Consigli d'autore e indirizzi da non perdere: lo stile secondo il ceo di Lempertz
Voglia di scoperta, dalle archistar cilene ai souvenir d'arte: le scelte di Henrik Hanstein, proprietario della più antica casa d'aste europea privata.
di Alexis Paparo
5' di lettura
SEGNI DISTINTIVI DEL MIO STILE Il mondo sta cambiando, così come il modo di vestirsi, quasi nessuno indossa più una cravatta. Nel passato ero molto influenzato dallo stile british e compravo tutto a Londra, negli ultimi anni è un po' cambiato, è ugualmente elegante, ma non più così formale. La mia icona di stile resta il mio bisnonno, che era lombardo, e ha portato in Germania il modo di vivere italiano. Faccio shopping soprattutto a Milano - poi sono spesso a Roma per lavoro e a Venezia per piacere - e tra i miei ultimi acquisti c'è un cappotto Loro Piana. Mi piace molto lo stile Armani, mia moglie, invece, indossa solo scarpe Ferragamo. Sono anche un grande ammiratore del mondo creato dai Prada, che sono clienti di Lempertz , perché la loro idea di stile ed estetica si interseca con il mondo dell'arte.
LA VISTA CHE MI ISPIRA La Patagonia, che conosco molto bene. Adesso mi trovo proprio qui, nella nostra isola sul Lago Calafquén, e dalle finestre di casa abbiamo la vista su un vulcano attivo. Ho viaggiato molte volte fra Cile e Argentina e tutto qui è più grande, più alto. Sono venuto per la prima volta nel 1973 per andare a conoscere la famiglia della mia futura moglie, facendo autostop e viaggiando in autobus, insieme a Bruce Chatwin. Ci eravamo incontrati a Londra e anche lui stava programmando di visitare la Patagonia, ma, a causa della crisi petrolifera, non era riuscito a trovare un volo. Ho trovato una soluzione e siamo partiti insieme, poi ognuno ha proseguito per conto proprio, ma ci siamo rincontrati più volte a Montevideo, Buenos Aires e in Patagonia. Ho viaggiato da solo attraversando la cordigliera verso l'Argentina, ai tempi non c'era una strada asfaltata ed è stato davvero emozionante. È un viaggio che ho ripetuto più volte, anche con un piccolo aereo. In generale, mi piace viaggiare da solo, alla scoperta di luoghi un po' segreti. Per esempio, di recente sono andato tre giorni a Santiago, alla ricerca del lavoro dei grandi architetti cileni Alejandro Aravena, Smiljan Radic e Mathias Klotz. Sono un grande ammiratore dell'architettura contemporanea e della scuola cilena in particolare, non è molto nota, ma è d'interesse internazionale.
L'OGGETTO DA CUI NON MI SEPAREREI MAI La mia Porsche. Sono affezionato al brand perché un mio parente era il capo del suo racing team e anche mia madre le ha sempre guidate. Da ragazzo mi dicevo: “Un uomo deve guidare una Porsche, piantare un albero e fare un figlio”. È una battuta! Al momento ho una Boxster che ha 60 o 70 anni - sono davvero auto indistruttibili - e una Panamera, molto utile per trasportare i dipinti. Sono entrambe blu scuro, un colore che, secondo me, ne sottolinea meglio il design.
UNA SCOPERTA RECENTE A Venezia, in un piccolo negozio nella via che collega piazza San Marco e calle Santo Stefano, ho trovato un coltello disegnato da Alvar Aalto negli anni Sessanta. È un modello difficile da reperire, con un bellissimo design, minimal e funzionale. Credo sia rimasto nel negozio per molto tempo, perché non era stato riconosciuto come pezzo di Aalto. Penso che il design scandinavo, per quanto riguarda gli arredi, sia il migliore del XXI secolo, ho tanti mobili in questo stile: due anni fa ho acquistato una bellissima sedia di Finn Juhl e anche qui in Patagonia, proprio adesso, sono seduto su una Y Chair di Hans Wegner.
L'OGGETTO CHE STO ADOCCHIANDO Uno specchio contemporaneo per il mio appartamento al Lido, sono ancora in cerca! Ne ho visto uno molto bello all'Harry's Bar, di Fratelli Barbini. L'ultimo oggetto che ho acquistato è invece una lampada Fortuny, sempre a Venezia.
IL MIGLIOR REGALO CHE HO FATTO La famosa croce del XIV secolo della chiesa di San Pantalon, a Venezia. Nel 1946, il parroco di allora la vendette. Mi venne offerta per essere messa all'asta ma rifiutai e, insieme al Cardinale Meisner di Colonia e all'ambasciata italiana a Berlino, cercammo sponsor per riportarla a Venezia, senza però riuscirci. Alla fine la comprai per riportarla a San Pantalon. Papa Benedetto XVI ne rimase così colpito che la chiese in prestito per i suoi ultimi giorni da pontefice e proprio di fronte alla croce abdicò.
E QUELLO CHE HO RICEVUTO Un Rolex da un mio collezionista di Monaco che si trovava in un momento di difficoltà dopo alcune operazioni in Borsa. Aveva la più grande collezione di netsuke giapponesi, che mi ha proposto di vendere, ma aveva anche bisogno di una cifra in anticipo. Le aste sono state un successo e ha voluto ringraziarmi donandomi un Rolex della sua collezione. Mi ha regalato il più semplice, con uno stile minimal, in oro bianco, che poi ho scoperto essere stato realizzato specificamente per lui. È un pezzo speciale che sicuramente conserverò per i miei nipoti.
LE OPERE CHE CONSERVO DA TRAMANDARE Ci sono quattro o cinque pezzi a cui sono particolarmente legato e non ho mai voluto vendere perché li ho scoperti io: un Kandinsky, un lavoro di Giovanni Battista Piazzetta, poi un'opera di Andrea del Sarto e di Jan Lievens, l'amico di Rembrandt. Ma conservo anche arte contemporanea, per esempio un bellissimo pezzo in legno di Joseph Beuys. Ci sono tante tentazioni! Al momento mi affascina molto Georges de La Tour.
IL MUSEO CHE TROVO PIÙ INTERESSANTE AL MOMENTO Mi piacciono particolarmente i piccoli musei, dove è ancora possibile trovare gemme sconosciute ai più. Penso alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, oppure alla Würth Collection, che raccoglie pezzi importanti dei grandi maestri, e poi il Kolumba Museum a Colonia, un mix di antico e moderno nella collezione come nella struttura architettonica, perché è stato costruito sulle rovine di una cattedrale gotica. È un luogo emozionante e porto sempre amici e ospiti a visitarlo.
LA MIA STANZA PREFERITA DELLA CASA Vivo in un castello del XVI secolo circondato dall'acqua, non lontano da Colonia, e se devo scegliere il mio posto preferito, sono davvero indeciso fra la libreria, progettata da Oswald Mathias Ungers, e la cucina, con i bellissimi mobili rinascimentali ereditati da mio nonno. Mi piace mixare antico e moderno, nell'arte come negli arredi: credo sia questione di qualità, non di epoca. Per esempio, nella sala da pranzo ho un grande dipinto di Imi Knoebel posto proprio sopra un tavolo spagnolo del XVI secolo.
IL PIÙ BEL SOUVENIR PORTATO DA UN VIAGGIO Una scultura in terracotta di Jean-Baptiste Carpeaux che rappresenta un'allegoria dell'Africa. L'ho trovata dieci anni fa a Buenos Aires, alla casa d'aste Bullrich Gaona Wernicke, mentre girovagavo in attesa di prendere un volo per Roma. Sono capitato lì a ridosso di un'asta, ho riconosciuto che era originale e l'ho acquistata per 10mila dollari.
IL PIACERE A CUI NON POTREI RINUNCIARE L'Opera. Sono un grande appassionato di Verdi e del teatro La Fenice, facciamo anche parte della Fondazione Amici della Fenice.
SE NON FACESSI QUELLO CHE FACCIO... Sarei maître chocolatier. Il settore ha bisogno di creativi, non c'è molto cioccolato di alta qualità nel mondo.
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