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Con l’Irpef rimodulata no tax area a 13mila euro

Nel conto pesano le detrazioni e il trattamento integrativo del reddito, il cui importo corrisponde a 1.200 euro l’anno

di Enzo De Fusco

(Tania - stock.adobe.com)

3' di lettura

Dal 2024, se consideriamo la rimodulazione dei primi due scaglioni di reddito e la conferma del trattamento integrativo, i contribuenti fino a 13mila euro di fatto non pagheranno Irpef . Si tratta, quindi, di una no tax area allargata che va oltre il reddito di 8.500 euro quella disegnata dalla bozza di decreto legislativo attuativo della delega fiscale approvato lunedi 16 ottobre Consiglio dei ministri. Se poi si sale con il reddito, i lavoratori fino a 17mila euro pagano effettivamente un’Irpef inferiore al 6% e quelli fino a 20mila euro un’Irpef inferiore al 10 per cento.

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La rimodulazione

Dopo l’approvazione dei provvedimenti fiscali, lunedì 16 ottobre, le trattenute fiscali vengono rimodulate e nella tabella ci sono alcune proiezioni per valutare l’effettivo prelievo Irpef che rimane a carico dei lavoratori dipendenti. Il procedimento è fissato dal Testo unico delle imposte dirette (Dpr 917/1986), nel quale all’articolo 11 è stabilito che l’imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili, le aliquote per scaglioni di reddito, che dal 2024 sono tre: fino a 28mila euro si applica l’aliquota nominale del 23%, fino a 50mila euro del 35% e oltre questo scaglione del 43 per cento.

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In effetti, l’aliquota nominale può fuorviare in ordine all’effettivo prelievo Irpef che i sostituti di imposta sono chiamati ad applicare nel corso dell’anno. Il comma 3 dell’articolo 11 stabilisce che l’imposta netta è determinata operando sull’imposta lorda, e solo per alcuni contribuenti, le detrazioni e fino alla concorrenza del suo ammontare. Tra i contribuenti che beneficiano delle detrazioni di imposta ci sono dipendenti e pensionati.

Le esclusioni

Da questo procedimento sono esclusi tutti i contribuenti cui si applicano regimi speciali o forfettari di determinazione di imposta. Le detrazioni d’imposta sono uno storico mezzo per ridurre il carico fiscale previsto dalla legge. L’aliquota nominale serve, infatti, solo a determinare l’Irpef lorda su ciascuno dei tre scaglioni.

Le detrazioni spettano in modo inversamente proporzionale all’aumentare del reddito. Quindi, più cresce il reddito e più diminuiscono gli sconti fiscali fino ad azzerarsi a partire da 50mila euro. Allo stesso modo, una diversa formula di sconto fiscale è stata l’introduzione del trattamento integrativo del reddito, che spetta solo a coloro che sono fuori dalla no tax area e comunque all’interno di un reddito di 15mila euro. Il trattamento integrativo negli anni ha assunto un importo significativo corrispondente a 1.200 euro l’anno.

LA TASSAZIONE EFFETTIVA
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La bussola

In un quadro così frastagliato di interventi normativi che si sono succeduti nel tempo, per rendersi conto dell’effettivo prelievo Irpef che subisce il lavoratore si deve tener conto dei diversi regimi di sconti ancora vigenti, come le detrazioni di imposta, e del trattamento integrativo del reddito. In questo scenario non si è tenuto conto delle addizionali regionali e comunali, che scontano regole troppo diverse tra loro.

Ebbene, guardando i dati che emergono dalla tabella quelli sui redditi bassi sembrano confortanti. Fino a 13mila euro i lavoratori dipendenti, collaboratori coordinati e continuativi e i titolari di borse di studio, nei fatti, non pagano Irpef tenendo conto (come è corretto fare) dell’importo di 1.200 euro di trattamento integrativo che riconosce il sostituto di imposta. Sopra questa soglia e fino a 20mila euro gli stessi lavoratori pagano meno del 10 per cento. Se si analizza lo scaglione dei 25mila euro (più o meno la prima soglia di attenzione del taglio del cuneo contributivo) ci si accorge che il prelievo è inferiore al 15% del reddito prodotto. Se si punta ai redditi di 35mila euro (ossia meno di 2.700 euro mensili) l’effettivo prelievo Irpef si attesta al 21,49%, inferiore all’aliquota nominale del primo scaglione di reddito del 23 per cento.

Bisogna superare i 50mila euro per sfiorare un prelievo effettivo del 30%, fino a raggiungere a regime un prelievo medio del 33,80% per i redditi più elevati. Alla luce dei dati di questa tabella bisognerebbe capire se la delega fiscale possa essere un’occasione almeno per semplificare il sistema di prelievo fiscale dei dipendenti, articolato e complesso (e forse ingiustificato) che si è consolidato negli anni.

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