Con la Nuova via della Seta l’export verso i paesi aderenti può crescere del 7,5%
di Andrea Carli
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A seguito dell’adesione alla Nuova via della seta (o Belt and Road Initiative), il mastodontico e ambizioso progetto infrastrutturale lanciato nel 2013 dal governo cinese, l’export dell’Italia verso i paesi aderenti, allo stato attuale una settantina, potrebbe crescere del 7,5 per cento. La stima esce dal rapporto “La Nuova via della Seta: impatto sugli scambi internazionali e opportunità per l’Italia”, redatto dal Cer (Centro Europa ricerche) e presentato oggi al Cnel.
Fantacone (Cer): grande potenziale di comercio non sfruttato
«C’è un grande potenziale di commercio non sfruttato verso e fra i paesi che aderiscono alla B&RI - spiega il direttore della ricerca, Stefano Fantacone -. Le stime elaborate dal Cer mettono in evidenza che almeno il 7,5% di questo vuoto di esportazioni potrebbe essere colmato qualora la Nuova via della Seta portasse effettivamente a una migliore dotazione di infrastrutture. È un potenziale che anche l’Italia potrebbe sfruttare».
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Opportunità alle imprese italiane su export e scambio di beni intermedi
La B&RI, puntando a rafforzare la dotazione infrastrutturale dei paesi coinvolti, «sembra poter agire su aspetti cruciali nel determinare l'intensità del commercio internazionale - si legge nel rapporto - . Ciò vale anche per l'Italia: lo sviluppo delle sue relazioni commerciali lungo la Nuova via della seta potrebbe offrire alle imprese nuove opportunità, sia per collocare le proprie esportazioni di beni finali, sia per intrecciare rapporti di collaborazione produttiva basati sullo sviluppo degli scambi di beni intermedi».
Analisi econometrica sul potenziale di crescita degli scambi
Il rapporto presentato oggi è un’analisi econometrica «con cui si cerca di valutare il potenziale di crescita degli scambi tra i paesi B&RI e l’entità dell’effetto atteso dal miglioramento delle infrastrutture». L’indagine misura il grado attuale di intensità degli scambi bilaterali tra ciascuno dei paesi coinvolti nell’iniziativa cinese, condotta con indici di preferenza commerciale delle esportazioni e delle importazioni.
Per l’Italia forte preferenze commerciali verso i paesi vicini
Analizzando gli indici di preferenza commerciale dell'Italia, si legge nel rapporto, è possibile fare due osservazioni sulla sua partecipazione alla B&RI: da un lato, questi indicatori segnalano che i paesi B&RI con cui il nostro paese commercia più intensamente sono quelli vicini e, in larga parte, già legati all'Italia da accordi di varia natura firmati in sede europea, per cui l'adesione alll'iniziativa One Belt One Road non apparirebbe determinante; dall'altro, rafforzare i legami con le aree più distanti del Medio Oriente, dell'Africa e dell'Asia attraverso lo sviluppo di nuove infrastrutture potrebbe stimolare gli scambi con queste regioni, che attualmente si trovano al di sotto del loro livello potenziale.
Settanta paesi ad oggi aderenti
I paesi ufficialmente aderenti all'iniziativa cinese sono ormai oltre la settantina e si trovano in tutti i continenti, come mostrano le ultime adesioni in ordine di tempo: Grecia, Portogallo e naturalmente Italia in Europa; Uruguay, Cile, Ecuador e Panama in America Latina; Filippine, Papua Nuova Guinea, Fiji e Samoa in Asia e Oceania; Namibia, Somalia e Algeria in Africa. Solo nel corso del 2018 Pechino ha firmato 123 documenti per lo sviluppo della B&RI con 125 Paesi e sottoscritto 26 documenti con 29 organizzazioni internazionali.
Espansione cinese nei settori ad alta tecnologia
Già oggi, sottolinea l'indagine, la Cina detiene una quota del 25 per cento del valore aggiunto manifatturiero globale, con il 28 per cento delle automobili, il 41 per cento delle navi, oltre l'80 per cento dei computer, più del 90 per cento dei telefoni cellulari, il 60 per cento delle tv a colori e metà dell'acciaio globale. Un'espansione che non sembra prossima ad arrestarsi e che anzi tenderà a coinvolgere, come negli obiettivi del programma CM2025, quei settori ad elevata tecnologia dove fino a ora meglio si sono difese le economie di più antica industrializzazione. Anche dal punto di vista della capacità di attivare investimenti infrastrutturali, rileva ancora il documento, siamo in presenza di un evidente squilibrio, dal momento che questa voce rappresenta in Cina l'8,5 per cento del Pil, livello che nessun paese occidentale o in via di sviluppo raggiunge. Rileva, infine, il volume di riserve estere (circa 3,5 trilioni di dollari) che la Cina può mobilitare, senza trovare paragone in altre economie.
PREFERENZE COMMERCIALI ITALIANE POSITIVAMENTE INFLUENZATE DALLA PROSSIMITÀ CON I PARTNER
Gli indici di preferenza commerciale dell'Italia relativamente ai 71 paesi B&RI
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