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Consumi, la priorità è la sicurezza

Dopo lo scoppio della pandemia è aumentata la domanda di prodotti confezionati e di accessori monouso: secondo Nielsen, i prodotti confezionati freschi sono passati dal 37 al 42% del totale

di Giovanna Mancini

(Imagoeconomica)

4' di lettura

Poche cose come i carrelli della spesa (fisici o virtuali) dei consumatori sono in grado di rendere l’immagine del prima e dopo segnati dall’emergenza Covid-19.

Perché si fa presto a dire «ripartiamo dalla sostenibilità»: per quanto sensibili al tema, al momento della scelta di un prodotto piuttosto che un altro, oggi gli italiani devono fare i conti con un ribaltamento delle priorità che vede al primo posto il bisogno di sicurezza sanitaria e al secondo il risparmio economico – con buona pace delle battaglie contro prodotti e confezioni in plastica monouso, contro gli sprechi alimentari o lo sfruttamento dei lavoratori.

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Battuta d’arresto

Così, inevitabilmente, quel “macrotrend” legato ai temi della sostenibilità (ambientale o sociale) che negli ultimi anni ha pervaso tutto il mondo dei beni di consumo - sia dal lato della domanda, sia dal lato dell’offerta - sembra aver subito una decisa battuta d’arresto.

«È come se ci trovassimo sospesi tra due forze contrapposte - osserva Raffaella Cagliano, docente di People Management and Organization al Politecnico di Milano -. Da una parte la pandemia ha aperto una riflessione a tutti i livelli, dalla politica all’industria, fino ai singoli individui, sulla necessità di rivedere alcuni modelli della nostra società, che si sono rivelati non sostenibili. Dall’altro però, in questo momento di grande difficoltà e incertezza economica, le imprese sono meno disponibili a investire su questo fronte e i cittadini meno disposti a spendere per acquistare prodotti più etici o ecologici».

Tuttavia la direzione è quella, afferma Cagliano, e nel medio-lungo termine il percorso riprenderà, spinto dalle istanze di una nuova generazione profondamente sensibile a questi temi, oltre che da logiche di profitto, da parte delle imprese.

Il largo consumo confezionato

Questa contraddizione sembra riflettersi in alcuni segnali, registrati in particolare nel mondo del largo consumo confezionato: «Se guardiamo le vendite di prodotti per la cura della casa, non vediamo un rallentamento, anzi – spiega Christian Centonze, Food Industry Director di Nielsen -: i brand che hanno lavorato sulla riduzione della plastica nel packaging, o su un’origine più naturale degli ingredienti, sono andati molto bene. Ma è sull’alimentare che riscontriamo un cambiamento di rotta significativo». All’interno del comparto dei freschi (che vale oltre 40 miliardi di euro in Italia) Nielsen ha rilevato che la percentuale di fatturato rappresentata dai prodotti confezionati è passata dal 37,5% pre-Covid al 42,9% attuale.

«Questo ci dimostra che la sostenibilità in sé non perde valore nella sensibilità dei consumatori – osserva Centonze -. Ma nel momento in cui entra in conflitto con quella che può essere anche solo una percezione di sicurezza alimentare, allora passa in secondo piano». Il ritorno a una situazione pre-Covid potrebbe richiedere molto tempo: «Il largo consumo è un mondo fatto di abitudini - spiega -. Se ora i consumatori tornano ad acquistare, ad esempio, prodotti confezionati o monouso, ci vorrà del tempo per tornare ai comportamenti precedenti».

I tempi del ritorno alla normalità

Anche secondo Erika Andreetta, partner PwC e responsabile del settore Retail&Consumer Goods, i tempi di un “ritorno alla normalità” non saranno brevi: «Potrebbero volerci anni perché la sostenibilità torni tra le priorità dei consumatori – spiega -. In base a una nostra ricerca condotta a maggio a Roma e Milano, il 57% dei consumatori ha registrato un calo dei propri redditi e il 44% prevede di ridurre le proprie spese nei prossimi mesi. Le priorità indicate sono sicurezza, distanziamento sociale, salute, benessere fisico e mentale. Torneremo alle nostre abitudini, probabilmente, ma credo sia necessario l’intervento delle istituzioni per orientare le persone, con politiche e incentivi, verso consumi più consapevoli».

Più ottimista Marco Zanardi, presidente di Retail Institute Italy: «La sostenibilità è un processo irreversibile – dice – trasversale a tutte le categorie di beni, dall’alimentare all’abbigliamento, dai mobili alle auto. Certo, con il lockdown e la crisi economica ha perso la spinta che aveva precedentemente, ma ci aspettiamo un recupero, sebbene con due orizzonti temporali differenti. Nei prossimi 6-12 mesi ci sarà un rallentamento, ma questo darà il tempo alle aziende per ristrutturare e adeguare l’offerta, perché la sostenibilità non è soltanto una leva di marketing: è un sistema che investe tutti i processi aziendali, dalla produzione alla logistica, alla vendita».

La sfida

Sarà una delle sfide dell’industria e della grande distribuzione che, proprio sulla sostenibilità, possono giocarsi la partita del futuro per un’offerta di qualità e valore contro un’offerta che fa leva sul prezzo. Del resto, osserva Centonze di Nielsen, la recessione del 2008 ha dimostrato che le grandi crisi economiche tendono a polarizzare i consumi, favorendo le fasce «premium» e quelle low cost. Il boom del biologico, del chilometro zero, dell’italianità, sono esplosi proprio dopo il 2008.

E questi elementi sembrano resistere all’impatto del Covid, perché rispondono sia a quella istanza di sicurezza che emerge con forza tra i consumatori, sia alla volontà di sostenere in qualche modo anche il territorio e la comunità in cui si vive.

Garantire il binomio sostenibilità- accessibilità

È d’accordo Marco Pedroni, presidente di Coop Italia: «Sostenibilità per noi significa carni senza antibiotici, agricoltura di precisione, eliminazione di glifosato e pesticidi, etica nei confronti dei lavoratori – spiega -. Tutto questo resta importante per i consumatori, che però in larga parte si troveranno impoveriti per gli effetti del Covid. Quello su cui dovremo riflettere è come garantire che un’offerta sostenibile sia accessibile a tutti». Sarà necessario, osserva Pedroni, l’intervento di politiche di incentivo ai consumi sostenibili (ad esempio un’Iva agevolata su questi prodotti) e al tempo stesso alle filiere produttive impegnate su questo fronte.

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