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Con OG Music i fan possono investire sui diritti musicali delle nuove promesse della scena

Il marketplace ideato da Edoardo Tamburi e Federico Fundarò consente agli appassionati di diventare co-proprietari di canzoni o album di artisti emergenti, aiutandoli a finanziare lo sviluppo del proprio progetto

di Camilla Curcio

5' di lettura

Una vetrina per artisti emergenti, produttori ed etichette discografiche indipendenti. Ma anche un’occasione per coinvolgere gli appassionati in un’esperienza musicale a 360 gradi, aiutando le nuove leve a muoversi nel business e a puntare al mercato mainstream. È con queste poche frasi che si potrebbe descrivere l’idea alla base di OG Music, il primo marketplace per i diritti musicali in Italia che offre a giovani talenti esordienti la possibilità di poter contare sugli investimenti di fan o investitori terzi per sviluppare il proprio progetto musicale.

Mettendo in collegamento interpreti, label e figure della music industry con un parterre di potenziali investitori, la piattaforma consente ai fan di diventare co-proprietari di una quota dei diritti e dei guadagni di una canzone o di un album e al cantante di monetizzare in anticipo la sua musica attraverso l’interazione con la community. Tutto grazie a un meccanismo di tokenizzazione digitale, che converte in token diritti di proprietà e i relativi flussi di royalty. Rendendo accessibile a un pubblico più ampio del normale (e con diversi livelli di capitale) una preziosa opportunità di investimento.

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Come nasce OG Music

Una forte passione per la musica e l’aver vissuto da vicino le difficoltà che un’artista alle prime armi deve affrontare per farsi notare sono stati la miccia che ha spinto i due founder della start up OG, Edoardo Tamburi e Federico Fundarò, a tentare il tutto per tutto. «L’esperienza personale ci ha dimostrato che per chi inizia il problema non è trovare i primi 50, 100 o 200 fan, quelli che si possono considerare lo zoccolo duro, ma fare leva su quella fanbase per ingrandirla sempre di più». Pur partendo da un’idea sicuramente già ben attecchita nel settore, la scelta di valorizzare nomi poco noti è legata anche al vantaggio finanziario che può derivarne sul lungo termine. «Si può quasi considerare una sorta di donazione. Un cantante mi piace, decido di investire una cifra su di lui e se il suo progetto va bene, tra un anno lo ritrovo su tutti i giornali e mi accorgo di averci guadagnato. Se va male, invece, riuscirò magari a incassare il 20, 30 o 50 per cento dell’investimento iniziale ma l’ho comunque aiutato», spiegano. «Questo concetto ci è sempre sembrato fondamentale per far crescere gli artisti e dar loro un valore aggiunto».

Come funziona

Ma come funziona il sistema? L’artista che sta lavorando al suo nuovo singolo e decide di collaborare con OG Music vende una parte dei suoi diritti master e editoriali per un determinato periodo di tempo. Viene quindi concordata una valutazione ipotetica, in base a una stima dei futuri ricavi che potrebbe accumulare. Dopo aver inserito il progetto sulla piattaforma (in modo da renderlo consultabile ai papabili investitori), viene aperta la finestra di investimento. A questo punto, i fan possono decidere di acquistare parte dei diritti dell’artista, facendo offerte sugli asset disponibili.

Se, al termine della finestra, viene raggiunta la soglia fissata (in genere un quorum equivalente al 70 per cento), l’investimento si considera riuscito. Si tratta di un’opportunità win-win per entrambe le parti: l’artista riceve i soldi che sono stati investiti, gli utenti la percentuale di proprietà dei diritti che hanno comprato. Diventando, in parallelo, anche i detentori del futuro reddito da royalty prodotto dalla quota acquisita. Ad affiancarli nella riscossione delle entrate è sempre il marketplace: OG Music raccoglie il guadagno delle royalty dai vari distributori (ad esempio piattaforme streaming come Spotify o Apple Music) e ri-distribuisce le cifre pro-rata ai singoli proprietari, accreditandole nei loro wallet digitali.

Sfruttando la formula del crowdfunding, chi investe porta a casa anche il merito di aver scoperto e seguito l’artista dal giorno zero, partecipando attivamente al suo successo, e l’interprete il plus di aver iniziato a fidelizzare un fandom grazie al modello Listen and earn: se più persone hanno un interesse economico per una canzone, maggiore sarà l’impegno nella promozione del pezzo. Se un ascoltatore investe su un nome o un brano, in automatico penserà anche a strategie vincenti per promuoverlo. Dalle storie su Instagram a brevi video su TikTok, passando per metodi più vintage come il passaparola. Un marketing accertato garantisce notorietà e ascolti crescenti, quindi guadagni crescenti. Insomma, il numero di streaming incide in maniera significativa su quanti soldi finiranno nelle casse degli utenti (e chiaramente di chi ha lavorato sul prodotto) e questo dà loro la motivazione giusta per dargli visibilità e diffonderlo su più canali.

Una vetrina anche per etichette discografiche e produttori

Ma non è tutto. La piattaforma, infatti, si propone di diventare trampolino di lancio anche per le label indie. «Abbiamo intenzione di diventare anche un partner per le etichette discografiche indipendenti, che negli ultimi anni fanno molta più fatica a competere con le major», sottolineano Tamburi e Fundarò. «A chi vuole aprire un’etichetta, proponiamo di affiancarsi a noi perché acquisire gli artisti costa meno, inserirsi nel business è più semplice e possono crescere più velocemente, facendo i conti con meno incombenze strutturali». Una chance estesa anche ai produttori, che possono fare network e farsi conoscere in modo da stringere rapporti professionali e firmare nuove collaborazioni.

Il successo del primo album OG Sessions

Non si tratta solo di slogan. E lo dimostra l’iniziativa pensata per il lancio di OG Music. Il team ha ideato un format originale, OG Sessions, una sorta di ritiro musicale che a luglio ha coinvolto 15 tra i nomi più interessanti della nuova scena, tra produttori, interpreti e musicisti. Una quattro giorni di idee ed esperimenti che ha portato alla nascita di nove brani raccolti in un album, distribuito da Artist First e disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dal 17 novembre. «Dal 16 novembre gli utenti hanno avuto la possibilità di investire sull’album e in un paio d’ore abbiamo già venduto tutti i diritti», aggiungono. «Ora usciremo col rimanente 50 per cento dei diritti, suddivisi in canzoni. Chi vorrà potrà investire sui singoli brani e decidere di puntare sull’uno o l’altro pezzo».

Gli obiettivi futuri

E per gli anni che verranno, qual è la tabella di marcia? Muoversi gradualmente anche su altri mercati europei è sicuramente un traguardo da raggiungere. Ma non è l’unico. «Nella musica le cose non sono così veloci come in ambiti come la tecnologia, quindi l’obiettivo a medio-termine è validare l’idea: se al fan interessa, se all’artista piace, si può trovare un compromesso e creare valore aggiunto per entrambi. Questo è quello che faremo coi primi cinque o dieci progetti su cui lavoreremo nel prossimo anno», concludono.

«L’obiettivo a lungo termine, invece, è sicuramente espandersi su mercati adiacenti a quello italiano, dopo aver chiuso un round di investimento. Pensiamo tendenzialmente alla Francia, anche se lì c’è già un player ben assestato, partito con un venture capital consistente. Quindi, ci sembra difficile poter lottare su quel terreno. E l’Inghilterra che, al contrario, non ha una piattaforma del genere e vanta artisti davvero interessanti». La priorità resta, però, quella che li ha animati sin dall’inizio dell’avventura: «Riuscire tra 2024 e 2025 ad aiutare più di 100 artisti emergenti a finanziare i loro progetti e valutare se siamo effettivamente in grado di dare ai fan buone possibilità di trovare quelli con un buon potenziale di crescita».

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