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Istat, calano potere d’acquisto e risparmio delle famiglie nel secondo trimestre

Il rapporto deficit/Pil migliora al 5,4% nel II trimestre. Stabile la pressione fiscale al 42%

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2' di lettura

Nel secondo trimestre del 2023, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,2%. La propensione al risparmio, che già da diversi trimestri si attesta sotto i livelli pre-Covid, è stimata al 6,3%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Lo rende noto l’Istat sottolineando che a fronte di una sostanziale stazionarietà dei prezzi, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.

Conti pubblici: deficit/Pil al 5,4%

Nel secondo trimestre 2023 il deficit pubblico italiano in rapporto al Pil è stato pari al 5,4% contro il 5,7% nello stesso trimestre del 2022. Lo rende noto l’Istat nel conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche. Il saldo primario (ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -0,8% (-1,1% nel secondo trimestre del 2022).

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Crescita: confermato -0,4% in II trimestre, +0,3% su 2022

Nel secondo trimestre del 2023 il prodotto interno lordo (Pil) - espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato - è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,3% nei confronti del secondo trimestre del 2022. La stima del Pil diffusa il 1° settembre 2023 era stata di una riduzione congiunturale dello 0,4% e di una crescita tendenziale dello 0,4%.

Pressione fiscale stabile al 42%

La pressione fiscale è stata pari al 42%, stazionaria rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Diminuiscono potere d’acquisto e risparmio delle famiglie

Tra aprile e giugno, sottolinea l’Istat illustrando i dati sul reddito disponibile e consumi, il tasso di investimento delle famiglie consumatrici è stimato all’ 8,1%, 0,2 punti percentuali più basso rispetto al trimestre precedente, a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi dello 2,9% e della già segnalata lieve flessione del reddito lordo disponibile. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, stimato al 22,7%, è risultato invece stazionario rispetto al trimestre precedente.

La quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 43,2%, è diminuita di 1,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, stimato al 22,7%, è risultato stazionario rispetto al trimestre precedente.


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