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Con Guy Bourdin l’eleganza è la protagonista assoluta

All'Armani/Silos di Milano la mostra “Guy Bourdin: Storyteller”, 100 fotografie che Giorgio Armani ha selezionato insieme a The Guy Bourdin Estate

di Grazia Lissi

A sinistra: Vogue Paris, May 1970 C 2023, The Guy Bourdin Estate, mentre a destra: Invite for MAF!A AD Agency, 1972 C 2023, The Guy Bourdin Estate (Armani Silos)

2' di lettura

A Parigi, nel mondo della fotografia di moda, Guy Bourdin era definito “maudit”, un termine riduttivo se si pensa alla sua genialità, al talento dirompente, all'ironia che appare in ogni sua foto. È all'Armani/Silos di Milano la mostra “Guy Bourdin: Storyteller”, 100 fotografie che Giorgio Armani ha selezionato insieme a The Guy Bourdin Estate; visibili fino al 31 agosto scatti iconici e immagini da scoprire o riscoprire.

L'idea della mostra va oltre il luogo comune che avvolge l'artista noto per le sue foto “provocatorie” e costruisce un racconto, una sequenza dell'immenso lavoro di Bourdin che come Armani si è innamorato del cinema, della pittura prima ancora di poterli incarnare: il primo in foto senza tempo, il secondo in una moda assoluta e unica. Entrambe dirompenti e fuori dagli schemi, questo è ciò che maggiormente li accomuna.

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Bourdin, nasce a Parigi nel 1928, inizia la carriera come pittore, durante il servizio militare a Dakar nel 1948-1949 scopre la fotografia, nel 1951 incontra Man Ray, sarà il suo grande amico, il mentore: la vena surrealista del fotografo non si spegnerà mai. Colore e bianco nero, due tratti distintivi.

Guy Bourdin in mostra a Milano

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Vogue Paris

Nel 1955 Vogue Paris gli commissiona il primo servizio di moda lasciandogli carta bianca; il rapporto con la prestigiosa rivista continuerà fino al 1987. Con lo stesso spirito anticonvenzionale realizzerà alcune importanti campagne pubblicitarie. La fotografia è solo uno dei tanti strumenti dell'artista, la sua prima mostra è di disegni e dipinti; come un quadro ogni foto rivela un'accurata ricerca di composizione, della luce. 21 fotografie in bianco e nero mostrano come l'espressività di Bourdin sia potente e immediata anche con il più semplice dei contrasti.

Guy Bourdin era stato abbandonato bambino dalla madre, la ricordava come una donna esile, molto truccata e con i capelli rossi. L'ossessione femminile, la ricerca di un volto, un gesto perduto appare in ogni sua foto; colloca le sue modelle in luoghi disadorni e sinistri, le mette a gambe all'aria, in alcune foto compaiono solo le gambe dei manichini, la solitudine regna, eppure l'humour di ogni composizione spiazza il visitatore e strappa un mezzo sorriso.

Il cinema di Hitchcock

Nel suo lavoro è palese la passione per la letteratura, il cinema, soprattutto quello di Hitchcock, non a caso una sezione della mostra è dedicata a questo tema, protagoniste modelle in fuga dalla polizia oppure durante un interrogatorio.

Seduzione ed eleganza

Nel 1967 inizia a lavorare per lo stilista di scarpe Charles Jourdan; per lui inventa alcune delle campagne più rivoluzionarie mai viste mai viste fino ad allora. Sono foto di moda in cui l’immagine è più rilevante dello stesso prodotto: «Le scarpe sono nella foto ma non è solo un’immagine di scarpe» è il suo commento. Le foto di Guy Bourdin sono inattese, seducono e lasciano ancora oggi spiazzato il visitatore. L'irriverenza si mescola alla seduzione ma nella forza di ogni scatto l'eleganza è protagonista.


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