Conte muove le sue pedine nel risiko della squadra di governo
Per Giuseppe Conte che si avvia a ricevere l’incarico di formare un nuovo governo si aprono giornate intense, con trattative che assomiglieranno a una partita a scacchi: sul tavolo la questione vicepremier (uno, due o nessuno?) e gli equilibri tra i ministeri per M5S e Pd
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Giuseppe Conte è stato convocato al Quirinale giovedì mattina alle 9,30. Ma, se otterrà l’incarico - come appare praticamente scontato – per formare un nuovo governo, quello sarà solo il primo passo di una strada tutt’altro che in discesa.
Il Conte bis ha davanti a sè un sentiero scosceso e non privo di ostacoli. Il premier uscente e prossimo venturo si appresta a giocare una partita a scacchi: sia con la forza politica di riferimento – il M5s – sia con i nuovi alleati del Partito democratico.
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Il premier intende avere voce in capitolo nella formazione della squadra per quello che a Palazzo Chigi definiscono un possibile “Conte 2.0”: dal Movimento ribadiscono che «sarà lui a sciogliere i nodi aperti» tra le due forze politiche e nell’ambito delle pressioni incrociate tra M5S e Dem, non è escluso che Giuseppe Conte punti a sua volta a collocare a Palazzo Chigi uomini fidati.
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Il nodo vicepremier
Il primo nodo è quello di vicepremier. Nodo che porta ombre sull'intera buona riuscita dell'alleanza Pd-M5S. E il fatto che al Quirinale, al termine delle consultazioni, non sia uscito neppure il segretario generale viene letto, da alcune fonti parlamentari, come una forma di “understatement” del Colle rispetto al possibile nuovo governo. Il pressing M5S sul premier per lasciare Luigi Di Maio vicepremier si è rafforzato. E, in queste ore si sono intensificati i contatti tra Conte e Zingaretti. Nel suo intervento dal Colle dopo le consultazioni Di Maio ricorda un concetto: l’arrivo di Conte a Palazzo Chigi è dipeso, al di là della caratura del capo del governo, da una decisione e della volontà del leader politico del Movimento. Difficile che il premier accetti di avere un solo vicepremier, di colore Dem. Più probabile, come alternativa ai due vice, che il capo del governo scelga di circondarsi esclusivamente di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, individuato tra gli uomini a lui più fidati. Con un rischio: affrontare nei mesi successivi un rapporto teso con il M5S.
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Possibile fiducia il 9 settembre
La difficoltà della trattativa richiede tempo, e Conte domani lo chiederà al Colle, per dirimere i nodi del programma (innanzitutto quelli relativi alla manovra) e dei ministri. Rumors riportati dall’Ansa danno come possibile giorno della fiducia al Conte bis lunedì 9 settembre.
Il rebus dei ministri
Il nodo vicepremier porta con sé il rebus dei ministri. I renziani, secondo i quali alla fine il Nazareno potrebbe accettare la formula dei due vicepremier, accreditano un tecnico come Franco Gabrielli al Viminale perché, spiega Renzi ai suoi, una personalità stimata renderebbe merito all’operazione che ha portato alla sostituzione di Salvini. Altro tecnico potrebbe sedere al Mef: con insistenza circola il nome di Salvatore Rossi ma non sono tramontate le ipotesi di Lucrezia Reichlin o di un profilo più politico, come Roberto Gualtieri. Al Mise, in quota Pd, è Paola De Micheli ad essere in pole con Maurizio Martina subito dietro. Ma il dicastero dello
Sviluppo Economico è in bilico tra Pd e M5S.
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Gli altri Dem in lizza
Tra i Dem in pole ci sono Dario Franceschini, Andrea Orlando (che potrebbe tornare alla Giustizia), Lorenzo Guerini, e le renziane Teresa Bellanova e Simona Malpezzi. Anche perché, per il futuro governo, c'è
anche il nodo quote rosa, fortemente sottolineato anche questa mattina da Nicola Zingaretti. Agli esteri, tra i nomi che circolano, c'è quello di Paolo Gentiloni, in corsa anche per il commissario Ue.
Gli obiettivi dei 5 stelle
Nel M5S Di Maio punta a confermare Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro e individuare comunque uomini fidati, come i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva. Vincenzo Spadafora potrebbe avere un ruolo di primo piano mentre si punterebbe anche alla conferma di Sergio Costa . E Di Maio? Se restasse vicepremier potrebbe tenersi il dicastero del Lavoro o virare alla Difesa. In caso contrario punterebbe a un dicastero pensante. Con un'incognita: optare per restare fuori dal governo. Ma è un'ipotesi neppure contemplata dal leader M5S: la trincea per restare vicepremier non mostra, finora, cedimenti.
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