la traversine smart di greenrail

Con la gomma degli pneumatici i binari producono energia. E diventano intelligenti

di Pierangelo Soldavini

Photo courtesy of Greenrail

4' di lettura

L'idea gli è venuta quando a vent'anni faceva l'operaio per la manutenzione e la posa in opera dei binari in Sicilia, vicino a Palermo. Sotto il sole dell'isola mediterranea Giovanni De Lisi ha avuto l'intuizione che promette di rivoluzionare il mondo delle reti ferroviarie, fermo a più di un secolo fa, proiettandolo nel futuro all'insegna della sostenibilità.

Proprio all'inizio del Novecento le traversine di calcestruzzo iniziavano a sostituire quelle vecchie di legno, ma da allora sono rimaste lo standard in tutto il mondo. L'idea di Giovanni era semplice: rivestire il tradizionale calcestruzzo con una copertura di plastica e gomma, rigorosamente riciclata, per migliorare l'efficienza delle traversine. Da quell'intuizione è nata Greenrail, startup nata sei anni fa e sostenuta da Polihub, l'incubatore universitario del Politecnico di Milano.

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Il team di Greenrail, con al centro, in prima fila, l’ad Giovanni De Lisi

Da quella materia prima seconda – un mix di plastica riciclata e gomma ricavata dagli pneumatici a fine vita raccolti dal consorzio italiano EcoPneus - è nato un sistema che ha le potenzialità per trasformare la vecchia rete inanimata in un'infrastruttura attiva, in grado di produrre energia, di registrare e trasmettere dati e diagnosticare i problemi di treni e struttura. «L'anima di calcestruzzo mantiene le caratteristiche meccaniche delle traversine tradizionali – spiega De Lisi, fondatore e Ceo di Greenrail -, ma il rivestimento di plastica e gomma riciclata ne supera i limiti contribuendo a ridurre la polverizzazione della massicciata di pietre, ad assorbire le vibrazioni, a contenere lo spostamento laterale che si scarica sulle rotaie, a migliorare fino al 40% la sopportazione del carico». Con l'effetto di tagliare fino al 50% i costi di manutenzione delle linee e
di aumentare a 50 anni la durata media delle traversine, rispetto ai 40 anni del calcestruzzo. Ma anche di riutilizzare un prodotto giunto a fina vita come gli pneumatici, altamente inquinanti e difficilmente riciclabili, nella misura stimata di 35 tonnellate per ogni chilometro di traversine verdi.

Finita la fase della ricerca e sviluppo, Greenrail si prepara alla fase produttiva, all'attacco di un mercato globale potenziale fatto di 120-140 milioni di traversine che devono essere sostituite ogni anno solo per la manutenzione ordinaria: «Ogni mercato ha i propri produttori locali, noi offriamo un'innovazione globale coperta da 85 brevetti in tutto il mondo», spiega De Lisi, sottolineando di come si tratti di «prodotti ad alta customizzazione, a seconda della linea, dello scartamento, dei carichi e delle specifiche tecniche degli operatori locali».

Un tratto della ferrovia con i binari Solar di Greenrail

L'offensiva parte dagli Stati Uniti, dove Greenrail ha siglato lo scorso febbraio un accordo di concessione in licenza in cinque stati americani e ora è in corso la raccolta fondi per la costruzione di un impianto produttivo per quel mercato.
Così come in Italia De Lisi, che controlla quasi il 90% del capitale (il resto è in mano ai soci originari) è alla ricerca di finanziamenti per uno stabilimento dove avviare la produzione vera e propria, che sarà localizzato vicino a Piacenza, nella bassa Padana, dove adesso è attivo un impianto prototipale. Nei primi tre anni di vita tutti gli sforzi sono stati concentrati sulla ricerca – i 14 dipendenti attuali sono affiancati da una trentina di ricercatori del Politecnico di Milano e delle aziende partner -, mentre ora l'intenzione è quella di passare alla fase operativa. Oltre agli Stati Uniti, i mercati in cui Greenrail ha avviato trattative per l'insediamento sono ad altissimo potenziale: dall'India all'Australia, dal Brasile alla Russia, dall'Uganda al Kazakhstan.

Ma la ricerca non si ferma mai. La traversina ferroviaria, che oggi ha un ruolo assolutamente passivo e rimane inattivo per il 90-95% del tempo, diventa attiva e “smart”. La versione Solar di Greenrail trasforma la linea ferroviaria in un campo fotovoltaico dotandosi di un pannello con una capacità di 35-45 MWh/anno sia per far funzionare il dispositivo di rete, alimentare le stazioni, gli scambi e i semafori, ma anche per permettere agli operatori di immettere elettricità in rete.

La versione LinkBox apre la strada a un sistema connesso di diagnostica in tempo reale, sicurezza e manutenzione predittiva grazie alla registrazione e alla comunicazione dei dati registrati. Per lo sviluppo del sistema Greenrail ha sfruttato un accordo con la spagnola Indra per l'affinamento della centralina intelligente, in grado di raccogliere, elaborare e inviare in tempo reale dati sulla
situazione dei binari e dei treni ai centri di controllo del traffico ferroviario, con un sistema che sfrutta sensoristica di precisione e sistemi di machine learning per rendere sempre più preciso nel cogliere qualsiasi minimo difetto che possa preannunciare problemi più gravi da evitare.

«L'obiettivo – conclude De Lisi – è lavorare costantemente per migliorare la sostenibilità dell'intero sistema e dei materiali».

Intanto le traversine smart di nuova generazione sono già operative in Emilia Romagna dove è attivo un tratto pilota che testa le nuove frontiere dei big data e della rete intelligente. Da qui parte il sogno di binari sostenibili al servizio di efficienza operativa, sicurezza e risparmio energetico.

Questo articolo è pubblicato nell’ambito di Solutions&Co, un’iniziativa internazionale e collaborativa tra venti testate giornalistiche da tutto il mondo focalizzata sulle imprese che stanno sviluppandosi oltre lo stadio di startup nella lotta contro il climate change. Trovate altre storie qui.

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