ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’offerta abusiva

Consob blocca definitivamente l’Opa farlocca su Piaggio

la vigilanza ferma il “promotore” JSC Handel Gruppe che in realtà non ha fatto nulla per nascondere la beffa

di Antonella Olivieri

10 novembre 2023

L'attività della Piaggio di Pontedera

3' di lettura

Consob blocca definitivamente l’Opa farlocca su Piaggio che a fine settembre circolava su Linkedin. Il provvedimento interdittivo, firmato l’8 novembre dal presidente della Commissione Paolo Savona, pone fine al primo caso in Italia di palese offerta abusiva, nel senso che il “promotore”, JSC Handel Gruppe, in realtà non ha fatto nulla per nascondere la beffa.

La beffa del 31 settembre

Tanto per cominciare la supposta lettera di offerta – indirizzata ai «Signori azionisti della Piaggio» - violentava il calendario: era datata 31 settembre. E proponeva un prezzo d’acquisto di 3,5 euro per azione, che – sosteneva la lettera di JSC - «rappresenta un premio del 20% rispetto il prezzo di chiusura del 31 ottobre»: peccato però che il futuro prezzo di Borsa con un mese di anticipo neanche il mago Merlino avrebbe potuto conoscerlo.

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La Consob comunque è intervenuta seguendo la procedura di prassi, benché il contesto alquanto bislacco non fosse ovviamente sfuggito, interloquendo con il legale rappresentante di JSC, formalmente costituita come società in accomandita semplice a Buti, una dozzina di chilometri di distanza da Pontedera, dove ha sede la Piaggio.

La corrispondenza bislacca

Dal provvedimento si evince che bislacca è stata anche la corrispondenza proveniente dal supposto offerente durante l’iter di accertamento dell’Authority del mercato. Basta qualche esempio per capirlo. «La nostra proposta non è abusiva, ma si fonda su una valutazione accurata e indipendente della situazione finanziaria e patrimoniale della Piaggio», è una delle risposte fornite alla Consob da Paul Cambria, legale rappresentante dell’accomandita, che poi dichiarava: «Abbiamo rispettato gli obblighi informativi previsti dalla normativa vigente in materia di offerte pubbliche d’acquisto. In particolare: non abbiamo inviato alla Consob alcuna comunicazione perché non c’è mai stata un’offerta; abbiamo inviato alla Piaggio una bozza d’offerta, ma non hanno mai risposto quindi non c’è stata alcuna trattativa; ancora non sappiamo chi ha pubblicato la lettera su Linkedin, poiché il signor Di Cieri dice di non sapere niente».

Pierluigi Di Cieri era il nominativo cui erano riconducibili le pagine web di Linkedin con la sedicente offerta, ma «Di Cieri non ha fornito riscontro alle informazioni richieste dalla Consob», si legge nel provvedimento dell’Authority.

Piaggio, da parte sua, ha fatto sapere alla Consob di «non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito alla presunta offerta pubblica di acquisto sulle proprie azioni promossa dalla JSC Handel Gruppe S.a.s.» . Tantomeno in Consob è pervenuta «alcuna comunicazione in merito alla riferita offerta pubblica di acquisto» .

Quindi JSC, sempre tramite il suo legale rappresentante, ha trasmesso le seguenti considerazioni conclusive, così sintetizzate dalla Consob: «che “il documento non costituiva un’offerta formale e definitiva di acquisizione, ma una lettera di intenti”; di aver agito per conto di non meglio precisati soggetti terzi; che l’offerta non sarebbe abusiva in quanto il prezzo offerto è “equo e ragionevole”» .

Il provvedimento interdittivo

Non poteva che finire come è finita: alla sospensione temporanea della presunta offerta, disposta dalla Consob il 9 ottobre, ha fatto seguito il provvedimento interdittivo dell’8 novembre.

Ma resta aperto l’interrogativo sulle reali finalità della messinscena: dal 10 ottobre, quando il titolo in listino viaggiava sui 3 euro, la Vespa in Borsa ha solo frenato e Piaggio ha chiuso la seduta venerdì 10 novembre a quota 2,642 euro. Il legale rappresentante di JSC, Paul Cambria, residente in provincia di Pisa, è un nome già emerso in passato in relazione ad altre operazioni inesistenti che avevano per oggetto banche quotate italiane.

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