l’inchiesta

Consip, si cerca la svolta su fondi, ruolo dei «faccendieri» e fuga di notizie

di Ivan Cimarrusti e Sara Monaci

(ANSA)

3' di lettura

Un’inchiesta partita a fine 2016 da Napoli e poi sviluppatasi ulteriormente a Roma, che vede coinvolti come indagati principali un imprenditore napoletano, Alfredo Romeo e un funzionario della società degli appalti pubblici Consip, Marco Gasparri, ma che poi si estende ad una serie di personaggi “intermedi” legati al mondo politico - dal padre dell’ex premier Matteo Renzi fino al ministro allo Sport Luca Lotti, indagati per un reato più difficilmente catalogabile, il traffico illecito di influenze. Ecco la vicenda, le accuse e le contraddizioni.

La vicenda da Napoli a Roma
L’imprenditore Romeo è stato arrestato con l’accusa di aver corrotto un funzionario della Consip, Marco Gasparri, pagando una tangente da 100mila euro. È lo stesso Gasparri ad ammettere la dazione di denaro, che sarebbe stata finalizzata a vincere i lotti più onerosi della maxi gara Fm4. In realtà Romeo se ne aggiudica altri 3, per un totale di 400 milioni. Nei lotti oggetto di attenzione sono arrivati primi i francesi del raggruppamento Cofely. L’inchiesta è partita da Napoli, con l’ipotesi di associazione a delinquere. Quando poi è emerso che l’imprenditore avrebbe cercato degli intermediari - Carlo Russo e, attraverso di lui, Tiziano Renzi - per pressare i vertici Consip, il fascicolo è stato trasmesso alla procura di Roma.

Loading...

Le prove della corruzione
L’accusa ha portato in carcere Romeo. Oltre all’ammissione di colpevolezza di Gasparri, la Procura di Roma può contare su svariate intercettazioni ambientali oltre che su segnalazioni di operazioni sospette da parte di Bankitalia. Risulta che nel periodo in cui sono state pagate le presunte tangenti è stato prelevato «denaro contante per oltre 400mila euro (dal 9 novembre 2015 al 2 novembre 2016, ndr)». Fonti difensive di Gasparri, però, rilevano che potrebbe non trattarsi di corruzione ma solo di «consulenze».

L’area grigia delle influenze
L’ad di Consip, Luigi Marroni, ascoltato come persona informata dei fatti, ha confermato di aver subito pressioni: dall’imprenditore di Scandicci Carlo Russo e poi da Tiziano Renzi. Romeo avrebbe cioè contattato Russo, il quale avrebbe poi contattato Renzi, e insieme avrebbero fatto pressioni su Marroni per favorire l’imprenditore napoletano. Questo ricostruiscono gli atti dell’inchiesta. È vero che Russo e Renzi sono amici di famiglia. Russo, definito dagli inquirenti un «faccendiere», è stato ascoltato in molte conversazioni intercettate con Romeo. È anche vero che il padre dell’ex premier e Marroni si conoscono da tempo, e sarebbe secondo l’accusa proprio questo il legame che Russo voleva sfruttare per favorire Romeo. Non ci sono negli atti intercettazioni di Tiziano Renzi, citato sempre da altri. Peraltro lui nega di aver mai incontrato Russo e Romeo insieme.

Tiziano Renzi e Carlo Russo sono indagati per traffico illecito di influenze, il reato che compie colui che, sfruttando il legame con persone importanti, vuole portare vantaggi a se stesso o a terze persone. Gli inquirenti ritengono verosimile il fatto che sia Russo che Renzi abbiano preso dei soldi: lo indicherebbero ad esempio dei pizzini scritti a mano da Romeo e gettati nella pattumiera («30mila per T e 5mila al mese per CR»). Tuttavia non ci sarebbero prove di passaggi di denaro a loro favore. Ci sono anche ambiguità da chiarire: Romeo avrebbe sostenuto con Gasparri sia la società Cofely che la Romeo Gestioni. Nella vicenda entra anche l’ex parlamentare Italo Bocchino, accusato anche lui di traffico illecito di influenze, più volte intercettato mentre parla con Romeo e mentre dice di cercare bacini elettorali tramite le gare.

Le «soffiate» sull’inchiesta
Il capitolo sulla rivelazione del segreto d’ufficio coinvolge i più alti vertici delle istituzioni: il ministro allo Sport Luca Lotti, il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dell’Arma, Emanuele Saltalamacchia. L’accusa arriva dall’ad di Consip Marroni. Nel suo verbale come persona informata sui fatti ha detto che «nel luglio 2016 Lotti mi ha detto di stare attento perché aveva appreso che vi era una indagine sull’imprenditore Romeo di Napoli e sul mio predecessore Domenico Casalino, dicendomi espressamente che erano state espletate operazioni di intercettazioni». Il riferimento a Casalino potrebbe suffragare le ipotesi della Procura sul coinvolgimento di esponenti di governo. Negli uffici di Consip è stata poi compiuta una bonifica per individuare le microspie piazzate dagli investigatori. Prima di Natale scorso si è presentato in Procura il ministro Lotti: ha negato di aver mai saputo dell’indagine e di non aver detto nulla a Marroni. Il nodo da sciogliere, dunque, è tra i più delicati.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti