Confedilizia: meglio non fare nulla anziché una riforma che alzi le tasse
Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia
di Cristiano Dell'Oste
2' di lettura
Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, l’atto di indirizzo 2021-23 del ministero dell’Economia ha riportato in primo piano l’aggiornamento dei database immobiliari.
Bisogna vedere in cosa si tradurrà l’invito del ministero, al momento non sembra avere nulla a che fare con la riforma del catasto. Piuttosto, siamo lieti che il Parlamento non abbia inserito il catasto nella riforma fiscale: il fatto che i parlamentari non abbiano scritto nulla nell’atto rivolto al Governo, dopo le ipotesi circolate, ha un significato politico.
Quindi è preferibile restare con il sistema attuale?
Non vorrei essere quello che dice «no» a tutto. Qualsiasi riforma se ben fatta è gradita, ma servono una legge delega e decreti delegati ben scritti, forse non compatibili con una riforma fiscale a spron battuto come questa. E ricordiamo che si può sempre peggiorare.
In che senso?
Molti dimenticano che il catasto è la base per la tassazione. Dieci anni fa la manovra Monti ci ha fatto passare dai 9 miliardi di Ici ai 20-22 di Imu, ma spesso si dà per scontato che qualcuno sta pagando troppo poco. La stessa Unione europea, quando raccomanda di aggiornare gli estimi, punta a ridurre la tassazione sul lavoro, cioè ad aumentare il prelievo immobiliare.
I dati dicono che ci sono una decina di città, da Pordenone a Taranto ad Alessandria, in cui i prezzi medi delle case sono già inferiori ai valori catastali.
Se le medie sono quelle, pensiamo anche agli immobili a valore zero, perché non vendibili, né affittabili, anche nei piccoli centri. Il tema qui è più politico che scientifico-estimativo. E penso anche a tutto il settore non residenziale, dai negozi ai capannoni agli uffici, colpito dal Covid. Più della riforma, servono misure urgenti: cedolare estesa agli affitti commerciali, proroga del tax credit locazioni, sgravi sugli immobili inutilizzati, ad esempio. E non sarebbero misure insostenibili: togliere l’Imu nei Comuni fino a 3mila abitanti costa 800 milioni.
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