Busia: «Con la spinta del Pnrr decollano fascicolo telematico e banca dati»
Secondo il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione «l’eliminazione di adempimenti formali a carico di stazioni appaltanti e operatori economici è determinante per ridurre tempi e costi nelle procedure di gara»
di Giorgio Santilli
3' di lettura
«Finisce l’era della carta nelle gare pubbliche e nell’affidamento di servizi e di forniture da parte delle Pa. L’approvazione del bando digitale tipo da parte di Anac è un passaggio chiave: tutti gli affidamenti d’ora in avanti dovranno essere effettuati con la procedura telematica. Parte l’attuazione dell’e-procurement, con la digitalizzazione end-to-end dei processi di approvvigionamento pubblico. Le procedure di gara saranno interamente gestite con sistemi telematici e avremo l’interoperabilità dei dati delle pubbliche amministrazioni». Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, spiega così le decisioni prese per avviare finalmente la rivoluzione digitale negli appalti. «L’eliminazione di adempimenti formali a carico di stazioni appaltanti e operatori economici - dice - è determinante per ridurre tempi e costi nelle procedure di gara».
Quali sono i vantaggi per Pa e imprese, presidente Busia?
Favoriamo una maggiore qualità ed efficienza dell’attività delle stazioni appaltanti, sosteniamo l’accesso delle piccole e medie imprese al mercato, garantiamo una più ampia trasparenza degli atti pubblici e pubblicità delle gare. La procedura interamente telematica per le gare garantisce una maggiore trasparenza nelle procedure di aggiudicazione grazie alla tracciabilità delle operazioni compiute su sistemi digitali.
Volendo fare un parallelo con il Fisco, è come se negli appalti entrasse la fatturazione elettronica...
Se devo fare un parallelo con il Fisco, preferisco la dichiarazione precompilata. Ha dietro la stessa mole di dati tratti da banche dati digitali, ma facilita anche la vita al contribuente. Così facciamo noi con le Pa e gli operatori economici.
Un altro passaggio chiave in questo percorso è il fascicolo virtuale dell’operatore economico. Come funziona e a cosa serve?
Tutto quello che un’impresa fa con qualsiasi ramo della Pa viene registrato. Un vantaggio per le Pa che non dovranno più chiedere informazioni sulle imprese perché è tutto a portata di mano. Ma un vantaggio anche per le imprese che non dovranno più presentare documentazione di cui la Pa già dispone. È la base per un cambio di passo, per valorizzare quella che l’Anac chiama vigilanza collaborativa. Il fascicolo virtuale dell’operatore economico, previsto dal Dl 77/2021 che ne affida l’attuazione ad Anac, è utilizzato per la partecipazione alle singole gare, ma i dati e i documenti contenuti nel fascicolo virtuale possono essere utilizzati anche per gare diverse.
La procedura telematica digitale poggia sulla banca dati unica.
La banca dati unica, vale a dire la piattaforma dei contratti e delle gare, con gli strumenti di analisi dei dati, ci segnalano in tempo reale ogni anomalia. Se un’impresa non ha le carte in regola per partecipare a un bando, noi lo sappiamo subito, il sistema ce lo rileva. E la stessa impresa può saperlo perché la piattaforma è aperta a tutti, anche i cittadini potranno interrogarla. Quindi non aspettiamo che il problema venga fuori innescando contenziosi, ritardi e costi. Interloquiamo subito con l’impresa, la aiutiamo a mettersi in regola. Nella banca dati unica degli appalti sono registrati 60 milioni di contratti pubblici e ogni anno viene implementata di 5 milioni di contratti.
Il Pnrr come interviene?
Il Pnrr ha affidato ad Anac il compito di utilizzare la banca dati per un controllo totale degli appalti del Next Generation Eu, collegando digitalmente tutte le procedure. I dati già in nostro possesso, intrecciati con altri archivi, come quelli dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate, diventano fondamentali per il controllo sulla spesa dei miliardi Eu. Importante, per esempio, conoscere che situazione ogni impresa abbia nel sistema contributivo con i dipendenti o nel pagamento delle tasse. Nell’attività imprenditoriale, si intrecciano sempre più nomi, sigle e società da anonime scatole cinesi. Per questo, Anac chiede al governo e al Parlamento di introdurre nel codice degli appalti l’obbligo di indicare, sotto la responsabilità dell’azienda, a chi faccia capo concretamente l’impresa, chi ne sia l’effettivo titolare. In tal modo le Pa possano conoscere chi effettivamente sta dietro le scatole cinesi che spesso coprono il vero titolare della società che vince l’appalto, evitando così corruzione e riciclaggio. Questo garantisce la pubblica amministrazione, ma anche la concorrenza leale tra imprese.
Ma il ruolo dell’Anac è solo quello di controllore?
No. In questa fase c’è necessità che le diverse stazioni appaltanti utilizzino le nostre competenze in tema di contratti, per consulenze e per un’elaborazione più corretta delle procedure di gara e degli affidamenti.
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