Conte rinnova per due anni l’incarico al capo del Dis Vecchione
La nomina del presidente del Consiglio sentito il Cisr (comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica) e il Copasir
di Marco Ludovico
2' di lettura
Il prefetto Gennaro Vecchione sarà per altri due anni il direttore generale del Dis, il dipartimento informazioni e sicurezza dei servizi segreti. La decisione è stata adottata ieri, 24 novembre, a valle del Consiglio dei ministri dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Per i vertici dell’intelligence, infatti, la procedura di legge (n. 124/2007) prevede che «la nomina e revoca spettano in via esclusiva al Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Cisr».
Nel Comitato interministeriale siedono i ministri di Economia e Finanze (Roberto Gualtieri), Affari Esteri (Luigi Di Maio), Interno (Luciana Lamorgese), Difesa (Lorenzo Guerini), Giustizia (Adriano Bonafede), Sviluppo Economico (Stefano Patuanelli). Il presidente del Consiglio poi informa il presidente del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Raffaele Volpi.
Il nodo dell’autorità delegata
Il rinnovo di Vecchione era atteso. L’incarico biennale, identico al precedente, la soluzione più ragionevole. Alla scadenza, con le ultime modifiche di legge, Vecchione potrebbe avere ulteriori rinnovi fino a un massimo di quattro in totale, cioè ancora uno o due anni ancora. Il rapporto tra Conte e Vecchione è improntato alla fiducia massima. In linea con la legge n. 124/2007: «Il direttore del Dis è il diretto referente del Presidente del Consiglio dei ministri e dell'Autorità delegata». Conte però non ha mai nominato un’autorità delegata nonostante le pressioni del Partito democratico. La questione resta in piedi, fa parte del confronto in atto nella maggioranza di governo. Ma una modifica dell’attuale assetto appare più che remota.
Altri quattro vicedirettori da nominare
Blindato il rinnovo del direttore del Dis ci sono altre tre, di certo, se non quattro caselle di vicedirettori da nominare. La procedura è analoga, per i vice il presidente del Consiglio deve «sentire» anche i rispettori direttori dei servizi. C’è un posto libero all’Aisi, agenzia informazioni e sicurezza interna guidato da Mario Parente. Altri due posti da riempire all’Aise (agenzia informazioni e sicurezza esterna) al comando di Gianni Caravelli. Se poi si incastrerà una sequenza di spostamenti al ministero della Difesa si dovrebbe liberare un posto di vicedirettore al Dis. La ridda dei nomi in ballo gira da un pezzo, oggetto di controversie politiche più o meno convulse: ognuno vuole segnare il punto e mettere la propria bandierina. Ma decide alla fine Conte, così dice la legge. I tempi dovrebbero essere rapidi, ma non è scontato. Alcune poltrone, come quella di vice lasciata libera da Caravelli il 16 maggio per assumere la direzione, sono vacanti da mesi.
La partita politica per l’Arma dei Carabinieri
La scadenza è metà gennaio ma un incarico ancora più di rilievo, il Comandante generale dell’Arma, si intreccia con le altre dinamiche delle nomine nel comparto sicurezza. Sulla carta sono procedure autonome e sul piano politico del tutto diverse: Conte sull’intelligence è l’azionista di maggioranza mentre il numero uno dell’Arma è designato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Difesa di concerto con il titolare dell’Interno. Il ruolo di Conte è fondamentale ma per il comandante generale dei Carabinieri ci vuole un consenso politico trasversale, opposizione compresa, più l’assenso virtuale del Quirinale. I dialoghi sono già in corso, i tempi previsti sono attorno a Natale. Alcuni candidati sono molto autorevoli e stimati da tutti. Le scommesse impazzano.
loading...