Congo, 72mila sfollati per i conflitti nell’Est. Tensioni con il Rwanda
I combattimenti fra esercito e ribelli del gruppo M23 aggravano la crisi umanitaria nell’Est del Paese. Sospesi i voli con Kigali
I punti chiave
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Le violenze nella zona orientale della Repubblica democratica del Congo hanno già spinto oltre 72mila persone a lasciare la propria casa, migrando anche verso il vicino Uganda. Il bilancio è tracciato dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, dopo gli scontri della scorsa settimana tra l’esercito e i ribelli del gruppo M23, una formazione che dichiara di difendere gli interessi dell’etnia Tutsi. L’agenzia Reuters sottolinea che si tratta dell’offensiva più cruenta dal 2012-2013, con ricadute già tangibili sulla crisi umanitaria nel Paese. Nella Repubblica democratica del Congo si registrano già 5,6 milioni di sfollati, quasi 2 milioni dei quali nella sola provincia del Nord Kivu. I combattimenti più violenti, scrive l’agenzia Reuters, si sono consumati a circa 20 chilometri da Goma, la città principale nell’area orientale del Paese.
Le tensioni con il Rwanda: «Aiuta i ribelli»
La crisi si sta allargando oltre i confini con il vicino Rwanda, accusato dal governo congolese di sostenere l’offensiva dei ribelli di M23. Le autorità hanno convocato l’ambasciatore a Kigali e sospeso i voli della compagnia Rwand’Air. Le tensioni fra i due Paesi non sono inedite. Il governo e gli investigatori Onu hanno già accusato Kigali di aver appoggiato l’insurrezione di un decennio fa e parlano ora di un atteggiamento «recidivo» da parte delle autorità rwandesi. Kinshasa ha classificato i ribelli come una formazione terroristica e si rifiuta di ammetterli al tavolo delle trattative con le altre milizie operative nell’Est, condotto a cadenza alterna a Nairobi (Kenya). Le tensioni nella zona del Congo orientale, ricorda l’agenzia Reuters, si trascinano dal 1996, quando il Rwanda e altri paesi confinanti oltrepassarono i confini per catturare miliziani Hutu coinvolti nel genocidio del 1994.
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