Con le ultime defezioni M5s maggioranza al Senato appesa a soli tre voti
Dopo l’annunciato addio di Paola Nugnes il governo giallo-verde conta attualmente su 164 parlamentari, solo tre sopra la maggioranza a quota 161
di Andrea Gagliardi
2' di lettura
Al Senato la maggioranza è in sofferenza. Dopo l’annunciato addio di Paola Nugnes il governo giallo-verde conta attualmente su 164 parlamentari, solo tre sopra la maggioranza a quota 161 (compresi i sei senatori a vita): 58 per la Lega e 106 per il M5s. Certo, è vero che a fronte di Nugnes in transito al gruppo Misto, il Movimento dovrebbe recuperare un eletto in Sicilia. Qui i pentastellati avevano ottenuto talmente tanti voti da maturare il diritto a un numero di eletti superiore ai candidati. Mercoledì la Giunta per le elezioni di palazzo Madama dovrebbe risolvere l'enigma: il seggio siculo sarebbe assegnato a un candidato sempre di M5s non eletto di un altra regione (l'Umbria). M5s quindi manterrebbe i suoi 107 senatori.
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Maggioranza a rischio a palazzo Madama
Ma la maggioranza (che finora si è retta anche sul voto di due senatori ex M5s espulsi per il caso dei mancati rimborsi: Maurizio Bucarella e Carlo Martelli, finiti nel Misto) potrebbe ridursi ulteriormente se dovesse concludersi con una espulsione la procedura disciplinare aperta nei confronti della senatrice Elena Fattori per le reiterate posizioni in dissenso con il Movimento (ad esempio non ha partecipato al voto di fiducia sul decreto sicurezza). Né va dimenticato che anche i senatori Virginia La Mura e Matteo Mantero sono stati deferiti ai probiviri per il mancato voto sul decreto sicurezza. E anche se sono state smentite le voci che parlavano di uscita dei senatori Vincenzo Presutto e Vilma Moronese, la situazione resta molto fluida. Tra i senatori non in toto allineati alla linea dirigente del M5S ci sono anche Alfonso Ciampolillo, Primo Di Nicola, Nicola Morra e Gianluigi Paragone.
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Il test della fiducia sul decreto crescita
Un primo test sulla tenuta della maggioranza si avrà a palazzo Madama giovedì, giorno cerchiato per il probabile voto di fiducia sul decreto crescita, con l’ok definitivo. Il decreto scade sabato 29 giugno. Dopo aver votato la fiducia sul decreto crescita con 288 sì, l’aula di Montecitorio ha approvato il provvedimento con 270 voti favorevoli, 33 contrari e 49 astenuti. A sommare gli interi gruppi che si sono dichiarati contrari al decreto (111 Pd, 104 Fi, 33 Fdi, 14 Leu e 24 gruppo Misto) i no sulla carta sarebbero dovuti essere ben 286. Insomma, il testo è passato anche grazie alle assenze delle opposizioni.
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