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Con un leader gentile collaboratori responsabili e aziende flessibili

L’obiettivo è favorire i processi di responsabilizzazione, creando la fiducia necessaria al miglioramento continuo dell’individuo

di Gianni Rusconi

(Coloures-pic - Fotolia)

3' di lettura

Uno dei punti cardine del cosiddetto “new (never) normal” riguarda il tema del lavoro, la cui gestione dentro e fuori i confini aziendali va ripensata e riorganizzata, perché con lo smart working sono sopraggiunte nuove esigenze e la maggior parte degli Hr Manager ha maturato la decisione di introdurre modelli legati agli obiettivi e sganciati da orari fissi e consolidati. Siamo in un’era che registra fenomeni come la “great resignation” e che impone di conseguenza al management un cambio di approccio per mettere in moto nuove dinamiche finalizzate a rendere responsabili e maggiormente coinvolti collaboratori e dipendenti, affinché questi possano vivere bene in azienda e sentirsi gratificati per la funzione/professione svolta.

La soluzione? Essere un leader gentile e capace di coinvolgere le persone nelle vita quotidiana e nelle vicissitudini dell'organizzazione. È il tema affrontato da Paolo Bruttini e Massimo Lugli nel libro di recente uscita “Nudge solutions program. Cambiamento gentile e strumenti per una leadership aperta”, che raccoglie una quarantina di strumenti (i “nudge tool”, e quindi architetture di pensiero, modelli di comportamento e liste di azioni combinate) utili alla classe dirigente affinché possano imparare ad esercitare la leadership gentile e maturare maggiore consapevolezza nell’analizzare una situazione, prendere una decisione, fare team building e, non in ultimo, gestire i conflitti tra le persone.

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L’approccio gentile, come si legge nella nota di presentazione del libro, si articola rispetto a tre elementi fondamentali. In primis la tenerezza che permette di avvicinarsi al collaboratore e di mettersi nei suoi panni; quindi il rispetto verso l’altro in quanto persona, che nella relazione capo-collaboratore si traduce nel supporto e nell’aiuto che il primo deve al secondo per risolvere i problemi di tutti i giorni, favorendo i processi di responsabilizzazione e creando la fiducia necessaria al miglioramento continuo dell’individuo.

Infine la delicatezza, intesa come capacità di accettare tempi e modalità del collaboratore (soprattutto dei più giovani) non imponendosi e non invadendo. “Con la pandemia - spiega Bruttini al Sole24ore,com - sono andati in crisi molti modelli, perché sono venuti meno processi usuali come il controllo delle persone esercitato in modo diretto e fisico. I leader hanno dovuto rivedere il proprio ruolo e il modo di lavorare attraverso strumenti come le piattaforme di comunicazione trovandosi di fronte, nel primo lockdown almeno, a persone disorientate, spesso traumatizzate. Da lì è nata l’esigenza di un linguaggio nuovo, di un manager che deve stare più attento alle relazioni e alla creazione di un nuovo tessuto connettivo”.

Ed è proprio in questo scenario che emerge il tema della gentilezza e di un modello che richiama il concetto di leadership aperta, preposta all’ascolto, all’agilità e alla flessibilità. Alla collaborazione e all'autonomia operativa. “Se la rivoluzione dell'open leadership - aggiunge in proposito Bruttini - nasce in funzione della pervasività del digitale, dei canali social e dell’affermarsi dei modelli di relazione della società liquida, la Rete ci ha confermato come i processi di auto organizzazione potevano diventare fondamentali”.

La pandemia, secondo l’autore, ha creato infatti una tale discontinuità a tutti i livelli da cambiare anche la catena di comando, portando la responsabilità di alcune funzioni dal top management ai livelli intermedi. E se nelle realtà grandi i modelli consolidati di organizzazione rimangono in molti casi quelli tradizionali, nelle aziende più piccole c’è sempre stata una propensione al modello open e alla sperimentazione di modelli relazionali più flessibili.

La gentilezza, diventa di conseguenza uno strumento per esercitare il proprio ruolo in modo coinvolgente e non più ingegneristico, va intesa come valore dell’organizzazione e come espressione di rispetto delle persone che la compongono. L’atteggiamento del manager rispetto a questo “attributo” si declina in maggiore attenzione alla leggerezza dell'operare e all'intimità delle relazioni e dell'emozione del contatto. E così genera performance e soddisfazione.

Ma tutti i manager possono diventare leader gentili? A precisa domanda, la risposta di Bruttini rivela anche un’esortazione a procedere: “Siamo in una fase iniziale di questo nuovo approccio, serve rendere sistemico questo tema e per farlo serve necessariamente una mappatura approfondita di questo concetto”.

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