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Con il car sharing l’auto diventa una piattaforma di servizi e innovazione

di Giulia Paganoni

3' di lettura

Il fenomeno del car sharing è in continua espansione e negli ultimi anni sta diventando sempre più importante per i costruttori automobilistici prendere atto di questo cambiamento di paradigma e adattarsi alle nuove dinamiche in quanto è una possibilità di business in un contesto di mobilità in continuo divenire.

Sono numerosi i casi di brand che stanno sviluppando sezioni basate sul principio di mobilità come servizio che include anche tutte quelle attività di mantenimento del veicolo, permettendo quindi ai clienti di pagare un canone molto più economico rispetto al costo totale del possesso.

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In ordine di tempo, il più emblematico e impattante è il caso del gruppo Renault (guidato dell’italiano Luca De Meo) che ha deciso d’introdurre nel piano Renaulution una strategia che si pone come obiettivo di rendere l'azienda più competitiva, tecnologica e responsabile e di posizionarsi nella nuova catena del valore della mobilità grazie alla sezione battezzata Mobilize. Quest’ultima si pone come scopo di generare ricavi ricorrenti e raggiungere l’obiettivo di realizzare il 20% del fatturato del gruppo della Losanga entro il 2030.

Mobilize basa il suo business model sul principio VaaS (Vehicle as a Service), ovvero concentrandosi sull’uso dei veicoli piuttosto che sul possesso degli stessi e proponendo un’offerta completa incentrata su un ecosistema integrato con una gamma di servizi che vanno dal finanziamento all'assicurazione passando per la manutenzione. Questo è reso possibile da un’ecosistema software integrato che consente a partire dal veicolo di offrire tutti i servizi ai clienti privati e professionisti grazie a continui aggiornamenti e un monitoraggio costante dei veicoli. Inoltre, Mobilize vuole sviluppare una flotta con modelli propri 100% elettrici e sviluppati ad hoc per un uso condiviso e intensivo. A questi si aggiungono anche servizi finanziari, di accesso alla rete di ricarica e di manutenzione e riparazione.

L’offerta comprende sia noleggio lungo termine che abbonamenti, soluzioni che, soprattuto nel primo caso, si avvicina alle esigenze del il mondo delle flotte che potrà far affidamento anche ad una gamma di servizi in due principali settori: prodotti assicurativi basati sull'uso del veicolo e un ecosistema di pagamenti, come per esempio la ricarica.

Queste soluzioni firmate Mobilize sono pensate per triplicare il fatturato generato nel corso del suo ciclo di vita ed allungare lo stesso, ridurre i costi per i clienti proteggendoli dal calo del valore residuo e generare ricavi ricorrenti. E, con un uso ottimizzato dei mezzi, sia le case automobilistiche che le aziende possono vantare una riduzione degli sprechi.

Ma quello di Mobilize non è l’unica case history di case automobilistiche che si approcciano al mondo dello sharing con sezioni realizzate ad hoc. Infatti, anche il gruppo Toyota con il marchio Kinto ha aperto un nuovo business basato sull’idea di una mobilità semplice, inclusiva e accessibile.

L’approccio dunque non prescinde certo dalle tecnologie come l’elettrificazione per i veicoli, cavallo di battaglia storico del gruppo giapponese, e la digitalizzazione offrendo un ventaglio di soluzioni capaci di offrire a individui, aziende ed enti, vantaggi tangibili con ricadute ambientali, economiche e sociali. Questo per Toyota e per Kinto significa fare mobilità sostenibile, in ogni senso e ad ogni livello. Sono cinque i servizi che rientrano sotto l’ombrello Kinto e possono essere utili sia per un pubblico di privati che di flotte: tre cosiddetti Asset-based poiché fanno leva sui modelli elettrificati di Toyota e Lexus con la massima flessibilità nella durata e un gamma di soluzioni che vanno da un minuto a 6 anni. E sono: Kinto One per il noleggio a lungo termine rivolto ad aziende e privati; Kinto share che è il servizio di car sharing “station based”; Kinto Flex è un abbonamento da 1 a 12 mesi pay-per-use in procinto di essere presentato.

Ci sono poi due servizi service-based: Kinto Join che è il car pooling aziendale e Kinto go, un’app di mobilità integrata intermodale che permette di pianificare il proprio viaggio con qualsiasi mezzo di trasporto pubblico prenotando e pagando a distanza anche i parcheggi sulle strisce blu.

Infine, l’attenzione viene riposta su un caso molto recente (18 luglio 2022) con l’acquisizione da parte di Free2move (gruppo Stellantis) del servizio di car sharing battezzato Share Now, allora nato dalla joint venture tra Mercedes-Benz e Bmw. Una mossa strategica che premette a Free2move di prosegue i suoi piani di crescita che si pongono come obiettivo di diventare leader mondiale della mobilità (intesa come servizio), espandendo il concetto di Mobility Hub a 14 città. Ma ricordiamo che l’acquisizione rappresenta un importante passo verso l’obiettivo del piano Stellantis Dare Forward 2030 per la crescita finanziaria dei propri prodotti di mobilità che prevede il raggiungimento di 15 milioni di clienti e un fatturato netto di 2,8 miliardi di euro entro il 2030.

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