Confagricoltura: sì al fotovoltaico in campo, purché gestito da un fondo pubblico
Alla sua assemblea nazionale l’associazione lancia Hubfarm, il progetto per la digitalizzazione del settore, dai big data ai droni
di Micaela Cappellini
3' di lettura
Confagricoltura apre all’agrofotovoltaico non solo sui tetti, ma anche sui campi: purché a gestirlo sia un fondo pubblico. Lo ha detto il presidente dell’associazione, Massimiliano Giansanti, in apertura dell’assemblea annuale della Confagricoltura, che si è svolta a Roma il 16 dicembre: «Io credo in un giusto mix tra il fotovolataico sui tetti e quello a suolo - sostiene Giansanti -. Oggi ci sono campi in Italia che hanno scarsa capacità produttiva, e sarebbero comunque abbandonati: perché dunque non usarli per produrre energia elettrica rinnovabile? Certo, in passato abbiamo visto speculazioni che non vorremo più rivivere, per questo ci vuole un fondo pubblico dove gli agricoltori potranno accedere alla finanziarizzazione dell’impianto che andranno a realizzare: si fa una raccolta presso gli investitori istituzionali, si dà un ritorno sull’investimento fatto e gli agricoltori saranno gli unici proprietari e gli unici chiamati a farlo. È importante trovare nel Recovery Plan questa visione».
All’assemblea la confederazione ha presentato anche Hubfarm, il progetto realizzato in collaborazione con Microsoft e Reale Mutua per la promozione dell’innovazione in agricoltura a 360 gradi, dai big ai droni, dai sensori ai satelliti: «Vogliamo dare agli agricoltori mezzi e strumenti per produrre sempre di più, in maniera sostenibile e con una forte attenzione alla transizione ecologica, digitale ed energetica - ha detto Giansanti -. Per le imprese queste tecnologie significheranno anche una semplificazione amministrativa della propria attività». Un ruolo fondamentale sarà svolto dalle strutture territoriali di Confagricoltura, che forniranno il supporto necessario per l’accompagnamento e il trasferimento tecnologico e digitale. Le innovazioni e i dati informativi non saranno legati solamente alla produzione di beni alimentari, ma concorreranno ad incentivare le filiere no-food, in particolar modo quelle energetiche. «Finora abbiamo parlato di Agricoltura 4.0 - ha concluso Giansanti - ora posso dire che stiamo lavorando per l’Agricoltura 5.0, che si proietta con determinazione nel futuro che va delineando la Commissione europea di una sostenibilità economica che dovrà coniugarsi a quella ambientale, per vincere la sfida di produrre di più a minor impatto ambientale».
«L’agricoltura deve spingere sull’innovazione più di altri comparti perché ha in mano un pezzo di ambiente che altri non controllano - ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo all'assemblea nazionale di Confagricoltura -. Abbiamo il dovere di fare la transizione ecologica il più velocemente possibile perché non possiamo permetterci la catastrofe climatica, ma anche con la giusta lentezza perché non possiamo permetterci la catastrofe sociale, per non fare danni irreversibili a coloro che già lavorano». Per il futuro, ha aggiunto il ministro, l’agricoltura avrà anche bisogno di nuove professionalità: «Occorre sempre più interdisciplinarietà: da un lato agricoltori che sanno di digitale e intelligenza artificiale, dall’altro esperti digitale che sanno cosa chiedono i campi. E se colleghiamo la tracciabilità dei prodotti agroalimentari a data base, algoritmi e intelligenza artificiale, otterremo informazioni utili per previsioni a lungo termine e geolocalizzate».
Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, intervenendo all’assemblea, ha invece assicurato che «quest’anno nella legge di Bilancio ci sono più del doppio delle risorse della precedente Manovra». Patuanelli si è anche detto ottimista sul fronte europeo delle etichette frontepacco, che vede l’Italia opporsi fermamente al Nutriscorse: «È evidente che in Europa sta cambiando qualcosa. C’è la sensazione, ma non solo quella, che si stia profilando una minoranza di blocco. Il punto è che non basta bloccare il Nutriscore - ha aggiunto il ministro - ma occorre anche creare un’alternativa che vada nel senso di una informazione corretta. E a questo proposito abbiamo rilanciato con forza la nostra proposta di Nutrinform».
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