Con la Balilla 508 si riscopre il piacere taumaturgico della lentezza
Meno di ventimila euro per un esemplare in buone condizioni aprono le porte alla più autentica atmosfera del collezionismo automobilistico
di Vittorio Falzoni Gallerani
3' di lettura
Questa volta parliamo della Fiat 508 berlina che ha compiuto novanta anni nello scorso aprile; delle pregiatissime versioni Sport ne abbiamo parlato quando esse hanno compiuto ottanta anni nel 2013. Presentata al Salone di Milano in due versioni, normale e Lusso, la Fiat 508 mostra al pubblico una progettazione condotta con estrema attenzione alle esigenze di affidabilità ed economia di gestione. E tuttavia, pur così piccola, risulta subito capace di affrontare alla pari molta concorrenza più voluminosa anche a livello prestazionale: il nomignolo Balilla fu una conseguenza.
In Fiat si comincia a gettarne le basi già nel 1925, quando la progenitrice Fiat 509 è ancora in piena produzione, tenendo ben presente tutta la problematica che quest’ultimo modello sta creando a clientela e struttura di assistenza a causa della sua delicata meccanica. Al punto che la 509, nata per essere la prima vera utilitaria della Fiat e sostenuta dalla creazione di un’apposita struttura per il credito al consumo (la S.A.V.A. Società Anonima Vendita Automobili), fallì la sua missione dal momento che il suo mantenimento in efficienza comportava costi troppo elevati per una famiglia media.
La nuova 508 risulterà invece di una robustezza leggendaria e stupefacente vista la tecnologia allora disponibile: qualità che normalmente si accompagna a soluzioni tecniche semplici e collaudate; ecco quindi che da parte della squadra di tecnici diretti da Tranquillo Zerbi, si decide di tornare al comando della distribuzione a valvole laterali e di mantenere una potenza specifica molto bassa: di poco superiore ai venti CV per litro di cilindrata.
Il cambio è a tre marce non sincronizzate, non vi è pompa dell’acqua grazie al raffreddamento a termosifone e neppure quella del carburante che raggiunge il motore direttamente a caduta; tale semplicità si ritrova anche nella realizzazione del telaio a longheroni con rinforzo centrale ad X ed assali rigidi sospesi da balestre semi ellittiche ed ammortizzatori idraulici a leva. A comando idraulico è però anche il sistema frenate: unico vero e benvenuto preziosismo di tutta la macchina in una fase storica in cui le utilitarie (e non solo) usavano ancora i freni comandati da cavi; probabilmente l’unico settore in cui Antonio Fessia, il responsabile dell’intero progetto noto per la sua scarsa propensione al risparmio, non ammise interferenze da parte di Zerbi e della Dirigenza Fiat che potessero compromettere la sicurezza della sua creatura.
Anche esteticamente fu rispettato il tradizionalismo più rigoroso replicando in toto le linee della Fiat 514 nata nel 1930; in ogni caso che la macchina allora sia piaciuta è un dato di fatto inoppugnabile e, inoltre, questo suo aspetto ne fa oggi una sorta di paradigma delle linee anteguerra: ancora con parabrezza piatto e verticale, ruote di scorta sui parafanghi e bauletto, se presente, appoggiato a due ferri ripiegabili posti sul retro dell’auto.
Due anni dopo, sempre al Salone di Milano, la Fiat rimodernò decisamente la 508 Balilla attraverso un’importante serie di innovazioni: la prima è il passaggio al cambio a quattro marce con terza e quarta vagamente sincronizzate. La seconda è la carrozzeria interamente metallica; priva cioè dell’intelaiatura in legno che sostiene le lamiere dell’abitacolo: intervento che porta molto maggiori silenziosità e durata nel tempo.
All’interno le novità sono sulla plancia dove un unico grande quadrante sostituisce i due piccolini precedenti; rimangono invariati invece volante e sedili. Vi è inoltre il bagagliaio integrato nella carrozzeria, ed accessibile dall’interno, con la ruota di scorta appoggiata sopra e sia la calandra sia il parabrezza assumono un certo grado di inclinazione in un primo tentativo di rispetto per le leggi dell’aerodinamica; insomma: se la Balilla tre marce sembra una mini Fiat 514, la quattro marce sembra una mini Fiat Ardita. E come quella può essere acquistata anche in versione a quattro porte oltre che come normale o Lusso secondo tradizione.
Oggi l’acquisto di una Balilla berlina significa tuffarsi nella più autentica atmosfera del collezionismo automobilistico spendendo meno di ventimila euro per un’esemplare funzionante e in buone condizioni con il quale gironzolare per le strade secondarie, con il parabrezza aperto d’estate o con un plaid sulle ginocchia d’inverno (il riscaldamento non c’è), scoprendo le odierne capacità taumaturgiche della lentezza anche in ambito automobilistico. La si potrà poi portare alla perfezione con il tempo, lavorandoci magari personalmente data la semplicità generale. E cercando, è una raccomandazione, di essere coerenti con la versione che si ha sotto mano: normale e Lusso hanno finiture e particolari diversi che nel panorama attuale sono quasi sempre mescolati. È ora che gli appassionati più attenti mettano a posto le cose: l’impresa è possibile e di grande soddisfazione.
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