno messo in dubbio questa relazione mostrando come la trasparenza sia più bassa quando il sistema di governance è migliore. Per spiegare questa relazione di sostituzione, bisogna considerare che sia i meccanismi di governo societario sia la disclosure sono costose per le imprese. Pertanto, in presenza di sistemi di governance efficaci che garantiscono un attento monitoraggio del management ed il soddisfacimento degli interessi degli azionisti, le imprese sono meno disposte a sostenere ulteriori costi per ottenere lo stesso risultato attraverso la disclosure.
Queste evidenze empiriche dimostrano come le scelte di comunicazione non-finanziaria non avvengono in un vacuum, ma rientrano in un più ampio sistema di vincoli in cui le imprese si trovano ad operare. L’interdipendenza di strumenti e decisioni che le imprese adottano più o meno volontariamente implica che vincolare le imprese ad aumentare il livello di comunicazione non-finanziaria potrebbe avere ripercussioni anche su altri aspetti del sistema impresa. Queste conseguenze dovrebbero essere considerate al momento della valutazione dell’efficacia degli interventi normativi, soprattutto se questi comportano cambiamenti importanti nei processi aziendali e nelle infrastrutture di governo societario.
La Direttiva Europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che entrerà in vigore il prossimo anno ne è un esempio.
Sarà interessante osservare se l’introduzione dell’obbligo
di redigere il bilancio di sostenibilità e divulgare informazioni
sui temi ESG per migliaia di imprese aumenterà la qualità
complessiva della loro comunicazione e come le imprese modificheranno i loro processi e sistemi per minimizzare i costi aggiuntivi indotti dai nuovi vincoli di disclosure.
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