Confindustria: coperture riforma fiscale poco decifrabili, il taglio del cuneo sia strutturale
Secondo Emanuele Orsini, vicepresidente Confindustria per il credito, la finanza e il fisco, è difficile attuare la flat tax incrementale
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«Resta poco decifrabile il tema delle coperture finanziarie per l’attuazione della riforma fiscale». È quanto ha sottolineato Emanuele Orsini, vicepresidente Confindustria per il credito, la finanza e il fisco in audizione alla Camera. «Una prima fonte di entrate potrebbe venire dalla revisione delle agevolazioni fiscali», ha spiegato. Dei 226 crediti di imposta da sfoltire per recuperare risorse, «salvaguardando alcune istanze, vi sono sicuramente ambiti nei quali sarebbe auspicabile una razionalizzazione, non intervenendo però a colpi di scure, trascurando le esigenze di certezza del diritto e di programmazione degli investimenti». Rispondendo a una domanda in audizione, Orsini ha spiegato che «le tax expenditure impattano sul sistema imprese per circa 14 miliardi di euro».
«Difficile attuare la flat tax incrementale»
«Maggiori dubbi - ha continuato Orsini - sorgono sulle ipotesi di flat tax “incrementale” sugli aumenti contrattuali dei dipendenti. Un sistema di difficile attuazione a fronte del quale proponiamo invece di potenziare le agevolazioni sui premi di risultato, oltre all’aggiornamento delle voci non imponibili ai fini Irpef, ferme ai valori di oltre 25 anni fa. Da ponderare con attenzione, anche per evitare discriminazioni l’ipotesi di condizionare alcuni benefici fiscali e non ad una sorta di “Isee corretto”».
«Preoccupa sostituire Irap con sovra-Ires»
«L’intenzione del governo di sostituire l’Irap con una sovraimposta dell’Ires desta preoccupazione», ha detto Orsini, anche se «alla luce delle numerose criticità del tributo, Confindustria da anni ne sollecita il superamento», la sostituzione dell’Irap con una sovraimposta Ires, «tuttavia, annullerebbe, di fatto, un qualsiasi beneficio dell’Ires a doppia aliquota e collocherebbe l’Italia tra i Paesi europei con la più elevata tassazione sui redditi delle società, con una significativa distanza dalla media UE e con effetti negativi sulla competitività internazionale e attrattività del sistema fiscale italiano».
«La proposta di un’Ires a doppia aliquota - con un’aliquota base auspicabilmente ridotta rispetto all’attuale 24% - è da accogliere con interesse», ha aggiunto, «anche se non è attualmente possibile darne una valutazione complessiva data la mancanza di informazioni dettagliate» e l’eventuale riduzione dell’aliquota legata ad un incremento dell’occupazione «dovrebbe tener conto delle profonde differenze tra i comparti produttivi», ma anche degli «investimenti fatti in questi anni nella direzione di una maggiore digitalizzazione». Confindustria, infine, accoglie «con favore l’ambizioso progetto di riforma disegnato dal ddl, guidato dall’obiettivo di allineare la disciplina nazionale con le disposizioni comunitarie, tuttavia, l’obiettivo di allineare la tassazione su beni e servizi simili dovrebbe estendersi e conciliarsi con le riflessioni in corso sui trattamenti di esenzione Iva».
«Taglio cuneo sia strutturale e insieme a riduzione Irpef»
«Con riguardo all'Irpef - ha concluso Orsini - abbiamo apprezzato la scelta del Governo di procedere ad una riforma graduale dell'impianto attuale, compatibilmente con gli attuali vincoli di finanza pubblica. Nell'ottica di sostenere la domanda interna, strategica per la crescita del nostro Paese, riteniamo che le misure di riduzione del cuneo contributivo adottate nel 2023 da questo Governo, non solo devono essere strutturali, ma anche essere affiancate da interventi di riduzione del prelievo fiscale sulle persone fisiche».
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