Conte a Grillo: non farò il leader dimezzato o il prestanome
«Una diarchia non può essere funzionale, non ci può essere un leader ombra affiancato da un prestanome e in ogni caso non poteri essere io», dice l’ex premier
di Nicola Barone
I punti chiave
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«Una forza politica che ambisce a guidare il Paese non può affidarsi a una leadership dimezzata, sono stato descritto spesso come uomo delle mediazioni, ma su questo aspetto non possono esservi mediazioni, serve una leadership forte e solida, una diarchia non può essere funzionale, non ci può essere un leader ombra affiancato da un prestanome e in ogni caso non poteri essere io». Così Giuseppe Conte parlando ai giornalisti dopo gli ultimi giorni che hanno segnato una profonda spaccatura all’interno del Movimento. È direttamente alla comunità dei Cinque Stelle che l’ex premier si rivolge ora, chiedendo di esprimersi con un voto («non mi accontenterò di una risicata maggioranza») sul nuovo assetto che ha visto la contrarietà di Beppe Grillo in molti e significativi punti.
Diversità di vedute su aspetti fondamentali
Con il fondatore «è emerso un equivoco di fondo: io credo che non abbia senso imbiancare una casa che ha bisogno di profonde ristrutturazioni. L’ho sempre detto, non mi sarei mai prestato ad una operazione di facciata, di puro restyling». Al Tempio di Adriano a Roma, ad ascoltare l’ex premier, numerosi giornalisti e operatori ma nessun parlamentare pentastellato. Assente anche Rocco Casalino, l’uomo-simbolo della comunicazione nella stagione degli esecutivi guidati da Conte.
Domani lo Statuto a Grillo, venga diffuso
Dunque si tira dritto nonostante il muro alzato dal fondatore. «Ho accolto un buon numero delle sue osservazioni. Le altre non possono accoglierle, perché alterano questo disegno e creano confusione di ruoli e di funzioni. Domani mattina consegnerò i documenti frutto del mio lavoro dapprima a Grillo e poi a Crimi chiedendo che siano diffusi alla comunità. Sono condizioni imprescindibili del mio impegno». La risposta dei Cinque Stelle metterà una ipoteca pesante sulla nuova leadership che, come spiegato da Conte, deve poter avere anche il controllo della comunicazione. «Una delle premesse per gestire in modo efficace una organizzazione così complessa».
Beppe lasci che M5S cresca, non sia genitore padrone
Al leader storico l’ex premier chiede di fare un passo di lato. «Beppe sa bene che ho avuto e avrò sempre rispetto per lui. Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il gentiore padrone che ne contrasta l’emancipazione. Per lui c’è era e ci sarà sempre il ruolo di Garante, ma ci sarà distinzione tra la filiera di garanzia e la filiera degli organi di politica attiva al cui vertice ci deve essere il leader politico e la filiera di controllo».
Non ho mio partito nel cassetto, io trasparente
«Chi mi conosce sa che non ho doppie agende. Se lavoro anima e corpo a un progetto lo faccio con trasparenza. Nel cassetto non ho piano B». Se lo Statuto non sarà accettato «valuterò cosa fare», assicura Conte.
Mia investitura a freddo sarebbe stata inadeguata
«Quando dissi agli amici del M5S “io ci sono e i ci sarò”. Confesso che non avevo un’idea di impegno preciso. Fu una frase di affetto e riconoscenza per la lealtà e la reciproca fiducia tra noi», aggiunge Conte. «Pochi giorni dopo Beppe Grillo mi chiese di entrare nel Movimento. Poi mi invitò al Forum, dove rifiutai di entrare nel M5S ritenendo che una mia investitura a freddo fosse un’operazione del tutto inadeguata».
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