Concorrenza, fisco e giustizia: le tre riforme che rischiano la palude
I provvedimenti fermi in Parlamento per contrasti nella maggioranza che hanno portato il premier a richiamare i partiti
I punti chiave
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Non c’è solo il ddl concorrenza con il nodo inestricabile delle concessioni balneari. A preoccupare il premier del Consiglio Mario Draghi e a spingerlo alla convocazione d’urgenza di un Consiglio dei ministri e a scrivere al presidente del Senato Casellati è anche la riforma dell’ordinamento giudiziario, che approderà in Aula al Senato solo dopo il referendum del 12 giugno, come ha imposto la Lega.
Uno slittamento per la campagna elettorale che si è andato ad aggiungere a quello della delega fiscale (riforma anch’essa legata al Pnrr) e del decreto Aiuti. Risultato: una paralisi totale dell’attività parlamentare o, per usare un’immagine ricorrente, tutto fermo nella palude di Camera e Senato.
Da qui la necessità di Palazzo Chigi di imprimere un’accelerazione. «Guidare un Paese in un momento difficile è responsabilità. Ma la responsabilità è anche agire, fare le cose», ha detto il premier Mario Draghi ribadendo agli studenti medi della Dante Alighieri Sommacampagna i principi ai quali si ispira la sua azione alla guida dl Paese.
Balneari, la trattativa difficile
Le concessioni balneari sono l’ultimo tassello per sbloccare lo stallo del ddl Concorrenza, riforma cruciale in chiave Pnrr ferma in commissione Industria al Senato. La bussola del Governo resta la direttiva Bolkestein e la sentenza del Consiglio di Stato, secondo cui le concessioni in essere sono efficaci fino alla fine dell’anno prossimo e non fino al 2033. Difficile che il governo accetti di prorogare le gare oltre fine 2023 ma, prima del richiamo di Draghi, si stava ragionando sulla soluzione che prevede singole deroghe tecniche fino al 2024, fissando anche indennizzi per gli investimenti alle imprese che dopo anni di attività non ottengono il rinnovo.
A considerare insufficiente il punto di mediazione che era stato raggiunto dopo diversi incontri tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, il viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto (Fi) e i relatori in commissione Industria al Senato, Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega), erano stati i due partiti di centrodestra al Governo, Forza Italia e Carroccio. La trattativa è andata avanti per tre mesi dopo che l’emendamento sui balneari era passato in Consiglio dei ministri il 15 febbraio. Ora Draghi ha fissato la scadenza invalicabile: il ddl Concorrenza deve andare in Aula al Senato entro il 31 maggio, per poi consentire il passaggio alla Camera. Se necessario il governo ricorrerà alla fiducia. Si ricomincia martedì 24 in commissione.
Giustizia, riforma in Aula il 14 giugno (dopo il referendum)
Anche la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm ha subito un rallentamento. La maggioranza ha trovato un accordo per portare il testo in Aula al Senato (il testo è stato approvato dalla Camera a fine aprile) il 14 giugno, vale a dire due giorni dopo la celebrazione dei referendum, come ha imposto la Lega. L’intesa è stata raggiunta a un vertice in Senato, giovedì 19 maggio, a cui erano presenti i ministri della Giustizia Marta Cartabia e quello dei rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.
Delega fiscale ferma
L’altra riforma bloccata per contrasti interni alla maggioranza è la delega fiscale. A pesare anche in questo caso è la posizione dei due partiti di centrodestra che sostengono il Governo, Forza Italia e Lega, contrarie a «nuove tasse sulla casa e sui risparmi degli italiani». Un incontro tra Draghi e il leader della Lega a inizio maggio aveva sbloccato la situazione dopo l’ennesimo rinvio dell’approdo in Aula (il testo è fermo in commissione Finanze al Senato): scompare il sistema duale (con tassazione proporzionale sui redditi da capitale e progressiva su quelli da lavoro), cardine del testo originario della delega, mentre la nuova fotografia catastale (per il 2026) sarà scattata a norme vigenti, senza più attualizzare le rendite ai valori di mercato ma accedendo alla banca dati Omi (le quotazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare), e destinando alla riduzione dell’Imu le nuove entrate generate dall’emersione di case “fantasma”.
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