Conte, Renzi e i partiti di governo: corsa sul nuovo Recovery per scongiurare la crisi
Il rilancio di Conte sul rimpasto, le condizioni di Renzi per l’ok al nuovo Recovery, la mediazione del Pd, l’arroccamento del M5S: la mappa per capire come evolverà la quasi-crisi di governo.
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Nel week-end spartiacque per i destini del governo Conte bis, le posizioni dei duellanti restano rigide ma Iv apre all’approvazione del nuovo Recovery Plan. I pontieri (o costruttori, secondo le parole del capo dello Stato) lavorano ancora febbrilmente ad un accordo da ratificare nel Consiglio dei ministri di martedì. Ma al di là della guerra di trincea su Piano, delega sui servizi segreti e composizione della squadra di governo, il vero nodo della partita aperta da Renzi sembrano essere le dimissioni del premier. In vista di un Conte Ter, promette il leader Iv, se le sue richieste saranno accolte.
Conte però non si fida. E, nella serata in cui Renzi riunisce il suo stato maggiore (sabato), affida a Facebook un estremo appello alla responsabilità nel «periodo difficilissimo» che sta attraversando il Paese: «È per questa ragione - scrive - che sto lavorando anche a rafforzare la coesione delle forze di maggioranza e la solidità della squadra di governo» e «preparando una lista di priorità che valgano a indirizzare e a rafforzare l'azione del governo sino alla fine della legislatura. Un programma da poter discutere e condividere con tutte le forze di maggioranza». Fredda la prima risposta di Renzi.
Consiglio sul Recovery, ultimo treno per la tregua
Si dovrebbe tenere all’inizio della settimana, probabilmente martedì, il consiglio dei ministri sul menu completo del Recovery Plan che rappresenta il tentativo in extremis di siglare anche l’accordo politico. Il ministro Gualtieri e i tecnici del Mef lavorano praticamente h24 per riscrivere la versione integrale del Recovery plan (non quindi la sintesi di 13 pagine già respinta al mittente dai renziani), consegnarla lunedì a Conte, che dovrebbe trasmetterla a Renzi e agli altri partiti della maggioranza nella stessa giornata, in modo che abbiano 24 ore per studiarla e, se l’accordo fosse raggiunto, “ratificarla” martedì in Consiglio dei ministri.
Il miraggio del rimpasto
Anche nella versione maxi del rimpastone, nei giorni scorsi l’ipotesi ha perso quota. Le parole di Conte sul rafforzamento della squadra di governo vengono lette come tentativo di rilanciare un rimpasto robusto, ma le speranze che la sostituzione di alcuni ministri, quindi senza le dimissioni del premier, spiani la strada ad un accordo restano poche.
Precipizio elezioni
Le ha lasciate intravvedere il Quirinale nelle settimane scorse come unica alternativa in caso di crisi, ma, a parte le dichiarazioni di rito, gli unici a volerle davvero sono la Lega e Fratelli D’Italia. Un robusto deterrente è rappresentato anche dal dimezzamento degli scranni parlamentari disponibili dopo la riforma confermata dal referendum.
Le richieste di Italia Viva
La novità è l’apertura alla possibile approvazione del nuovo Recovery al prossimo Consiglio dei ministri. Renzi «non vuole rompere, punta a confrontarsi sui temi», esclude elezioni anticipate e il sostegno a un governo di centrodestra. Ma ribadisce che «nell'immobilismo» dell'esecutivo non si può andare avanti e Iv non ha paura di andare all'opposizione. Questo il messaggio (aperto anche a letture parzialmente distensive...) lanciato dal leader Iv nella notte tra sabato e domenica durante la videoconferenza con la cabina di regia del partito e i gruppi parlamentari. Meno distensiva però la risposta al post di Conte, in un’intervista a Repubblica: «Quando la smetterà di scrivere post retorici e inizierà a confrontarsi sui temi di merito facendo davvero politica, ci troverà a fare l’interesse dell’Italia e degli italiani. Basta che faccia presto, perché non c’è più tempo». E la ministra Teresa Bellanova incalza: «Serve radicale discontinuità, nei metodi e nel merito».
Dopo il teso vertice di venerdì notte («Il governo è al capolinea») i renziani rilevano anche passi avanti, prendendo però tempo e insistendo su un ricorso almeno parziale al Mes sanitario, il fondo Salva stati inviso al M5S. Attendono almeno 24 ore prima del Cdm una bozza integrale del Recovery, non solo le 13 pagine di sintesi, smentendo di aver mai chiesto di inserire il Ponte sullo Stretto (anche se la renziana Silvia Vono ribadisce che per Italia Viva si tratta di un’opera irrinunciabile). Decisivo anche che Conte ceda la delega ai servizi segreti (che andrebbe comunque a un dem, non a Iv). Ma perché scatti l’accordo, il pacchetto dovrebbe essere completo, includendo quindi l’uscita dal governo di alcuni ministri M5S a partire da Catalfo (Lavoro) e Azzolina (Istruzione). E la via maestra restano secondo i renziani le dimissioni del premier, da presentare un minuto dop l’ok al Recovery, a fronte della garanzia di un suo “ter”. Mentre sull’attuale governo continua a pendere la spada di Damocle del ritiro dei ministri Iv.
La strategia di Conte
Il premier non si fida. E lavora a piano A (programma e rimpasto) e piano B (conta in Aula). Teme che se si dimettesse, la garanzia sul ter si rivelerebbe scritta sull’acqua. Così in queste ore lavora pragmaticamente a disinnescare, una per una, tutte le mine seminate sul suo cammino dai renziani. Richieste sul Recovery, per quanto possibile. Nodo delega sui Servizi segreti. Cambio della guardia in alcuni ministeri chiave, rilanciato anche nel post su Facebook. Per poter stanare Renzi sulle sue “vere” intenzioni e dire che lui come premier ha fatto il possibile per trovare un accordo. L’estrema tentazione resta quella di andare alla conta in Parlamento per farsi votare la fiducia, puntando sui “responsabili” e sulla generale allergia alle urne. Tra dichiarazioni e smentite degli interessati, la campagna acquisti parlamentare starebbe continuando anche in queste ore.
Il Pd diviso
«No a governi tecnici o ad aperture a destra», ribadisce il segretario Zingaretti, assicurando di non temere il voto. Ma le elezioni spaventano tutti tranne Salvini e Meloni, e quindi i Dem seguono per ora Conte nel tentativo di evitare le dimissioni, migliorando programma e squadra di governo. Se la situazione dovesse precipitare, però, potrebbe prevalere rapidamente il fronte interno che già ora spinge per il Conte Ter. Quanto alla squadra di governo, il Pd condivide da tempo con Iv l’obiettivo di un ricambio al ministero del Lavoro e all’Istruzione.
Trincea Cinque Stelle
Il Movimento resta in trincea sul Mes, e fa quadrato sui suoi ministri messi nel mirino da Iv e, meno esplicitamente, dal Pd. Non a caso in un post pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook il M5S assicurava «piena fiducia nei suoi ministri ed esponenti di governo che, nel corso di questo ultimo anno, hanno svolto appieno il loro ruolo, pur in condizioni che non hanno precedenti». E si sottolineava che «contrariamente a quanto affermato da alcuni media, nessuno è sacrificabile sull'altare di presunti interessi che nulla hanno a che fare con i bisogni dei cittadini italiani». Il capo politico del M5S Vito Crimi nella serata di sabato: «Il Paese non può permettersi una crisi di governo».
Il Quirinale
Già da settimane il presidente Sergio Mattarella ha fatto filtrare la prospettiva dell’arma atomica: se cade il governo ci sono le elezioni. Il presidente, certificano in queste ore i quirinalisti, vede con grande preoccupazione lo scenario di una crisi al buio in piena nuova emergenza Covid e alla vigilia delle scadenze europee sul Recovery Fund. Né vede di buon occhio la soluzione di una maggioranza raccogliticcia di corto respiro, con l’aiuto di “responsabili” arruolati in Parlamento. Scontato quindi, che eserciti la sua moral suasion sotto traccia per favorire la ricerca di una soluzione all’interno dell’attuale maggioranza.
Forza Italia guarda al governo di salute pubblica
Berlusconi ha parlato più volte di governo di salute pubblica (presidenza Draghi). Il suo responsabile economico Renato Brunetta si è molto speso in questi giorni per proprorre l’idea di un nuovo governo sostenuto da una maggioranza trasversale riunita in Parlamento intorno al Recovery, ma non necessariamente questa è la linea ufficiale di Fi. Quanto allo scenario Draghi, ieri il forzista Francesco Giro ha detto di ritenere più realistico un Cottarelli 1 “di scopo” che faccia solo tre sole cose: Recovery Plan, Piano Vaccini, con un commissario diverso da Arcuri.
Le due anime della Lega
Salvini è tra due fuochi: da un lato non vorrebbe partecipare al governo proposto da Berlusconi se non entra anche la Meloni, perché teme di perdere voti a destra. Ma l’“asse del Nord”, da Giorgetti a Zaia, spinge perché in caso di crisi il centrodestra non resti alla finestra.
Fratelli d’Italia sull’Aventino
Giorgia Meloni è l’unica che continua a respingere ipotesi di governi alternativi con partecipazione di partiti estranei al centro-destra. Ma potrebbe essere costretta a rivedere la sua posizione se si profilasse una crisi senza possibilità di ricostruire l’attuale maggioranza.
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