Consob, Nava saluta i dipendenti: «Il mio un caso di spoils system». Anna Genovese presidente vicario
di Laura Serafini
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L'uscita di Mario Nava dalla Consob apre a un nuovo valzer di poltrone nelle Authority. L'intenzione del governo sarebbe quella di cogliere l’occasione della scadenza del presidente dell’Antitrust a fine ottobre per varare un pacchetto di nomine. Proprio oggi la Camera e il Senato hanno avviato la procedure per la raccolta delle manifestazioni di interesse per la nomina alla presidenza dell'Autorità Antitrust (la documentazione dovrà pervenire entro 30 giorni a partire da oggi). L’orientamento dovrebbe portare una persona di fiducia dei Cinque Stelle ai vertici di Consob e una figura gradita alla Lega alla guida dell’Antitrust.
Nel discorso di saluto ai dipendenti Nava ha ribadito le accuse rivolte ieri al governo di aver agito a scopi politici, definendo il suo un caso di «spoils system».
Il discorso si è tenuto nell'auditorium della Consob a Roma, in una sala molto affollata, con i colleghi di Milano video collegati. Nava ha avuto parole di grande apprezzamento per i dipendenti della Consob, che ha invitato a fare sentire la propria voce e valere la propria competenza.
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Quanto ai candidati un orientamento preciso ancora non c'è: per la Consob per ora circola il nome di Filippo Maria Berruti, attuale commissario, poco incline a condividere impostazione e strategia volute da Nava. Meno probabile sembrerebbe la candidatura del procuratore di Milano, Francesco Greco, anche per non dare l'impressione di un'impostazione “giustizialista” della Consob.
Altra questione è l'operatività della Consob, ora che il collegio è di nuovo a ranghi ridotti. Dopo l’uscita del presidente i commissari sono rimasti in quattro: Giuseppe Maria Berruti, Carmine Di Noia, Paolo Ciocca e Anna Genovese. Quest’ultima, come era già accaduto lo scorso anno prima della nomina di Nava, è stata nominata presidente vicario in quanto commissario con maggiore anzianità. Proprio per i suoi meccanismi di funzionamento, la Consob non si paralizza e può continuare a operare a pieno regime anche a ranghi ridotti: il voto del presidente, anche se vicario, vale doppio quando una situazione di parità rischia di mettere in stallo l'adozione di una delibera. Dunque non si può profilare il rischio di due voti contro due che paralizzi la votazione
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