La Procura di Roma

Consip, nuova accusa per il maggiore Scafarto: ha diffuso informazioni dell’inchiesta alla stampa

di Ivan Cimmarusti

3' di lettura

Nuova contestazione per il maggiore dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, l’investigatore già accusato di aver manipolato una informativa dell’inchiesta Consip. Secondo la Procura di Roma, Scafarto sarebbe «la fonte» che ha passato al vice direttore del Fatto Quotidiano, Marco Lillo, notizie sull’iscrizione al registro degli indagati del ministro allo Sport, Luca Lotti, e dell’ex comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette. «Suggerisco ai pm di valutare bene queste nuove accuse a Scafarto - spiega Lillo - e di non ripetere l’errore già fatto in passato» quando per lo stesso fatto fu accusato il pm Woodcock, poi archiviato.

L’interrogatorio di due carabinieri
La nuova accusa per Scafarto si baserebbe sull’interrogatorio di due carabinieri, che avrebbero ricostruito ai pm le presunte fughe di notizie. Stando ai magistrati, dunque, sarebbe stato lo stesso Scafarto, all’epoca dei fatti capitano del Noe delegato dai pm di Napoli a indagare sul caso Consip, a passare informazioni su Lotti e Del Sette al vice direttore del Fatto, che le ha pubblicate in articoli a partire dal 21 dicembre 2016. «Aspettiamo la chiusura indagini prima di fare tutte le valutazioni», ha spiegato il difensore di Scafarto, l’avvocato Giovanni Annunziata. Aggiunge che «il mio cliente si dichiara innocente da tutte le accuse».

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Lillo: «Per la seconda volta ritengono di aver preso una mia fonte»
«Per la seconda volta la Procura di Roma ritiene di aver individuato una mia fonte - afferma il vice direttore del Fatto, Marco Lillo - Nel primo caso è andata male (indagine su Woodcock e la giornalista Federica Sciarelli, ndr) e sono intervenuto facendo una eccezione alla regola secondo la quale i giornalisti non parlano mai delle fonti, solo perché c’era un riferimento a una amica e collega, Federica Sciarelli, tirata in ballo. In questo caso non mi sento di entrare nel merito della questione fonti, suggerisco, però, alla Procura di valutare bene queste nuove accuse al maggiore Scafarto e di non ripetere l’errore fatto in passato». Il riferimento di Lillo è alla prima ipotesi di reato, secondo la quale la fonte degli articoli era stata il pm Woodcock per il tramite di Federica Sciarelli. Ipotesi di reato venuta meno dopo l’interrogatorio del pm partenopeo, che ha chiarito ai magistrati di Roma la propria posizione.

Le accuse di aver manipolato le informative
Capitolo investigativo sostanzialmente definito, per la Procura, riguarda i presunti falsi commessi da Scafarto. L’investigatore, allo stato, risponde esclusivamente di due falsi. Sono stati scoperti rianalizzando tutti gli esiti dell’indagine. Il sostituto procuratore di Roma, Mario Palazzi, ha accertato come sia stata manipolata una intercettazione per far risultare un incontro tra l’imprenditore partenopeo Alfredo Romeo e Tiziano Renzi (sul quale grava il sospetto che abbia intascato denaro proprio dallo stesso imprenditore per incidere sull’ad di Consip Luigi Marroni, ottenendo lotti del maxi appalto Fm4 da 2,7 miliardi).

L’ombra dei servizi segreti
Il secondo falso riguarda un tentativo di sollevare ombre sui servizi segreti, col compito di «controllare» l'indagine. I pm di Roma ritengono che «al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito delle indagini esperite». La vicenda riguarda l’acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestioni spa, che ha portato al rinvenimento degli ormai noti «pizzini» su cui era riportata la lettera «T», che per l'accusa è Tiziano Renzi, con l’importo di «30mila euro». Nel corso di quell’operazione furono individuate due persone che osservavano i militari, ma successive verifiche, non inserite nell’informativa, hanno permesso di accertare che si trattava di comuni cittadini: un venezuelano di passaggio e una donna domiciliata in quella zona.

I tre filoni d’indagine Consip
Intanto i pubblici ministeri hanno notificato richieste di proroga delle indagini preliminari per i vari indagati del maxi procedimento. In ballo ci sono tre filoni. Il primo è sulla fuga di notizie, ossia la «catena di comunicazione all’interno della struttura gerarchica dell’Arma» che ha consentito all’ex ad di Consip Marroni di rimuovere tutte le microspie dagli uffici della Centrale acquisti. È stato lo stesso manager a chiarire ai pm di aver saputo dell’indagine dal ministro Lotti e dal comandante della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia. Per questo i due sono indagati in concorso con l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e con il presidente di Publiacqua Filippo Vannoni (Luigi Ferrara, ex presidente di Consip, indagato per false dichiarazioni ai pm). Il secondo «attiene alla natura degli accordi illeciti» tra l’imprenditore Alfredo Romeo, Tiziano Renzi, Carlo Russo e l’ex politico Italo Bocchino. Risulta coinvolto anche Domenico Casalino, ex ad di Techno Sky spa (controllata da Enav). L’ultima tranche dell’inchiesta che la Procura intende definire, riguarda la sospetta turbativa di un appalto per Grandi Stazioni spa. Per questa commessa sono stati indagati l’ad Silvio Gizzi e il dirigente di Consip Francesco Licci.

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