Confindustria: +6,1% Pil nel 2021. Bonomi: serve una manovra che accompagni il Paese fuori dalla crisi
Per il centro studi di Confindustria la robusta ripartenza del Pil riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali (ultimo trimestre). La revisione al rialzo è spiegata «prevalentemente dall’impatto più contenuto, rispetto a quanto si temeva, della variante Delta del Covid»
I punti chiave
- Bonomi: serve manovra che accompagni Paese fuori da crisi
- «Ripresa ben avviata ma rischi, tenere guardia alta»
- Confindustria: governo ha spazi per manovra da 22,7 mld
- Recuperata metà perdita occupati, ora -413mila
- Confindustria: debito pubblico cala, deficit meglio di attese
- Rischi da Covid a materie prime e inflazione
3' di lettura
«La risalita del Pil italiano nel 2021 è più forte delle attese». Il Centro studi di Confindustria «prevede un +6,1%, due punti in più rispetto alle stime di aprile, seguito da un ulteriore +4,1% nel 2022». E spiega: «Questa robusta ripartenza del Pil, pari a oltre +10% nel biennio, dopo il quasi -9% del 2020, riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali (ultimo trimestre)». La revisione al rialzo è spiegata «prevalentemente dall’impatto più contenuto, rispetto a quanto si temeva, della variante Delta del Covid».
Bonomi: serve manovra che accompagni Paese fuori da crisi
E intanto il leader di Confindustria Carlo Bonomi invoca «una manovra di bilancio che, nel rispetto del sentiero di riduzione del debito pubblico, accompagni il Paese verso l’uscita dalla crisi economico-sociale legata alla pandemia, attraverso una progressiva uscita dalle misure emergenziali», che preveda «risorse per sostenere la transizione energetica ed ambientale» e «per attuare le riforme strutturali che rappresentano la chiave per irrobustire in modo duraturo il potenziale di crescita del paese» e che, «nello spirito del messaggio lanciato dal Presidente del Consiglio Draghi» all’assemblea degli industriali, non preveda «nuove tasse».
«Ripresa ben avviata ma rischi, tenere guardia alta»
Di fronte ad una ripresa dalla crisi «ben avviata», Bonomi rileva però che «nonostante le prospettive positive lo scenario presenta alcuni rischi». E avverte: «La guardia va tenuta alta sia per garantire che il rimbalzo in atto sia ampio a sufficienza per colmare il divario causato dalla recessione 2020, sia per fare in modo che il tasso di crescita del Pil italiano dal 2022 in avanti sia solido e duraturo».
Confindustria: governo ha spazi per manovra da 22,7 mld
Il Centro studi di Confindustria con le previsioni di autunno per l’economia italiana rileva che il Governo, nella Nadef presentata a fine settembre, «ha migliorato gli obiettivi di deficit e rivisto in miglioramento deficit e debito tendenziali. L’obiettivo di deficit programmatico per il 2022 è stato fissato al 5,6% del Pil, mentre il tendenziale al 4,4%, al ribasso di un punto rispetto alla stima presentata nel Def di aprile (5,4%). Ciò consente di liberare risorse e quindi di realizzare, con la prossima Legge di Bilancio, una manovra netta espansiva sul 2022 per circa 1,2 punti di pil nominale, pari a 22,7 miliardi di euro»
Recuperata metà perdita occupati, ora -413mila
Il numero di persone occupate, dopo aver toccato il minimo nel primo trimestre 2021 (-811mila unità rispetto al quarto 2019), «ha recuperato quasi la metà della caduta (+398mila unità nel bimestre luglio-agosto su inizio 2021, ma ancora -413mila rispetto a fine 2019)». Il Centro studi di Confindustria indica che, se la crescita dei livelli di attività continuerà anche nell’ultimo quarto dell’anno, seppur a ritmi meno vivaci, il numero totale di persone occupate registrerà in media d’anno nel 2021 una variazione positiva pari al +0,3%».
Confindustria: debito pubblico cala, deficit meglio di attese
Sul fronte dei conti pubblici il centro studi di Confindustria prevede un «deficit migliore delle attese»: con le sue previsioni di autunno «stima un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche al 9,4% del pil quest’anno (dal 9,6% del 2020) e al 4,6% nel 2022». E spiega: «L’ampio miglioramento del deficit pubblico nel 2021, rispetto alla stima programmatica del Governo di aprile scorso (11,8%), è spiegato dalla crescita robusta e superiore alle attese del pil nominale e da un quadro più favorevole delle entrate e delle spese della P.a., in linea con quanto indicato dal Governo a settembre 2021 nella Nadef».
Rischi da Covid a materie prime e inflazione
Nello scenario delle previsioni per l’economia italiana, delineato dagli economisti del Centro studi di Confindustria, «nonostante le prospettive positive» sono presenti «alcuni rischi che sono principalmente al ribasso e riguardano diversi elementi di incertezza». Il «rischio principale» è sul fronte Covid, nel caso in cui l’evoluzione della pandemia porti «all’adozione di nuove restrizioni agli spostamenti»: rischio che «influirebbe negativamente e in tempi molto rapidi sulla fiducia degli operatori, sui consumi e quindi anche sugli investimenti e l’occupazione». C’è anche il nodo delle «carenze importanti di materie prime e semilavorati» emerse dal secondo trimestre dell’anno, considerate «di natura temporanea» ma il rischio è che lo siano «solo in parte e che quindi diventino più strutturali, rallentando in modo più significativo e prolungato l’attività economica».
Poi, «la dinamica dei prezzi è prevista su livelli contenuti in Italia, dato che le pressioni recenti sono state alimentate quasi esclusivamente dal rincaro delle commodity, specie energetiche, che si ipotizza attenuarsi nel corso del 2022. Se così non fosse e si manifestassero persistenti carenze di offerta, la spinta inflazionistica potrebbe assumere un carattere più strutturale in Europa e in Italia, inducendo la Bce ad anticipare la restrizione monetaria, che al momento non è stata ancora delineata. Un prematuro rialzo dei tassi nell’Eurozona avrebbe effetti indesiderati sul costo del debito pubblico, e quindi impatti molto negativi soprattutto per un paese come l’Italia con un elevato debito».
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