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Contagi e varianti spaventano: ipotesi lockdown come a Natale

Rt allo 0,99. Bonaccini (Regioni) chiede «misure omogenee». Nuova ordinanza: Campania, Emilia Romagna, Molise in arancione, zone rosse da Perugia al Piemonte.

di Marzio Bartoloni e Barbara Fiammeri

Coronavirus: i 12 mesi che hanno cambiato l’Italia

3' di lettura

Al momento nessun vertice è stato convocato a Palazzo Chigi. Ma se oggi pomeriggio dalla Conferenza delle Regioni dovesse arrivare da parte dei Governatori la richiesta di misure più severe e omogenee in tutta Italia per frenare i contagi moltiplicati dalle varianti, il Governo sarà chiamato a dare una risposta e stavolta non solo attraverso i ministri della Salute e degli Affari Regionali, Roberto Speranza e Mariastella Gelmini. Il tempo come sempre è poco. Anche perché il presidente del Consiglio ha assicurato che d’ora in poi eventuali decisioni restrittive verranno comunicate con «sufficiente anticipo».

Ecco perché non si esclude che nelle prossime ore o al massimo lunedì Mario Draghi presieda il confronto per decidere il «che fare». Il piano in realtà è già pronto ed è probabile che sia già oggi sulla scrivania del premier che deve decidere anche sulla proroga al 5 marzo dello stop alla mobilità tra le Regioni, in scadenza il 25 febbraio. L’ipotesi è quella di mettere in pista un nuovo lockdown come quello di Natale, con l’Italia tutta arancione e possibili irrigidimenti (zona rossa) nei week end. È questa la richiesta avanzata da diversi Governatori, a partire da Stefano Bonaccini che oltre a guidare l’Emilia Romagna è anche il presidente della Conferenza delle Regioni. Bonaccini lo ha chiarito ieri subito dopo i nuovi dati pubblicati dall’Iss che registrano un Rt in rialzo a 0,99 - a un passo dalla soglia limite di «1» - e che da domenica porteranno in arancione Molise, Emilia e Campania: «Credo che con l’arrivo delle varianti serva una valutazione diversa rispetto a quella dei colori, sarebbe il caso di discutere fra governo e regioni per capire se non valga la pena una restrizione omogenea di qualche settimana».

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Bonaccini - che non può non tenere conto del malumore delle attività produttive più colpite dalle chiusure - aggiunge però che un lockdown come quello di quasi un anno fa «non è percorribile», ma il sistema del «saliscendi» dei colori di fronte alle varianti ora rischia di non funzionare perché «mostra qualche fragilità». Da qui l’idea di una stretta «omogenea» in tutta Italia che potrebbe quantomeno diventare arancione se i contagi saliranno ancora.

Diversi i governatori che si sono schierati con il presidente dell’Emilia Romagna: alcuni lo hanno fatto pubblicamente come Giani (Toscana) e Fontana (Lombardia) ma anche Zingaretti (Lazio) De Luca (Campania) e Cirio (Piemonte) sono favorevoli. Contrario invece il governatore della Liguria Giovanni Toti: «Penso che un approccio allarmistico non aiuti nessuno, né il Governo, né le Regioni, né le categorie, né il sistema ospedaliero». La proposta sarà al centro della Conferenza di oggi dove all’ordine del giorno c’è il Dpcm in scadenza il 5 marzo.

Del resto a un anno dal paziente zero di Codogno il virus non molla la presa e anzi sta rialzando la testa: ieri i nuovi casi sono saliti a 15.479 con 353 morti e un tasso di positività che fa un balzo importante nel giro di due giorni passando al 5,2% dal 4,8% del giorno prima mentre 48 ore fa era al 4,1 per cento. Ad aiutare la sua corsa sono le varianti che rischiano di raddoppiare i contagi nel giro di due tre settimane visto che la velocità di trasmissione, ha fatto sapere ieri l’Iss, aumenta del 39% con il ceppo Uk.

Con i nuovi dati pubblicati ieri Emilia, Molise e Campania raggiungono in fascia arancione (bar e ristoranti chiusi) Abruzzo, Liguria, Toscana, Umbria, Trento e Bolzano. Nessuna regione passa invece formalmente in rosso, anche se nelle zone dove è stata individuata una maggiore diffusione delle varianti sono già scattati lockdown locali, con ordinanze dei governatori. In zona rossa sono le province di Bolzano, Perugia, Pescara e Chieti e diversi comuni in Lombardia, Toscana, Molise, Lazio e Piemonte. Il 20 febbraio altre due zone rosse sono state stabilite con ordinanza regionale nel Lazio per l'alta incidenza di casi di variante inglese: misure di massima restrizione per Colleferro e Carpineto, due comuni in provincia di Roma (nel Lazio la zona rossa è già stata attivata per Roccagorga in provincia di Latina).

Ma è probabile che gli interventi «tempestivi e aggressivi» a livello locale, come li definisce il dg della Salute Gianni Rezza, andranno ad aumentare nei prossimi giorni. E sempre la circolazione delle varianti ha fatto sfumare il passaggio della prima regione in zona bianca: in Valle d’Aosta l’incidenza è tornata sopra 50 casi ogni 100mila abitanti e il rischio è salito da basso a moderato.

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